Africa sempre più social e tech: è Silicon Savana

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Per la prima volta quest’anno la Social Media Week si terrà in Africa, a Lagos (Nigeria) dal 18 al 22 febbraio. Non è un caso, e vi spieghiamo perché. C’è un Paese dove un abitante su due usa il telefono cellulare per fare un bonifico, dove i contadini sanno in tempo reale via sms il prezzo all’ingrosso dei cereali e dove i cittadini possono segnalare episodi di violenza attraverso una mappa interattiva su web. Non siamo a Los Angeles ma a Nairobi. Il Kenya è la nazione più sviluppata al mondo per quanto riguarda il mobile banking, grazie a M-Pesa, il sistema di pagamento via sms lanciato nel 2007 dal colosso africano della telefonia mobile Safaricom. E dopo i kenyani sono i sudanesi e i tanzaniani ad avere più familiarità di tutti con i pagamenti via sms: lo dice una classifica stilata dalla Banca Mondiale, che per una volta vede l’Africa in testa.

C’è chi parla già di “Silicon Savana”, paragonando l’area di Nairobi e dintorni, dove le startup tecnologiche “made in Africa” fioriscono una dopo l’altra, alla ben più nota Silicon Valley californiana. Sta di fatto che la vivacità digitale esplosa negli ultimi anni a Sud del Sahara sta attirando parecchi sguardi, e di un certo peso. Anche qui, non è un caso se il presidente di Google Eric Schmidt ha inaugurato il 2013 con un tour africano: mete Nairobi e Lagos, dove ha incontrato giovani sviluppatori di idee informatiche ad alto impatto sociale, e visitato ambienti come iHub, uno degli incubatori di startup tecnologiche nati di recente a Nairobi. E non è un caso nemmeno che la Social media week - ovvero l’evento internazionale che esplora l’impatto economico, sociale e culturale di twitter, facebook e degli altri social media - si svolga quest’anno per la prima volta in una capitale africana, di nuovo Lagos.

Nel 2012 i cavi a fibra ottica posti sul fondo degli oceani hanno completato il perimetro del continente e ormai offrono a quasi tutti i Paesi africani i vantaggi della banda larga, ovvero una connessione internet veloce e a basso costo. In Africa sono 167 milioni gli utenti internet e 51 milioni quelli di Facebook. Twitter sta guadagnando terreno: una ricerca di Portland ha analizzato 11 milioni di “cinguettii” inviati dall’Africa nell’ultimo trimestre del 2011 scoprendo i Paesi più attivi: Sudafrica (5 milioni), Kenya (2.4 ml), Nigeria (1,6 ml), Egitto (1,2 ml) e Marocco (745 mila). Ma ad attrarre gli investitori sono soprattutto le previsioni di crescita che riguardano la telefonia mobile: per il 2016 si prevede ci saranno 1 miliardo di telefoni cellulari in uso in Africa, con un ritmo di incremento del 30% l’anno.

La Nigeria, insieme al Kenya e al ricco e più occidentale Sudafrica è uno degli snodi più importanti della rivoluzione informatica che sta cambiando il volto del continente. Ma anche Senegal e Ghana sono altri “incubatori” interessanti di startup tecnologiche, Paesi dove la blogsfera è particolarmente evoluta e interconnessa.

“Le nuove tecnologie stanno potenziando e rendendo più innovativa una microimprenditorialità che già esisteva” afferma Franco Papeschi, responsabile per l’Africa della Web Foundation, una non profit creata dall’inventore di Internet Tim Berners per facilitare l’accesso al web nei Paesi in via di sviluppo. “A partire da un pc, un’idea e un piccolo investimento iniziale si stanno sviluppando piattaforme che hanno ricadute interessanti per lo sviluppo, da un punto di vista sociale e ambientale”.

Dall’Africa stanno emergendo startup puramente finalizzate al profitto come IrokoTV, piattaforma che ha messo online migliaia di film prodotti in Nigeria, alcuni dei quali scaricabili gratuitamente, altri a pagamento. Ma sono molte anche le imprese sociali, e le startup tecnologiche stanno cambiando anche il modo di fare cooperazione allo svilupppo. In ambito agricolo c’è mFarm, applicazione basata su sms che permette ai contadini di conoscere istantaneamente il prezzo all’ingrosso dei prodotti alimentari che vendono sui mercati locali. “Nel settore dell'educazione si sta sperimentando molto con i tablet” afferma Donata Columbro, giornalista e blogger di VpS/ong 2.0 che tiene aggiornato un "taccuino digitale" su esperienze di ICT in Africa che val la pena conoscere. In Kenya il progetto eLimu sta cercando di dimostrare come fornire contenuti digitali invece dei tradizionali libri di testo sia più economico ed efficace e permetta di raggiungere un maggior numero di studenti, anche nelle aree più povere, mentre Obami è una piattaforma che mette in contatto scuole, insegnanti e studenti in Sudafrica. In ambito sanitario c’è c'è Medic Mobile, che aiuta il rapporto medico-paziente attraverso sms. E così via, fino a piattaforme di cittadinanza attiva come BudgIT e CorruptionNET che permettono ai cittadini di “controllare” la trasparenza dei propri governi.

Oltre a incubatori fisici come l'iHub esistono anche luoghi virtuali dove la comunità di blogger e startupper si organizza: un esempio è la piattaforma www.sunucause.com in cui la blogosfera senegalese si attiva per aiutare i propri concittadini in situazioni di bisogno.” Un progetto così potrebbe essere migliorato e collegato ai progetti delle ong attive sul territorio” afferma Donata Columbro. “Nella fase di programmazione le organizzazioni dovrebbero essere più attente a quello che esiste già nelle comunità locali, che dal punto di vista tecnologico e comunicativo a volte sono più avanti degli stessi cooperanti. Un amico che lavora tra Somalia e Kenya mi ha detto che senza cellulare con i pastori somali non puoi lavorarci, non comunichi: il mondo cambia, devono capirlo anche le ong”.

Emanuela Citterio

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