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I bagni di foresta fanno bene alla nostra salute
Salute mentale
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Foto: Unsplash.com
Ciascuno di noi l’ha sperimentato qualche volta: camminare nel bosco, in silenzio, magari da soli, dona una profonda sensazione di benessere e di pace interiore. Un’esperienza immersiva che riattiva i sensi: l’ascolto del fruscio delle foglie e dello scricchiolio dei rami, le infinite sfumature di verde delle foglie o degli aghi, il profumo di resina o di terra, il muschio soffice sotto le dita o le incisioni profonde di alberi secolari. Un momento che ciascuno di noi ha vissuto in maniera sensoriale, inconscia, senza farsi troppe domande sulle ragioni scientifiche che sono all’origine di quello stato di rilassamento e di distensione. Ma che basi scientifiche, lo abbiamo scoperto da poco, ne ha invece di fondate.
Tutto parte dal Giappone, dove questa attività viene ripetuta fin da tempi remoti alla luce della semplice constatazione che chi frequenta abitualmente un bosco si ammala di meno. Un’osservazione che ha spinto il governo nipponico a promuoverla come pratica salutistica, sia perché dall’atmosfera della foresta si trae l’energia per una percezione profonda dell’ambiente circostante, assimilabile a una meditazione, sia perché favorisce un migliore stato di salute psicofisica. Durante queste passeggiate di Shinrin-yoku, ovvero forest bathing come si chiama questa esperienza immersiva di “bagno di foresta”, si attivano infatti nel nostro corpo risposte a livello biologico, neurofisiologico e psicologico, capaci di apportare numerosi benefici al corpo e alla mente, ridurre gli ormoni dello stress e migliorare l’umore e le capacità a livello cognitivo, oltre a originare significativi vantaggi per il sistema cardiovascolare.
Potremmo pensare che l’esperienza sia praticabile in qualunque bosco, ma non è proprio così. Occorre un bosco abitato da alcune tipologie di alberi specifici, dove anche la quantità di foglie influisce sul risultato: un bosco maturo, con grande attività fotosintetica e alberi ben sviluppati e dalla fitta chioma è sicuramente garanzia di efficacia, soprattutto nei mesi primaverili-estivi, quando la foliazione è al massimo della produzione. Per chi fosse in zona o volesse sperimentare il forest bathing in un modo più profondo e dedicato (i giapponesi consigliano immersioni di 10-12 ore nell’arco di 3 giorni per percepirne i risultati), a Fai della Paganella (TN) c’è un parco pensato proprio per favorire questi “bagni”.
Dal suggestivo nome di “Parco del Respiro”, l’ambiente naturale di quest’area è ricco di faggi, responsabili in maggior misura (rispetto per esempio ad abeti rossi, pini silvestri e larici, meno produttivi ma pur sempre interessanti per questo tipo di attività) dell’emissione dei monoterpeni. Cosa sono? Particelle di olii essenziali che, se respirate, determinano l’aumento in termini di numero e di attività dei linfociti, in particolare di quelli deputati al controllo dei virus e dei tumori. Non un’attività che millanti effetti magici o miracolosi, ma un aspetto di quella medicina preventiva che così poco conosciamo. Ci fidiamo più di ciò che ripara, e meno di ciò che previene. Il bagno di foresta è indubbiamente un’occasione di cura per se stessi e per la natura in cui lo si pratica, il cui valore terapeutico è stato riconosciuto negli ultimi 15 anni da diversi ricercatori, afferenti per lo più alla Nippon Medical School di Tokyo, la cui scoperta più importante ha riguardato appunto l’azione positiva sul sistema immunitario dei monoterpeni.
A supportare lo sviluppo e la ricerca sugli aspetti della medicina che coinvolgono la natura e in particolare le foreste è a livello internazionale la INFOM (International Society of Nature and Forest Medicine), che si dedica a un campo di esplorazione che negli ultimi anni ha fatto notevoli balzi in avanti, lavorando per lo sviluppo di cure integrate che contribuiscano alla salute e al benessere delle persone, generando influenza globale anche attraverso azioni di cooperazione internazionale. Anche in Italia opera una scuola che si inserisce in questo filone, il Forest Therapy Institute, che contribuisce alla formazione e all’informazione su questi temi, assieme a libri come La terapia segreta degli alberi. L'energia nascosta delle piante e dei boschi per il nostro benessere, di Marco Mencagli e Marco Nieri o ai contributi fondamentali per la neurobiologia e per il rapporto tra piante e uomini del professor Stefano Mancuso.
Non che queste passeggiate non si possano fare in solitudine, anzi, probabilmente risultano ancora più efficaci perché mettono a tacere non solo le interferenze interiori ma anche quelle esteriori, regalandoci una profonda connessione con la natura; se però preferite sperimentare questa pratica in piccoli gruppi, potete partecipare a uno degli eventi che cominciano a farsi strada tra le proposte offerte dal territorio, a maggior ragione dopo quest’anno difficile che ci ha imposto isolamento e profonde riflessioni sul nostro impatto sul mondo. Di uno di questi eventi, organizzato da World Citizen Lab, vi avevamo raccontato anche noi poco tempo fa, ma non sarà difficile trovare esperienze simili in Italia che accompagnino anche i più scettici in un viaggio molto più profondo (e benefico) del previsto dentro un bosco.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.