I frutti della collaborazione

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Grafica a cura di Ayla Parisi

ALTRO MODOSoluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay.  

Questo mese parliamo del progetto Orto San Marco - Setàp, in cui un’impresa profit, un ente pubblico e un ente del terzo settore collaborano in favore delle attività agricole, didattiche e sociali.

Per Orto San Marco - Setàp hanno partecipato Giulia Pizzini, referente dell’associazione H2O+ e Tommaso Manfrini, titolare dell’azienda agricola Mangio Trentino,  co-ideatori del progetto e Denise Gatti, referente per il progetto sinergie inclusive della Cooperativa Amalia Guardini, partner del progetto.

BUON ASCOLTO: https://www.spreaker.com/episode/i-frutti-della-collaborazione--59765232

"I frutti della collaborazione"

Nelle puntate precedenti abbiamo parlato di attività promosse da vari enti, sia pubblici che del terzo settore, ma mai da aziende profit.

Ci sarebbe da pensare che queste ultime realtà vogliano tenersi quanto più lontano possibile dai valori che muovono i progetti che abbiamo raccontato su Altro Modo, fortunatamente non è così, come dimostrano  le varie collaborazioni pubblico - privato, e in alcuni casi si arriva a fare anche di più, provando a creare una vera e propria sinergia tra i bisogni imprenditoriali e i bisogni sociali.

Il progetto di cui vi parlo oggi nasce così, con un'azienda, un ente pubblico e un ente del terzo settore che si incontrano, dando vita a Orto San Marco -  Setàp, un progetto di urban farming con una forte componente didattica e sociale, avviato in un terreno incolto all’interno della città di Rovereto, in provincia di Trento.

Della genesi e della peculiarità di questo progetto ne ho parlato con i suoi co-ideatori: Giulia Pizzini, rappresentante per il progetto dell’associazione H2O +  e Tommaso Manfrini,  titolare dell’azienda agricola Mangio Trentino e gestore della parte agricola del progetto.

GP: “In quel periodo la fondazione Caritro, che è una fondazione bancaria presente sul territorio della provincia di Trento aveva aperto un bando chiamato “Welfare a KM ZERO”, che sembrava calzare a pennello per la nostra idea, perché chiedeva di mettere insieme un'impresa profit, un'amministrazione pubblica e un ente del terzo settore, in modo da poter creare un'impresa sociale o comunque creare del welfare generativo.”

TM:“Abbiamo pensato che poteva essere veramente un posto interessante dove non fare solo agricoltura o creare il biglietto da visita di un'azienda agricola che già c'era, ma poteva essere un luogo dove sviluppare un sacco di altre attività e dove dar proprio vita e forza a tutti quegli aspetti non direttamente legati alla produzione, ma che sono più considerabili dei servizi che l'agricoltura può dare, tra cui l'attività didattica e l'attività di agricoltura sociale.”

Le principali attività del progetto Orto San Marco - Setàp sono l’attività didattica, la produzione agricola e la gelsibachicoltura, ossia l’allevamento di bachi per la produzione di seta, di cui la città di Rovereto ha un’antica tradizione.

Entrando dai cancelli dell’Orto, circa 8000 metri quadri di verde precedentemente incolti, ci accoglie la piccola struttura che ospita la bottega in cui è possibile acquistare i prodotti dell’azienda. Poi orti, aiuole di erbe aromatiche e una grande serra compongono l’area coltivata circondata da 500 piante di gelso, destinate all’alimentazione del baco da seta.

In questo stesso spazio si svolgono le attività didattiche e culturali, promosse dall’associazione H2O+  e le attività sociali a cui prendono parte i vari partner del progetto, che possono usufruire delle possibilità date dal poter vedere, toccare e lavorare in un’azienda agricola produttiva, senza l’onere della gestione.

GP: “Quello che abbiamo cercato di fare ci piace descriverla come un'impresa sociale al contrario, perché solitamente c'è un ente del terzo settore, una cooperativa, un'associazione, che decide di aprire un'attività imprenditoriale a supporto delle attività sociali. Noi invece abbiamo cercato di fare esattamente il contrario, quindi prendere un'impresa già esistente e sana, che sarebbe potuta benissimo andare avanti con le proprie gambe e attaccarci una parte sociale.”

TM: “È veramente uno spazio ibrido tra una attività produttiva che si impegna a gestire quotidianamente il bene, a far ritornare anche nelle case del proprietario (del comune) un introito, perché noi paghiamo un canone d'affitto, ma oltre a quello diamo la possibilità e lavoriamo insieme per dare un valore aggiunto a questa attività. Spesso, ad esempio, il mondo del sociale si è approcciato e si approccia all’agricoltura con questo enorme interesse però non ha la forza, non sempre ha la forza di sviluppare un'attività che dall'altra è richiesto sia anche il più possibile “auto finanziata” o che si auto sostenga, proprio perché ci sono dinamiche, obiettivi, necessità completamente differenti nel mondo della agricoltura, dell'impresa agricola e del sociale.  Quindi io sono un fermo sostenitore che questa collaborazione è proprio un do ut des ai massimi livelli, dove l’ente sociale può venire e fare attività in un'azienda agricola che comunque sia va avanti e ha l'obiettivo primario di produrre, ma con la sensibilità di essere aperta e attiva e disponibile nei confronti degli enti, delle associazioni, delle cooperative sociali. Dall'altra la cooperativa sociale, per far l'esempio, non ha l'onere, l'impegno di dover fare sia la parte sociale, cioè di avere sia l’attenzione ai propri fruitori e anche la parte di gestione di un'impresa agricola a tutti gli effetti. Quindi pur non essendo una vera impresa sociale giuridicamente definita è un'esperienza di collaborazione tra realtà di mondi completamente differenti che sta dimostrando che in realtà tanto differenti non sono e che possono comunicare e trarre beneficio anche se sono due realtà giuridicamente differenti.”

Tra i principali visitatori ci sono le classi delle varie scuole locali e non, che, come mi racconta Giulia, dopo la pandemia di Covid-19 cercano fortemente esperienze che si svolgano all’esterno, fuori dalle aule. 

Ci sono poi attività dedicate a tutta la popolazione: di svago come le letture in orto per i più piccoli o  i corsi di orticoltura, ma anche professionalizzanti, come le collaborazioni con l’agenzia del lavoro per favorire l’inserimento lavorativo di NEET, ossia giovani che non studiano e non lavorano, o lavoratori svantaggiati che possono beneficiare dell’esperienza in un’azienda agricola professionale.

Tutte le attività svolte in Orto si intersecano con le attività sociali, ai quali partecipano diversi partner del progetto, tra cui la Cooperativa  Amalia Guardini, un centro socio occupazionale che accoglie persone con disabilità,  la cui sede dista pochi passi dall’Orto, e che fin dall’inizio è stato un partner attivo in tutte le attività del progetto, come mi racconta Denise Gatti, responsabile per la Cooperativa Amalia Guardini dello Spazio Sinergie Inclusive, volto all’inclusione sul territorio e alla sensibilizzazione della cittadinanza.

DG: “... e quindi noi come vicini di casa diamo il nostro contributo sia per quanto riguarda la parte attiva nell'orto, poi c'è una parte legata alla didattica dove noi con un gruppo di utenti partecipiamo alle attività di gruppo che vengono svolte con le scuole e c'è una parte seguita appunto da Spazio Sinergie Inclusive dove a tutti gli effetti c'è un utente o più utenti che vanno nella bottega dell'Orto e eseguono tutte quelle mansioni legate alla vendita degli ortaggi. Se si vuole fare cultura l'inclusione sociale si parte sempre un po' dalle persone più vicine ecco e  diciamo che per noi è stata e è una grande occasione anche di crescita. L'Orto San Marco sicuramente ci ha permesso e ci permette di collaborare insieme, quindi è un dare e avere nel senso che c'è una reciprocità. E quindi quello è un po' l'obiettivo e la mission di base di Spazio Sinergie Inclusive, è proprio un desiderio di collaborare in rete, di collaborare con più enti e anche con le aziende".

GP: “Il nostro obiettivo è quello di essere uno spazio che possa essere utilizzato da altre cooperative, da altre associazioni per appunto arricchire quella che è la loro offerta e le loro attività verso queste persone con bisogni speciali. Questo è importante perché a noi piace vedere l'Orto pieno di tutti i tipi di persone e tutti colori, di tutte i generi, di tutte le età e infatti ci piace dire che l'Orto è uno spazio di biodiversità agricola ma anche umana.”

In favore di questo principio un importante obiettivo del progetto è che l’Orto diventi uno spazio urbano in cui potersi sentire accolti, per poter vedere e toccare con mano da dove arrivano i prodotti della terra. Un modo per riavvicinare i cittadini alla campagna,  secondo Tommaso una necessità importante anche in una piccolo centro come Rovereto.

Per questo motivo, quando lui o uno dei suoi collaboratori è presente, i cancelli sono sempre aperti, lasciando la possibilità alle persone di accedere, di vedere e sentire proprio questo spazio.

GP: “Diciamo che l'idea era quella, visto che l'Orto San Marco è uno spazio pubblico e di proprietà pubblica, di aprirlo al pubblico quindi di far sì che la cittadinanza potesse usufruirne al di là dell'andare a comprare le verdure nella bottega di Mangio Trentino o prodotte in orto.”

TM:“Cerchiamo di produrre 365 giorni all'anno anche proprio per quello, perché è un po' la nostra missione quella di dare continuità non solo alla produzione, alla mera vendita, ma proprio anche al contatto e allo scambio che c'è con i nostri clienti che poi diventano amici.  Quindi si, l'idea è proprio quella di essere il più trasversali possibile anche come target, come categorie di persone, che coinvolgiamo anche durante i nostri eventi.  E quindi cerchiamo di far vivere il posto, l'agricoltura in generale, alla città di Rovereto in maniera abbastanza trasversale, cercando di non lasciare nessuno escluso.”

Giunto al suo terzo anno di attività il progetto Orto San Marco - Setàp porta avanti l'obiettivo di far coesistere impresa e sociale, all’interno di uno spazio prestato dalla collettività e a cui si apre volentieri.

Un esempio di come realtà diverse con obiettivi diversi, al netto delle difficoltà burocratiche e non, possono collaborare per un fine comune, senza doverci perdere nulla ma anzi guadagnando l’uno dall’altra e raccogliendo insieme i frutti di questa collaborazione.

Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.

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