26 giugno: contro l'abuso e il traffico illecito di droga

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Il C.N.C.A. organizza una manifestazione nazionale in 14 città italiane per affermare la sua posizione politica rispetto agli orientamenti e alle proposte di modifica delle politiche sulle tossicodipendenze avanzate in questi ultimi mesi.

Un mobilitazione nazionale per dire:

NO a qualunque ipotesi repressiva che trasformi un problema sociale in un problema penale.

Non la pena, ma l'ascolto e l'accompagnamento sono gli strumenti che gli adulti dovrebbero preferire dinanzi alle tante domande di senso che i giovani rivolgono loro, anche con i comportamenti più trasgressivi.

NO a qualunque tentativo di delegittimazione dei servizi pubblici per le tossicodipendenze, per privilegiare alcuni modelli di comunità private.

Siamo convinti che un tale modo di agire contribuisca ad accrescere divisioni e pregiudizi tra gli operatori.

Solo l'integrazione tra pubblico e privato sociale in un sistema di interventi imperniato sui Dipartimenti per le Dipendenze - previsti da un Atto d'Intesa tra Stato e Regioni sottoscritto nel 1999, ma mai attuato - è una risposta sensata di fronte alla complessità del fenomeno droghe.

Sotto il titolo "PER UNA POLITICA DELL'ASCOLTO", il 26 giugno, alle ore 11.00, in contemporanea, nelle città di Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, Genova, Giulianova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trento, Vicenza si terrà una sorta di happening, in strada, davanti a un servizio per le tossicodipendenze (SERT) delle città. Un abbraccio simbolico tra servizi pubblici, progetti territoriali e comunità, e un occasione di incontro pubblico con esponenti dei servizi, amministratori locali, mass media, cittadini.

A ROMA, L'APPUNTAMENTO E' IL 26 GIUGNO, ore 11.00
A PIAZZA DEL QUADRARETTO
(Zona TUSCOLANA, via dei SESTILI- METRO A, Porta Furba Quadraro)

SARA' PRESENTE IL PRESIDENTE NAZIONALE C.N.C.A. , LUCIO BABOLIN

Lettera aperta:

Giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illegale di droghe

Carissimi,
da oltre vent'anni il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.) si confronta quotidianamente con la tossicodipendenza, i nuovi stili di consumo e di abuso anche delle sostanze, il disagio di chi fatica a diventare adulto, le sperimentazioni e i rischi della crescita.
Trecento gruppi che formano la più importante federazione italiana nel campo delle dipendenze.
Vicini ai giovani, a chi sta male e a chi vuole migliorarsi: 50mila contatti, l'anno scorso, con persone tossicodipendenti, alcoldipendenti e sieropositive; 500mila giovani incontrati nei progetti territoriali, nei luoghi del divertimento e del tempo libero.

Cosa facciamo il 26 giugno
La "droga" è tornata al centro del dibattito politico. È intenzione del Governo modificare la legislazione che riguarda le tossicodipendenze.
Ancora una volta, però, si diffondono messaggi banalizzanti e demagogici.
Per questo abbiamo deciso di organizzare una manifestazione nazionale, nella giornata dedicata in tutto il mondo alla lotta contro la droga, per informare l'opinione pubblica delle nostre proposte in materia di tossicodipendenze.
Una grande mobilitazione che tocca gran parte della penisola: Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, Genova, Giulianova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trento, Vicenza.
Dovunque, davanti a un servizio pubblico per le tossicodipendenze, perché sia chiaro che, per noi, pubblico e privato sociale devono lavorare insieme, insieme essere valorizzati.

Giovani e adulti: non reprimere, ma ascoltare
Sono state 300mila le persone segnalate alle prefetture in questi ultimi anni per possesso e consumo di sostanze illegali.
Sono tutti "drogati"? O, peggio, "delinquenti"?
Noi pensiamo, sappiamo, di no. La gran parte di questi giovani ha storie "normali", ragazze e ragazzi che studiano, lavorano, consumano di tutto - e quindi anche le droghe - senza però stravolgere la vita loro e di chi gli sta intorno.
Per questo non comprendiamo, a dieci anni dal grande movimento di opinione Educare, non punire, la posizione di chi ancora dice "bisogna assolutamente punire tutti i consumatori".
Troppo comodo demonizzare soltanto. L'adulto dovrebbe, piuttosto, fermarsi ad ascoltare, cercare di comprendere le domande che i ragazzi gli pongono con questi comportamenti.
Il fallimento delle politiche repressive, oltretutto, è ormai un dato acquisito: punire e basta non è solo un modo di educare sbagliato, ma è anche e soprattutto inutile. Non si insegnano valori con la coercizione.
In Europa si riafferma la validità di una strategia articolata su quattro pilastri - lotta al traffico, prevenzione, cura-riabilitazione, riduzione del danno. Da noi, si vorrebbe imporre o il carcere - strumento repressivo dannoso che risponde solo alle paure e al senso di impotenza dei "normali" - o un luogo educativo (le comunità) trasformato in luogo di reclusione, gli educatori in secondini.

Pubblico e privato sociale: non dividere, ma unire
Ci si aspetterebbe che dinanzi alla grande complessità del problema droghe, alla difficoltà che genitori, insegnanti, educatori, volontari vivono ogni giorno nel doversi confrontare con esso, chi ha responsabilità progettuali, politiche e istituzionali inviti tutte le forze che su questo fronte operano a unirsi, collaborare, trovare punti di mediazione e di azione comuni.
Invece no. Sempre più si levano voci, anche autorevolissime, che stilano improbabili e offensive distinzioni tra "operatori buoni" e "operatori cattivi", comunità motivate e affidabili e servizi pubblici inaffidabili.
Noi non comprendiamo. Che senso ha dividere, rafforzare le diffidenze e i pregiudizi tra gli operatori, dinanzi a una sfida - come quella delle droghe - che, anche riunendo tutte le risorse disponibili, appare comunque ardua? Che senso ha delegittimare i servizi pubblici, quando è chiaro che un solo tipo di risposta al problema non può essere efficace? Che senso ha selezionare interlocutori privilegiati dinanzi a un problema sociale - e non penale - che, in quanto tale, solo l'insieme delle componenti sociali può contribuire ad affrontare?
Il C.N.C.A. è convinto che occorre creare un sistema dei servizi articolato, in grado di fornire l'insieme degli strumenti farmacologici e terapeutico-riabilitativi, la prossimità e l'accompagnamento necessari per aiutare chi fa fatica e/o sta male. Non esiste una risposta che vada bene per tutti i tossicodipendenti, in ogni tempo.
Per questo tutti devono far parte di tale sistema: servizi pubblici per le dipendenze (sert), privato sociale, volontariato. Attori a pari titolo, con competenze e funzioni proprie e diverse, uniti da un unico e fondamentale obiettivo: garantire i diritti alla cura e alla salute dei tossicodipendenti in difficoltà.

Fonte: Coordinamento nazionale comunità di accoglienza

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