Scuola: carta dell'integrazione e il no alla Moratti

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Gli alunni stranieri, figli di immigrati in Italia, nell'anno scolastico 2003-2004 sono stati 38.694 nella scuola dell'infanzia, 121.300 nella scuola primaria, 71.903 nella scuola secondaria di primo grado, 46.842 nella scuola secondaria di secondo grado, per un totale di 278.738, con percentuali diverse nei confronti degli alunni italiani secondo le varie regioni; nel Veneto, ad esempio, raggiungono una percentuale del 12%. Quale la situazione di questi ragazzi? Quali difficoltà vivono, quali gli ostacoli per una buona integrazione scolastica? Su queste domande la Fondazione Zancan di Padova ha promosso un seminario di ricerca nazionale, svoltosi a Malosco (Trento) da mercoledì 15 giugno a oggi, sabato 18 giugno 2005, dal titolo "L'integrazione scolastica dei minori immigrati dopo la Riforma".

I principali punti critici per l'integrazione scolastica dei minori immigrati, come emerso dal seminario, sono: le difficoltà di inserimento scolastico, soprattutto dei ragazzi stranieri che, con il ricongiungimento familiare, arrivano durante l'anno scolastico; il ritardo scolastico, perché spesso vengono inseriti in una classe che non corrisponde all'età anagrafica (in Lombardia, ad esempio, nell'anno scolastico 2003-2004 i ragazzi che pativano questo ritardo erano il 21% nella scuola primaria, il 53,2% nella scuola secondaria di primo grado, il 65,3% nella scuola secondaria di secondo grado); l'insuccesso scolastico: nella scuola secondaria di secondo grado i bocciati sono il 12,56%, e una parte consistente degli alunni stranieri ha difficoltà a proseguire gli studi dopo la terza media.

"La Riforma Moratti non facilita l'integrazione scolastica dei figli di immigrati - denuncia mons. Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione Zancan - perché non parla mai di "interculturalità", di "educazione interculturale", non va mai al di là della "comunità locale, nazionale, europea", non prevede risorse economiche e professionali per l'insegnamento della lingua italiana agli stranieri, condizione indispensabile per l'integrazione scolastica, e inoltre rende più difficile l'integrazione con alcune norme specifiche: riduzione del tempo obbligatorio di insegnamento, l'obbligo di due lingue comunitarie nella scuola secondaria di primo grado che, con la lingua italiana, significa per gli immigrati l'obbligo di tre lingue, e, ancora, la riduzione delle compresenze nella scuola primaria".

Durante il seminario, inoltre, è stata stesa una "Carta dell'integrazione scolastica", che verrà diffusa nei prossimi mesi: il documento sintetizza alcune linee per l'integrazione scolastica dei ragazzi stranieri. Una prima parte del documento riguarda la scuola: i requisiti che essa dovrebbe possedere per definirsi interculturale e accogliente; di quali dispositivi e risorse, di tipo organizzativo, didattico, progettuale, dovrebbe dotarsi a questo scopo. Una seconda parte riguarda l'apporto che possono dare gli enti locali: la normativa relativa alla scolarità degli alunni stranieri richiama alcune competenze specifiche degli enti locali, che devono garantire l'effettiva realizzazione del diritto-dovere allo studio dei minori stranieri indipendentemente dalla loro posizione giuridica (anche cioè se sono irregolari). Il documento individua altresì ambiti di intervento degli enti in accordo con le istituzioni scolastiche, volti a facilitare il rapporto scuola-famiglia-territorio. Una terza parte della Carta, infine, riguarda l'apporto o gli ostacoli che possono venire dalla società civile all'integrazione scolastica dei minori stranieri: "se l'integrazione scolastica è compito proprio diretto degli operatori della scuola - conclude mons. Nervo -, è però vero che la scuola risente di quello che si vive nella società. Ci sono elementi che influiscono negativamente: i mass media, quando mettono in rilievo soltanto la criminalità degli immigrati; una cultura politica escludente e razzista. E ci sono elementi che influiscono positivamente e favoriscono l'integrazione scolastica: le famiglie dei bambini italiani che frequentano la scuola insieme con i bambini stranieri, lo sport, i mass media, quando danno rilievo a fatti positivi legati alla presenza degli immigrati".

Fonte: Fondazione Zancan

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