Sudan: violenza sulle donne con la sanità ko

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Nel mese di febbraio, l'organizzazione americana Human Rights Watch ha commissionato due ricerche, confluite in un rapporto denso e pregno d'informazioni, sul Chad e sul Sud del Darfur. L'indagine ha coinvolto 9 degli 11 campi di rifugiati del Chad e più di 6 campi del Sud del Darfur, e le interviste fatte riguardano la situazione femminile, di donne e bambine, nelle zone del conflitto. I risultati sono stati pubblicati il 12 Aprile del 2005.

Secondo quanto emerge dalle interviste effettuate nelle due regioni, è stata documentata l'esistenza di una frequente pratica del rapimento e dello stupro delle donne e delle ragazze anche giovanissime, da parte dei gruppi etnici d'appartenenza diversa da quella locale.

Pare che le discriminanti per la scelta delle donne da rapire siano i tratti somatici, il fisico, l'aspetto e il colore della pelle. I rapimenti e le violenze sessuali sono spesso praticati per terrorizzare e per gettare nel caos le comunità rurali: in questo modo, colpendo i punti deboli, ma indispensabili per la sopravvivenza delle comunità, si mettono in ginocchio i villaggi, minandone la coesione interna alla base. Molte donne sono mutilate nei genitali, dopo le violenze, indipendentemente dai motivi religiosi, per cause ancora da definire; i rapitori e i violentatori usano verso di loro alcune parole durissime quali: schiave e sporche negre Nuba.

I momenti più rischiosi per le donne del Darfur sembrano essere quelli in cui si recano fuori comunità per la raccolta dell'acqua e della legna da ardere. In Chad la situazione è leggermente differente, pare che esistano delle forme di protezione che sono ricambiate con favori sessuali, qualcosa di simile alla prostituzione. I fatti si riferiscono al 2004 e al 2005, e riprendono il lavoro di Medici Senza Frontiere, del 2003/2004, secondo cui emergeva un dato di ben 500 donne e oltre in trattamento post violenza. Secondo la relazione "Empty Promises" di HRW sono ben un terzo le donne che subiscono queste forme di trattamento in Darfur.

Lo stato delle cose, oltre che causare terrore, è causa dell'abbandono delle vittime stesse da parte sia della famiglia d'origine, che da parte dei mariti, i quali per primi non sempre accettano ma spesso ripudiano le donne colpite dalla violenza. C'è molta reticenza e molta paura tra le comunità, si ha paura di parlare dei rapimenti, e la situazione si aggrava nel momento in cui il frutto della violenza è un bimbo: a quel punto gli abbandonati sono due, e spesso, dopo il parto, il bimbo sarà fisicamente ripudiato oppure allevato dalla madre che da sola si troverà con un figlio che non vuole e che è chiaramente individuato come figlio di un uomo di una diversa etnia.

Questa drammatica fotografia comporta delle conseguenze gravissime non solo sul piano della salute, della sicurezza e della serenità delle popolazioni, ma anche sul piano strettamente medico. Le violenze subite, a volte anche da parte di più di un uomo alla volta, causano il diffondersi di molte pericolose malattie, quali Epatite B e C, e HIV. (Vedi i rapporti sull'Epidemiologia in Chad e Sudan 2004.) Ciò che si augura l'organizzazione HRW è che, in seguito a queste ricerche e a queste interviste, si faccia in modo che nelle zone interessate siano incrementati i fondi per la protezione e l'educazione all'HIV e per l'accoglienza delle donne e dei bimbi ripudiati; sia favorito l'accesso alle postazioni ospedaliere e mediche, e vi siano in futuro sia l'avvio di nuovi progetti umanitari che l'incremento delle strutture che intervengono in favore dello sviluppo economico e tecnico: energie alternative e acqua.

Ma in ogni ospedale pubblico di Khartoum, capitale del Sudan si paga tutto: in pronto soccorso si pagano la visita, i farmaci, le flebo, le siringhe e i cerotti; si pagano gli esami, si paga il ricovero e - una volta ricoverati - non si ha diritto a nulla non solo ai medicinali necessari , ma nemmeno alle lenzuola, al cibo, all'acqua. E tutto deve essere portato ogni giorno, all'interno, dai parenti, dalle mamme, dai papà che sono così costretti a transitare davanti all'uomo in jalabia e pagare ogni volta il biglietto d'ingresso. "E' l'unico modo per finanziare il magro bilancio dell'ospedale - ci dicono - poiché i fondi pubblici vengono utilizzati per costruire cliniche moderne, costosissime e lussuose, riservate ai funzionari pubblici, alla polizia, ai corpi dell'esercito, o a chi è parte del grande business del petrolio sudanese⅀". In Sudan la salute è a pagamento, la salute è riservata ai ricchi.

Altre fonti: Peace Reporter

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