Alla ricerca di Big Pharma

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Foto: Unsplash.com

La farmaceutica è un settore strategico, ma gli investimenti in Ricerca e Sviluppo delle multinazionali si basano sempre più sul ruolo dello Stato, per poi utilizzarli a scopi privati. Intervista a Fabio Montobbio dell’Università Cattolica di Milano. 

L’Europa appare sempre senza una bussola. Senza un progetto politico ed economico. A rischio persino di tenuta. Partendo dall’angolo di visuale italiano, ma estendendolo fino al livello globale, si ha l’impressione che la sfera politica stia ribaltando quel processo di disintermediazione in corso da tempo. Oggi, accantonati i corpi intermedi, la politica sembra navigare a vista, finendo per aver dismesso persino una certa collaborazione con il mondo accademico, sui temi economici e non solo. Anche l’accademia appare «troppo distante» dalla necessaria gestione della cosa economica. Ed ecco allora che la disintermediazione cambia di segno, il confronto e il contributo tecnico alla sfera politica spesso proviene direttamente dal mondo dell’impresa e, in definitiva, dai suoi interessi. Messa da parte anche l’accademia, le suggestioni provengono esplicitamente da manager, dirigenti e proprietari d’azienda.

In questo dialogo con Fabio Montobbio proviamo a rispolverare il contributo tecnico di chi studia l’economia per comprendere i processi in corso. Montobbio è ordinario di Economia Applicata all’Università Cattolica di Milano e recentemente si è occupato del segmento farmaceutico, presentando una relazione al Festival dell’Economia di Torino. Un segmento di frontiera, salito alla ribalta con la vicenda del Covid-19, dove interessante è comprendere il ruolo del mercato, gli andamenti della produttività e, perché no, gli interventi che sarebbero necessari per migliorare le cure dei pazienti in una logica di contrasto alla crescente diseguaglianza. Insomma riflettere sulla farmaceutica per poi provare a ragionare più in generale di economia.

Cominciamo, dunque, dai processi in corso nella farmaceutica, dal suo dinamismo e dalle sue traiettorie.

Il settore farmaceutico è un settore centrale nelle nostre economie. È in continua crescita e, nella maggior parte delle economie del mondo, il contributo dell’industria farmaceutica al Pil, negli ultimi due decenni, è cresciuto in modo significativo. La pandemia ha fatto vedere molto chiaramente che è un settore chiave, non solo dal punto di vista economico, perché dal suo funzionamento dipendono le risposte che siamo in grado di dare a importanti problemi sociali legati anche alla crescita demografica globale, all’invecchiamento della popolazione, in particolare nei paesi avanzati e, in generale, all’accesso alla salute (in media 1/6 della spesa sanitaria va ai farmaci).

La capacità di creare e sviluppare nuovi farmaci è fondamentale e richiede altissime spese in Ricerca e Sviluppo. Si stima fra i 200 e i 300 miliardi di dollari su scala globale di cui il 70% proviene dalle imprese. Il settore farmaceutico è inoltre estremamente eterogeneo in quanto caratterizzato non solo da grandi imprese ma anche da un ecosistema molto vario di imprese biotecnologiche di medie e piccole dimensioni. È centrale inoltre l’interazione con la ricerca scientifica e con i centri di ricerca pubblici e le università. Lo Stato gioca un doppio ruolo perché non solo finanzia lo sviluppo e la diffusione della conoscenza attraverso la formazione e la ricerca di base ma è anche uno dei grandi acquirenti (in media nei paesi Ocse lo Stato si fa carico di metà della spesa farmaceutica globale)...

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