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Amnesty International: la Sierra Leone non ratifichi gli accordi di impunità con gli USA
Malattie dimenticate
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Amnesty International esprime il suo profondo disappunto in merito all'atto di ratifica da parte del Governo della Sierra Leone degli accordi di reciproca impunità con gli Stati Uniti d'America.
"Questa è una decisione completamente inaccettabile, specialmente in un momento in cui il Paese sta iniziando il processo di condanna degli abusi dei diritti umani che si sono verificati nel passato" ha affermato Amnesty International.
Il 6 maggio 2003, nonostante la forte opposizione da parte della società civile, il Parlamento della Sierra Leone è divenuto il primo paese nel mondo a ratificare un accordo di impunità con gli Stati Uniti. Il parlamento della Sierra Leone ha approvato gli accordi di impunità che prevede che la Sierra Leone non consegnerà i cittadini americani accusati di genocidio, di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, al Tribunale Penale Internazionale così come gli Stati Uniti d'America non consegneranno, alle stesse condizioni, i cittadini della Sierra Leone.
"Questo accordo viola gli obblighi assunti da parte della Sierra Leone in occasione della ratifica dello Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale del 15 settembre 2000, della Convenzione di Ginevra del 1949 e di altre leggi internazionali"dice Amnesty International "A fronte di tale situazione noi abbiamo scritto al Presidente Ahmad Tejan Kabbah chiedendogli urgentemente di rifiutare di dare il consenso presidenziale all'accordo"
Allo stesso tempo, Amnesty International esprime il suo rammarico per il fatto che i membri del parlamento abbiano votato per la ratifica dell'accordo: solo un parlamentare, Ibrahim Sorie, ha votato contro.
"Questo accordo sull'impunità non dovrebbe essere appoggiato e qualsiasi richiesta da parte del Tribunale Penale Internazionale avente come oggetto la consegna di una persona sospettata dei suddetti reati contro l'umanità dovrebbe essere accolta da parte della Sierra Leone" così ha concluso Amnesty International.
Fonte: Amnesty International;