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Aids: Ue denuncia fallimenti del monopolio farmaci
Malattie dimenticate
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In occasione della Giornata mondiale della lotta contro l'AIDS, il Parlamento europeo invita la Commissione a portare a 1 miliardo di euro il proprio contributo al Fondo mondiale per la lotta contro l'HIV/AIDS. Ma nota che 5 anni dopo la dichiarazione di Doha, secondo la quale ogni Stato membro dell'OMC ha il diritto di concedere licenze obbligatorie ed è libero di determinare le condizioni per il rilascio di tali licenze, l'OMS avverte che il 74% dei farmaci contro l'AIDS è ancora soggetto a un regime di monopolio e che il 77% degli africani non ha ancora accesso alle cure. Incoraggia quindi i governi ad avvalersi di tutte le possibilità offerte dall'accordo TRIPS, come le licenze obbligatorie, e invita tutti i Paesi confrontati a grandi epidemie a far immediatamente ricorso all'articolo 30 dell'accordo TRIPS per accedere ai farmaci necessari "senza dover pagare diritti ai titolari dei brevetti". Nei giorni scorsi Medici senza Forntiere aveva denunciato che "il rafforzamento delle norme sui brevetti e sulla protezione della proprietà intellettuale rischia di impedire l'immissione sul mercato di equivalenti generici dei nuovi farmaci"
Chiede, inoltre, che l'informazione, l'educazione e l'assistenza in relazione ad un comportamento sessuale responsabile e all'efficace prevenzione delle malattie trasmissibili sessualmente, compreso l'HIV, diventino componenti integranti di tutti i servizi in materia di sanità riproduttiva e sessuale. Inoltre, il Parlamento Ue adottando un emendamento proposto dal PSE e dalla GUE/NGL, chiede al Congresso USA neoeletto di invertire l'approccio "global gag rule" dell'amministrazione Bush che blocca i finanziamenti da parte di ONG non statunitensi destinati a organizzazioni nel settore della salute riproduttiva che esercitano "attività di assistenza" in materia di aborto e invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che il governo USA inverta la sua "global gag" sulla spesa in materia di salute riproduttiva.
Intanto Save the Children denuncia come 'irrisori' gli aiuti economici che i donatori internazionali si sono impegnati a destinare ai bambini colpiti dall'Hiv/Aids: "soltanto un quarto dei fondi necessari ad aiutare i minori colpiti dalla pandemia è finora stato assicurato e non è chiaro da dove arriveranno i rimanenti tre quarti. Da un'analisi condotta da Save the Children sui finanziamenti destinati in modo specifico ai bambini colpiti dall'Hiv/Aids emerge che le Nazioni Unite stimano in 1,6 miliardi di dollari la cifra necessaria ad aiutare i bambini colpiti dalla pandemia nel 2006. I soldi che Gran Bretagna, Stati Uniti ed Irlanda hanno promesso ammontano al 25% di tale cifra. "Non è chiaro da dove arriverà il restante 75%" - avverte l'associazione che raccomanda "gli altri paesi del G8, Italia compresa, a procedere subito ed aumentare le risorse destinate alla pandemia". Solo 3 paesi donatori - Gran Bretagna, Stati Uniti e Irlanda - hanno assicurato fondi specificamente indirizzati ai bambini affetti da Hiv/Aids, benché siano i bambini e le bambine a soffrire le conseguenze più pesanti e drammatiche della pandemia.
Dal recente rapporto di UNAIDS e dell'OMS risulta che, nel 2005, vi erano 38,6 milioni di persone infette dall'HIV. Lo stesso anno si sono osservati 4,1 milioni di nuovi casi di infezione e 2,8 milioni di persone sono decedute a causa dell'AIDS. I bambini di età inferiore a 15 anni che convivono con il virus erano 2,3 milioni, 540.000 l'hanno contratto nel 2005 e, lo stesso anno, ne sono morti 380.000. L'Africa subsahariana registra il poco invidiabile record del maggior numero di persone viventi con il virus (24,5 milioni di persone). Seguono Asia (8,3 milioni), America del Nord ed Europa centro-occidentale (2 milioni), America latina (1,6 milioni), Europa orientale e Asia centrale (1,6 milioni). E' sempre l'Africa ad aver registrato il maggior numero di decessi (2 milioni), seguita da Asia (600.000), America latina (59.000), Europa orientale e Asia centrale (53.000) e, infine, America del Nord ed Europa centro-occidentale (30.000).
Da uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, risulta che, dal 1982 a dicembre 2005, in Italia sono stati notificati 56.076 casi di AIDS, di cui 1.577 nell'ultimo anno. Del totale dei casi diagnosticati il 77,6% erano di sesso maschile, l'1,3% in età pediatrica (pazienti con età alla diagnosi inferiore ai 13 anni o a trasmissione verticale). In tutto il periodo considerato risulta un totale di 34.757 (62%) pazienti deceduti. L'età media alla diagnosi dei casi adulti, sia maschi che femmine, mostra un aumento nel tempo. Il numero di casi diagnosticati è cresciuto costantemente fino al 1995 (5.653 casi), per poi iniziare una progressiva riduzione fino al 2001, mentre dal 2002 il numero dei casi diagnosticati sembra stabilizzarsi. Nel 2005 il numero di casi (1.141) ha raggiunto il livello più basso dal 1986. [GB]