Italia: la Fiorentina per il 4° Obiettivo del millennio

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La squadra della Fiorentina sostiene la campagna contro la mortalità infantile. Ogni 3 secondi muore, infatti, un bambino nonostante i progressi raggiunti a prevenzione. Secondo uno studio condotto dall’Unicef, nell’ultimo ventennio è diminuita la mortalità infantile che ha permesso di fare delle stime positive circa il raggiungimento del fra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio entro il 2015, ovvero ridurre di due terzi la mortalità infantile. In particolare il numero di decessi tra i bambini da 0 e 5 anni è calato da 12,4 milioni a 8,1 milioni.

La Fiorentina sosterrà così Every One, la più grande campagna mai lanciata da Save the Children nei suoi 90 anni di storia con l’obiettivo di contribuire a ridurre drasticamente la mortalità infantile entro il 2015. La campagna raggiungerà con programmi di sensibilizzazione, salute e nutrizione circa 50 milioni di donne in età fertile e minori. La prevenzione, infatti, secondo il rapporto UNICEF “Progress for Children 2010” è la via per ridurre sia la mortalità infantile che il miglioramento della salute materna, due obiettivi i cui interventi strategici si sono spesso incrociati.

Il rapporto, in termini numerici, è davvero incoraggiante. Ogni giorno nel mondo sopravvivono 12mila bambini in più e il numero di donne che muore per complicazioni legate alla gravidanza e al parto è diminuito del 34% rispetto al 1990. Tuttavia è stata rilevata poca equità nei risultati raggiunti. La mortalità infantile, infatti, rimane concentrata nei paesi più poveri del mondo aumentando il divario con i paesi più ricchi.

L’Africa sub sahariana e l’Asia meridionale sono ancora le regioni con i più alti indicatori di mortalità materna ed infantile, con prevalenza di bambini in condizione sottopeso, e nel 2009 circa la metà dei decessi mondiali di bambini, si è verificata proprio in 5 paesi appartenenti a tali zone: India, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Cina.

La denutrizione è fra le principali cause di morte di un bambino e può determinare 3 milioni di decessi infantili ogni anno.

Il OSM è proprio quello di ridurre la povertà estrema e la fame nel mondo e dai dati dell’ultimo rapporto Unicef si evince che 62 paesi sono sulla buona strada per raggiungerlo, mentre per ben 36 paesi le evoluzioni avvenute a partire dal 1990 sono insufficienti per ridurre del 50% il numero di bambini sottopeso. 20 paesi non hanno realizzato alcun progresso.

Altre cause principali che possono provocare la morte di un bambino nei PVS sono:

- malattie come la diarrea, la malaria o la polmonite, la cui prevenzione prevede semplici forme di profilassi come la vaccinazione, l’utilizzo di zanzariere o misure igieniche adeguate, che per le grandi fasce di popolazione che vivono con meno di due dollari al giorno restano troppo costose.

- l’analfabetismo e l’ignoranza sanitaria non aiuta le comunità e le mamme più povere. Si rivela fondamentale l’istruzione delle donne per assistere e nutrire al meglio i propri figli. Molte madri non riescono a dare le giuste dosi di un farmaco ai propri figli e dunque non riescono a garantirne il benessere.

- Un sesto della popolazione mondiale si trova a vivere senz’acqua potabile e per questo motivo, secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 3 milioni e mezzo di bambini muoiono a causa di malattie infettive intestinali.

- l’HIV/AIDS è una minaccia per la vita di un bambino non solo quando egli ne è affetto, ma anche quando lo è uno dei suoi familiari che, quindi, non riesce più a prendersi cura di lui. I programmi assistenziali degli Stati sono pochissimi e nella maggior parte dei casi gravano in difficili situazioni economiche.

Il collegamento fra miseria e malattia rimane saldo. È molto più facile che un bambino nato in una famiglia ricca riesca a sopravvivere rispetto a un bambino, della sua stessa città, che nasce in una famiglia povera. Avranno difficoltà ancor più gravi i minori che vivono in ambienti rurali, che si trovano molti chilometri distanti dai primi ambulatori.

Il rapporto Save the Children di cui si fa promotore la Fiorentina dal titoloA fair Chance at Life: Why Equity Matters for Children” e lo studio UNICEF “Narrowing the Gap sto Meet the Goals” pongono le basi per il piano di azione globale che scaturirà dal meeting conclusivo delle Nazioni Unite per gli OSM e le sue priorità:

1. Legare alle strategie internazionali piani nazionali di sviluppo che puntino a realizzare diversi programmi sanitari e sociali (creazione di nuovi centri sanitari, reclutamento di professionisti nel settore sanitario e per la nutrizione, investire in centri di servizi e consulenza per la società civile).

2. Mobilitare maggiori risorse economiche. Il “Global Consensus on Maternal, Newborn and Child Health” dichiara che per raggiungere il 4° e il 5° OSM entro il 2015 è necessario un investimento di circa 30 miliardi di dollari, che aiuterebbe a salvare la vita di molte donne, nonché quelle di 4.5 milioni di neonati e 6.5 milioni di bambini. Attraverso queste risorse potranno essere supportati anche i piani a livello nazionale.

3. Focalizzarsi sull’equità offrendo maggiori attenzioni ai paesi e alle comunità più povere, a quelle rurali, e a chi può essere oggetto di discriminazione per genere (donne e bambine) o per lo status dell’HIV.

4. La malnutrizione è una delle principali cause di mortalità infantile ma è stato rilevato che l’allattamento al seno fino ai 6 mesi di vita del bambino sia uno degli interventi maggiormente in grado di contrastarlo. Eppure nei paesi in via di sviluppo viene praticata solo per la metà dei neonati. I centri e gli operatori sanitari locali dovrebbero informare le mamme sui benefici che può apportare tale prassi, consigliata dall’Unicef e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

5. Un sistema di responsabilità per garantire che il piano di azione dei governi e dei donatori si incontrino appieno.

Come in campo da gioco. Aggiungiamo noi.

Antonella Vinciguerra

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