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Legambiente: ecomafia 18 miliardi di illeciti e diventa mondiale
Malattie dimenticate
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Legambiente ha presentato sabato scorso alla Spezia, nell'ambito di 'No Ecomafia Tour, il rapporto 'Ecomafia 2008', nel quale denuncia l'allarmante crescita dell'illegalità ambientale in Italia. "Nel 2007 tutti i numeri dell'illegalità ambientale in Italia sono cresciuti in maniera preoccupante" - afferma il Rapporto. Crescono in particolare gli incendi boschivi dolosi e gli illeciti accertati nei cicli del cemento e dei rifiuti. "Sparisce nel nulla una montagna di rifiuti speciali alta 1.970 metri e 'Cosa nostra' entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti mentre emerge la "multifunzionalità" del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall'agricoltura al racket degli animali.
I clan dell'ecomafia salgono a 239 (36 in più rispetto allo scorso anno) e il loro giro d'affari stimato per il 2007 si attesta sui 18 miliardi e 400 milioni di euro (quasi un quinto del business totale annuo delle mafie) pur contraendosi rispetto all'anno precedente di circa 4,4 miliardi di euro. "Gli introiti maggiori delle ecomafie sono quelli provenienti dalla Rifiuti Spa, la holding del crimine che avvelena il territorio smaltendo illegalmente i rifiuti delle industrie: 4 miliardi e 500 milioni di euro. Introiti in calo di 1,4 miliardi di euro nel business dei rifiuti, legati all'aumento dell'attività di prevenzione e repressione" - spiega Legambiente a 'Il sole 24 ore'.
"Le ecomafie - commenta al quotidiano economico Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - gestiscono nel nostro Paese una vero e proprio sistema eco-criminale, estremamente flessibile e diversificato, al quale dobbiamo contrapporne uno legale ed eco-sostenibile. E dobbiamo saperlo difendere con strumenti adeguati. Per questo, come ogni anno, rilanciamo la proposta di introdurre i delitti contro l'ambiente nel nostro Codice penale, per punire in maniera congrua chi avvelena l'aria che respiriamo, inquina l'acqua, saccheggia il territorio, minaccia la nostra salute, penalizza le imprese pulite. Esistono già proposte di legge ampiamente condivise e un quadro di riferimento comunitario sostanzialmente definito. Servono la volontà politica e il tempo per farlo, due condizioni che ci auguriamo siano soddisfatte in questa legislatura" .
Il bilancio dell'anno appena trascorso descritto nel Rapporto Ecomafia di Legambiente è di 83 reati contro l'ambiente al giorno: oltre 3 reati all'ora. Gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2007 sono più di 30mila, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate oltre 22mila, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati oltre 9mila (più 19% rispetto al 2006).
La Campania occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto si trova la Puglia, seguita dal Lazio e dalla Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni è la Liguria. Alla dimensione globale dell'ecomafia è dedicata un'ampia sezione del Rapporto: dall'Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, ed entrano rifiuti dalla Croazia, dalla Serbia, dall'Albania.
Per divulgare il rapporto Ecomafia e portarlo in mezzo alla gente, parte quest'anno da Riccione il 6 giugno in occasione del premio Ilaria Alpi il 'No Ecomafia Tour': 12 tappe in giro per l'Italia e una a Bruxelles per parlare di criminalità ambientale e sollecitare una sempre maggiore collaborazione di cittadini e istituzioni. "No Ecomafia Tour nasce proprio per portare l'annuale 'Rapporto Ecomafia' a contatto con la gente, ricondurlo alla sua origine proprio dove accadono i fatti di cronaca, dove muore un poco alla volta il nostro Paese e prendono corpo le strategie diaboliche delle gang ecomafiose" - spiega Legambiente. "Sarà anche l'occasione per diffondere i numeri di telefono utili per le segnalazioni, chiedendo una maggiore collaborazione dei cittadini, e scovare nuove storie di ordinaria follia ambientale da sottoporre all'attenzione delle Forze dell'ordine. Ed anche per inchiodare le Istituzioni alle loro responsabilità e chiedere politiche di maggiore tutela" - conclude l'associazione. [GB]