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Europa: tra amministrazioni 'open source' e brevetti software
ICT Tecnologie informatiche
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Sta per iniziare a Roma il Forum PA, la rassegna della Pubblica Amministrazione in programma dal 10 al 14 maggio dove tra l'altro si farà il punto sull'utilizzo del software "open source" (i programmi a codice aperto) nelle amministrazioni locali. "L'open source nella pubblica amministrazione" è uno dei convegni in programma durante il Forum che intende proporre un primo bilancio sulla diffusione e sui reali vantaggi dell'utilizzo e sviluppo di programmi a sistema aperto. Secondo un'indagine dell'Osservatorio OCID (Osservatorio Città Digitali) di Rur-Censis il 32,4% dei web-server utilizzerebbe tecnologie open source, un dato che sale a 42,7% nelle amministrazioni dei capoluoghi di provincia (a fronte del 45,6% che ha adottato sistemi Microsoft).
Un fermento particolare per l'utilizzo di questi sistemi che va ricondotto anche alla direttiva del Ministro Stanca, la "Direttiva per l'open source nella Pubblica amministrazione" la quale, se non altro, ha avuto il merito di presentare una tecnologia conosciuta fino a poco tempo fa solo agli esperti del settore. Direttiva verso la quale vi erano forti attese. Purtroppo il testo definitivo della direttiva "delude queste aspettative" - commenta il Secolo della Rete. La scelta del software viene legata infatti "a criteri puramente economicistici senza prendere in considerazione fattori importanza nelle scelte di un soggetto pubblico quali la garanzia della sicurezza dei dati e della trasparenza delle procedure, la possibilità di promuovere lo sviluppo di imprese sul territorio, la necessità di non favorire posizioni di monopolio, il sostegno a un modello compartecipato di sviluppo della conoscenza e della società dell'informazione" - conclude il Secolo della Rete.
Sul versante europeo va segnalata l'iniziativa di protesta promossa dalla Free Software Foundation Europe (FSFE) per i giorni 10-17 maggio nei confronti della normativa che intende introdurre una legislazione sulla brevettabilità del software: normativa che sarà probabilmente votata al Parlamento Europeo il 17 maggio. "Nonostante lo scorso settembre il Parlamento europeo abbia affermato di non voler introdurre patenti per il software, a distanza di soli setti mesi la Presidenza irlandese al Parlamento europeo insieme ad alcuni governi e alla Commisione europea ha redatto un 'working paper' per introdurre nell'Unione europea una legislazione sulla brevettabilità del software" - afferma la nota di FSFE. La Commissione Europea avrebbe esercitato pressioni affinché i brevetti software siano legalizzati e resi facilmente applicabili in tutta Europa basandosi su un documento scritto dalla Business Software Alliance (BSA) la quale rinnova tra i suoi membri le grandi industrie statunitensi del software che detengono oltre il 60% dei brevetti software già rilasciati dall'Ufficio Europeo Brevetti" - specifica in una nota dell'Associazione Software Libero. L'Associazione invita a firmare e far firmare il nuovo appello al Consiglio dei Ministri Europeo, ai Governi Europei ed ai Parlamentari Europei disponibile sul sito.
E anche in Italia prosegue la campagna dell''Associazione Software Libero contro le forme di contrassegnatura legale del software libero. In particolare l'Associazione chiede alcune modifiche del Decreto Urbani. Dopo aver subito varie forme di emendamenti alla Camera dei Deputati, il Decreto-legge 22 marzo 2004 n. 72 (Decreto Urbani) è attualmente in esame al Senato. Secondo l'Associazione l'attuale testo emendato, nato dall'intento di porre misure per reprimere la pirateria di opere cinematografiche e simili, estende la contrassegnatura legale a "tutte le opere dell'ingegno" ed anche al software libero, minacciandone la diffusione e lo sviluppo. L'Associazione ha chiesto perciò un'audizione presso la VII Commissione Permanente del Senato durante la quale intende presentare alcuni emendamenti per salvaguardare il software libero dalle forme di brevettabilità previste dal Decreto Urbani. [GB]