Italia: storico antimafia condannato per 'stampa clandestina'

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Carlo Ruta, giornalista e storico antimafia, è stato condannato in primo grado dal tribunale di Modica per ' stampa clandestina'. I fatti si riferiscono al sito Internet accaddeinsicilia.net, oscurato dalle autorità nel dicembre 2004, sul quale erano raccolti molti documenti e venivano ricostruiti alcuni fatti relativi all'assassinio di Giovanni Spampanato, il giovane cronista de L'Ora e dell'Unità assassinato nel 1972 a 22 anni.
Per Carlo Ruta si tratta della seconda condanna, dopo quella del 27 settembre 2006.

La sentenza ha da subito provocato notevole scalpore. Data la sua natura e la mancanza di aggiornamenti periodici il sito oscurato è da considerarsi assimilabile ad un blog. Come hanno riportato diverse fonti, a partire da PuntoInformatico.it (uno dei più seguiti siti di informatica in Italia) la sentenza sembrerebbe quasi ipotizzare che ogni blog, anche se tenuto da un ragazzino per svago, deve essere assoggettato alla normativa sulla stampa. Una situazione definita paradossale, tanto da far pensare che altri siano i motivi che vi si nascondo dietro.

"Solo in Cina e a Cuba questo è avvenuto - ha dichiarato Ruta - ed è per questo che ci attiveremo tra conferenze stampa ed altre azioni affinché tutti vengano a conoscenza di questa violazione della libertà di espressione. Perché questo rappresenterebbe un precedente molto grave".

Immediata solidarietà è giunta da Antonella Serafini, che ha già attivato una petizione online, che al momento in cui scriviamo conta già 152 adesioni(in rapido aumento anche in questi momenti).

Il sito i-dome.com cita un rapporto del WIA, World Information Access Project di University of Washington, che denuncia come negli ultimi 5 anni siano 64 i blogger arrestati nel mondo, la maggior parte dei quali in Asia e Medioriente.

Il 18 giugno diverse associazioni siciliane hanno dato vita ad una conferenza stampa sulle azioni che verranno intraprese in solidarietà e difesa di Carlo Ruta. Leggiamo nel loro comunicato stampa "Siamo tra i promotori dell'iniziativa "Siamo tutti Pino Maniaci", www.telejato.it domani per un giorno ci onoreremo di essere 'Amici di Carlo Ruta', che invitiamo ad andare avanti ed a non mollare."

Una ricostruzione dettagliata ed approfondita della sentenza e dei suoi retroscena è stata realizzata da Loris D'Emilio sul portale di Megachip, dove la vicenda viene definita un "attacco gravissimo alla comunicazione in rete". L'articolo segnala innanzitutto che è disponibile, sul sito dell'associazione Metro Olografix di Pescara, l'intervento di Carlo Ruta al convegno del 2005 "Cyber-freedom: resistenza culturale contro la censura", dove lo storico siciliano denunciò il clima di intimidazione nei suoi confronti(era già stato oscurato il suo sito accaddeinsicilia.net).

"Estendere una legge del 1948, discutibile per molti aspetti già allora, ad oggi nell'era della comunicazione di massa, e di Internet in particolare, appare ancor più inappropriato e fuoriluogo, soprattutto alla luce dell'articolo 21 della nostra Costituzione," leggiamo nell'articolo. La legge in questione è la legge n.47 del 8 febbraio 1948, con precisione l'articolo 16. L'articolo prescrive la registrazione per "giornali o altri periodici" e per "stampati non periodici, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero". Escluso il primo caso, come evidenziavamo all'inizio, resta misterioso anche l'assimilazione al secondo. "basta andare sullo stesso sito per verificare che sia il nome di Carlo Ruta, con tanto di recapito postale ed email, sia i nomi dei vari "articolisti" sono correttamente riportati (così come sono evidenziati nella testata la caratteristica documentale, "sito di documentazione storica e sociale", e a fondo pagina la non periodicità degli aggiornamenti)."

ZeusNews, altro portale da sempre molto attento all'informatica e alla libertà su Internet, si spinge molto oltre e ricostruisce l'intera vicenda, citando direttamente tutte le parti in causa
"Il pm che ha chiesto la condanna di Ruta è lo stesso Agostino Fera che aveva fatto chiudere il sito nel 2004, ritenendo diffamatorie nei suoi confronti le tesi sostenute da Ruta a proposito dell'omicidio di Giovanni Spampinato, giornalista dell'Unità.

Spampinato fu ucciso nel 1972 da Roberto Campria: fu lui stesso a confessare il delitto, costituendosi sporco di sangue e con la pistola ancora in pugno, ma i mandanti rimangono oscuri ancora oggi. Campria è figlio di Saverio Campria, il magistrato che allora presiedeva il Tribunale di Ragusa, e che all'epoca dei fatti era il capo diretto di Fera".

Alessio Di Florio

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