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Botswana vs Boscimani: una “questione internazionale urgente” (dal 1997)
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Questa purtroppo è una vecchia storia. Nel nostro archivio ne troviamo notizia ininterrottamente dal 2003, ma risale al 1997, quando con la scusa di incentivare “lo sviluppo” dei Boscimani e la conservazione della zona, il governo del Botswana ha intensificato il rilascio delle concessioni minerarie per l’estrazione di diamanti nella riserva del Kalahari. Le popolazioni indigene sono state obbligate con mezzi leciti e non, a lasciare la propria terra e sono state “sfrattate” con la falsa promessa di avere in cambio scuole, assistenza sanitaria, appezzamenti di terra, bestiame e denaro. Fortunatamente, ora, anche gli osservatori internazionali e i governi di tutto il mondo si stanno rendendo conto che il Presidente Ian Khama ha intrapreso una guerra violenta e inutile contro gli ultimi cacciatori raccoglitori del suo Paese costretti a richiedere un permesso della durata di un mese per entrare nella Central Kalahari Game Reserve (CKGR). Ma se cacciano rischiano di essere arrestati, sebbene la caccia sia la loro principale fonte di sostentamento.
“Il Botswana potrebbe essere noto ad alcuni come un modello di democrazia africana, ma che genere di democrazia impedirebbe ai suoi cittadini di avere vicino il proprio avvocato?”. È questa la legittima domanda che Stephen Corry, direttore generale di Survival International si è posto dopo che anche il Consiglio Internazionale dell’Ordine degli Avvocati dell’Inghilterra e del Galles (BHRC), le Nazioni Unite e alcuni parlamentari britannici hanno in questi giorni espresso la loro preoccupazione in merito alle manovre messe in atto dal Governo del Botswana per negare ai Boscimani una giusta difesa al loro diritto a vivere e cacciare nella propria terra ancestrale.
In luglio l’avvocato dei Boscimani, il britannico Gordon Bennett, si è visto negare l’ingresso in Botswana ed è stato inserito in una “lista dei visti” proprio alla vigilia di un’importante udienza alla Corte Suprema in cui avrebbe dovuto difendere il diritto della tribù a entrare liberamente nella propria terra. In precedenza Bennet aveva vinto tutte e tre le sue battaglie giudiziarie per conto dei Boscimani. “All’avvocato non è stata fornita alcuna spiegazione in merito al divieto di entrare nel paese e, in seguito, il Governo ha chiuso il processo per un vizio di forma” ha spiegato Corry. Così in una dura lettera al presidente del Botswana Khama, la BHRC ha espresso la sua “grave preoccupazione per il rifiuto del governo a consentire l’ingresso all’avvocato Bennet” ed anche i parlamentari britannici Zac Goldsmith e Lord Avebury, come lo scrittore e commentatore politico del Botswana Michael Dingake, hanno condannato con forza l’arbitraria decisione.
All’inizio dell’anno era toccato alle Nazioni Unite criticare il Paese. Durante la procedura di revisione periodica del Botswana gli Stati Uniti avevano espresso “preoccupazione per un’interpretazione riduttiva da parte della Corte Suprema che ha impedito a centinaia [di Boscimani] di vivere e cacciare nelle loro terre ancestrali”, mentre il Regno Unito aveva definito la necessità di aprire dei negoziati tra il governo del Botswana e i Boscimani del Kalahari una “questione internazionale urgente”. In quell’occasione ha ricordato la scorsa settimana Survival International Irlanda, Norvegia, Spagna, Messico, Finlandia e Congo avevano espresso raccomandazioni a proposito del trattamento riservato dal Botswana ai Boscimani, tra queste la “piena attuazione della sentenza della Corte Suprema del 2006” e la garanzia del “ritorno delle comunità San [Boscimani] nella riserva del Kalahari”.
Per rafforzare la pressione internazionale sul Paese africano il 27 settembre scorso, in occasione della Giornata mondiale del Turismo, Survival ha rilanciato il boicottaggio del turismo in Botswana scrivendo a decine di tour operator in Africa, Europa, Asia e Stati Uniti e sollecitandoli a sospendere i loro viaggi in Botswana a causa del vergognoso trattamento riservato agli ultimi cacciatori Boscimani dell’Africa e chiedendo a più di centomila sostenitori di inviare al Ministro del Turismo del Paese una lettera con scritto “Non verrò in Botswana fino a quando non saranno cessate le persecuzioni nei confronti dei Boscimani”. “Mentre la riserva del Kalahari viene pubblicizzata e promossa come destinazione turistica - ha spiegato il direttore generale di Survival - il Governo persevera nel suo intento di sfrattare e ghettizzare i Boscimani dalla loro terra pur utilizzandoli come richiamo turistico”.
Il sito ufficiale del turismo in Botswana descrive, infatti, il viaggio nella CKGR come “un’esperienza di viaggio in una natura davvero inviolata”, e mostra l’immagine idilliaca di alcuni Boscimani nei loro abiti tradizionali. “Non c’è da stupirsi che nel sito non sia fatto alcun cenno ai tentativi del Governo di espellerli dalla loro terra nel nome della conservazione. Ian Khama, Presidente del Botswana, è un membro del Consiglio dell’organizzazione americana Conservation International ed è membro onorario dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN)” ha concluso Survival. Tuttavia per i sostenitori dei Boscimani è davvero irritante sapere che il presidente del Botswana viene elogiato dall’industria del turismo come un paladino della tutela ambientale quando il trattamento che riserva alla tribù del suo Paese è stato più volte definito in sede giudiziaria “illegale, disumano e degradante” ha concluso Corry. “La campagna crudele e vendicativa di Khama sta spingendo gli ultimi cacciatori Boscimani ai limiti della sopravvivenza. Qual è il nostro messaggio ai viaggiatori responsabili? Fino a quando questi terribili abusi non saranno cessati, andate in vacanza altrove!”.
Ci uniamo all’appello di Survival International, convinti delle ragioni dei Boscimani, della fondatezza delle sentenze giudiziarie che danno loro ragione e di un turismo forse troppo spesso presuntuosamente sostenibile, ma sempre doverosamente responsabile.
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