Sicurezza: contro il decreto del "Grande Fratello"

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L'associazione Il Secolo della Rete esprime viva preoccupazione per il Decreto-legge n. 354 del 24 dicembre 2003, che porta a cinque anni l'obbligo per gli operatori di telecomunicazioni di conservare i dati relativi alle comunicazioni telefoniche, via sms, via internet e via email, ritenendola una potenziale limitazione della libertà personale ed un grave rischio per l'economia della rete.

Si tratta infatti di una misura per cui non ricorrono le condizioni di straordinaria necessità ed urgenza che giustificano, a norma della Costituzione, il ricorso alla decretazione. Al contrario, dato che la norma investe materie di grande delicatezza sotto il profilo della tutela dei diritti e delle libertà costituzionali, sarebbe stato necessario un approfondito dibattito ed uno studio attento di soluzioni che - pur venendo incontro alle esigenze di sicurezza evidenziate dal Governo - non incidano sul livello di garanzie per i cittadini. Lo strumento scelto dall'Esecutivo tradisce invece la volontà di evitare questo dibattito e procedere con una politica dei fatti compiuti.

L'Associazione ritiene che (pur di fronte alla legittima esigenza di garantire all'autorità giudiziaria gli elementi utili, anche sul piano della tracciabilità delle comunicazioni telematiche, per la repressione del crimine) non sia accettabile mettere a rischio i diritti civili dei cittadini, cosa che rappresenta in sé un grave cedimento proprio verso chiunque volesse attentare alla sicurezza di uno stato democratico.

Ogni provvedimento su questi temi va quindi valutato con attenzione tanto sotto il profilo dell'efficacia, quanto e soprattutto sotto quello della tutela del diritto alla riservatezza delle comunicazioni garantita dall'art. 15 della Costituzione. Sarebbe grave sancire la possibilità di un controllo indiscriminato dei comportamenti privati che, al di là delle preoccupazioni per l'ordine pubblico, avrebbe il solo effetto di tramutare ogni cittadino in un potenziale sospetto criminale. La credibilità delle istituzioni risulterebbe pesantemente snaturata da provvedimenti che sono solo sintomi pericolosi di debolezza.

E' quindi proprio sotto il profilo di merito che il decreto appare inadeguato, anche al di là dei suoi specifici contenuti. Infatti - nonostante dal decreto sia esclusa la registrazione dei contenuti delle comunicazioni - con la telematica, soprattutto nel caso dei dati del traffico internet, una chiara distinzione fra contatti e contenuti viene meno: poiche' i "contatti" riguardano il numero del chiamante, del chiamato, la data e l'ora e la zona per i telefoni mobili ma anche altri dati come il tragitto di una comunicazione, mittente e destinatario, numero dei caratteri inviati per e-mail, la loro registrazione puo' essere usata per ricostruire gli interessi e la rete delle relazioni sociali di ciascuno. Tali informazioni possono pertanto essere finalizzate ad una profilazione dei soggetti da cui e' possibile ricavare i loro dati sensibili, cioe' le opinioni politiche e religiose, lo stato di salute e l'orientamento sessuale, ma anche le abitudini d'acquisto e altri comportamenti sociali e personali.

Il decreto-legge 354/03 contiene significative modifiche al DLgs 196/03 "Codice in materia di trattamento di dati personali", del quale viene integralmente riscritto l'art. 132 (conservazione dei dati di traffico per altre finalità). Esso ha percio' l'effetto di riscrivere la normativa sulla privacy approvata nel luglio scorso, stravolgendone il carattere di garanzia per i cittadini. L'associazione ricorda che tale normativa era stata elaborata proprio per tenere conto delle modifiche avvenute nel mercato delle telecomunicazioni che ha trasformato i gestori di telefonia da soggetti pubblici a soggetti privati, soggetti a regole meno severe e a controlli meno restrittivi.

L'associazione ritiene inoltre che tale direttiva sia di difficile applicazione tecnica e ricorda, come sottolineato da AIIP e Assoprovider, che la conservazione del traffico per 5 anni genererebbe un archivio di circa 80 milioni di CD-Rom di difficile e costosa gestione. Per coprire tali costi gli operatori potrebbero decidere di aumentare le tariffe agli utenti o di utilizzare le informazioni così raccolte come asset strategico a fini di marketing o ancora di venderle a terze parti.

Inoltre è opinione comune che i soggetti che perseguono un intento criminoso siano in grado di utilizzare strumenti tecnici in grado di aggirare le forme di tracciamento e raccolta dei dati considerate nel decreto. Perciò l'emanazione di questo provvedimento non appare adeguata all'esigenza della lotta al crimine e al terrorismo.

Fonte: Il secolo della rete

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