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ILO: Crisi mondiale fa rima con Protezione sociale
Stili di vita
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La riduzione della spesa per la sicurezza sociale, dovuta a politiche volte ad affrontare l’aumento dei debiti e dei deficit pubblici, non soltanto riduce gli standard di vita di una larga fascia di popolazione, ma, attraverso la domanda aggregata, colpisce, rallenta o ritarda significativamente anche la ripresa economica. E' quanto emerge dal Rapporto 2010-2011 sulla Sicurezza Sociale nel Mondo: garantire una copertura sociale in tempo di crisi e oltre (in.pdf), pubblicato dall'Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO) lo scorso 16 novembre. Questo lavoro è il primo di una serie di rapporti che saranno pubblicati ogni due anni, analizza i divari nell’accesso ai programmi di sicurezza sociale riguardanti le cure mediche, le pensioni, l’assistenza sociale e le indennità di disoccupazione.
“L’attuale crisi ha evidenziato l’importanza di poter contare su un pacchetto minimo di prestazioni di sicurezza sociale per tutti,” ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia. “Per questo motivo promuoviamo la sicurezza sociale e l’introduzione di una protezione sociale di base a livello mondiale. Il rapporto mostra come, oggi più che mai, sia urgente garantire un’adeguata copertura sociale a tutti, a partire da un sistema di protezione sociale di base, così come definito nel Patto Globale per l’Occupazione dell’ILO” (in.pdf). Il rapporto mette in evidenza come la sicurezza sociale sia determinate sopratutto in tempi di crisi, come quello attuale, perché rappresenta “un insostituibile stabilizzatore economico, sociale e politico”, che fornisce un reddito sostitutivo e aiuta a stabilizzare la domanda aggregata, senza compromettere la crescita economica.
Nonostante questa analisi i dati raccolti dall' ILO in 184 paesi del mondo dimostrano che molti paesi non sembrano andare in questa direzione. Prendendo in considerazione le persone considerate economicamente attive, si stima che nel mondo solo circa il 20% delle persone in età lavorativa, gode di un effettivo accesso a sistemi di protezione sociale universali. In media solo il 17,2% del PIL mondiale è dedicato alla sicurezza sociale ma questa spesa si concentra principalmente nei paesi ad alto reddito.
Nello specifico, per quanto riguarda i sistemi pensionistici, circa il 40% della popolazione in età lavorativa è coperto per legge da schemi pensionistici contributivi. Nell’America del Nord e in Europa, la percentuale corrisponde quasi al doppio di questa cifra, mentre in Africa meno di un terzo della popolazione in età lavorativa è coperta. Se si analizzano poi aree specifiche si può notare come nell’Africa sub-sahariana solo il 5% della popolazione in età lavorativa è effettivamente coperta da schemi contribuitivi. Nel 42% dei 184 paesi analizzati dal rapporto sono previsti per legge degli schemi di sicurezza sociale a favore dei disoccupati, e spesso si tratta di schemi che coprono solo una minoranza della forza lavoro. Per quanto riguarda invece l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, meno del 30% della popolazione in età lavorativa mondiale è coperta per legge da un’assicurazione, ma anche qui esistono grandi differenze a livello regionale. Per le donne poi le cose peggiorano: nei paesi a basso reddito, nelle aree rurali non più del 35%delle donne ha accesso a dei servizi sanitari professionali, mentre nelle aree urbane il tasso di accesso raggiunge circa il 70%.
Lo studio sostiene che dei sistemi di assicurazione contro la disoccupazione, un’assistenza sociale e dei programmi di opere pubbliche ben concepiti rappresentano degli strumenti efficaci per prevenire la disoccupazione di lunga durata e velocizzare la ripresa economica a seguito di una recessione. Dalle analisi risulta che i sistemi di assicurazione contro la disoccupazione sono stati la misura di protezione sociale più utilizzata per rispondere alla crisi, anche se solo 64 dei 184 paesi per i quali sono disponibili dei dati aveva già avviato questo tipo di meccanismi prima che scoppiasse la crisi.
Nei paesi ad alto reddito la risposta più diffusa alla crisi economica è stata quella di modificare i sistemi di assicurazione contro la disoccupazione esistenti. I paesi a medio reddito hanno risposto estendendo i sistemi previsti per l’impiego pubblico e adottando meccanismi di trasferimento di denaro, come la Bolsa Familia in Brasile, Oportunidades in Messico, il sistema di sussidi sociali in Sud Africa o gli schemi pensionistici universali in Namibia e Nepal.
“La protezione sociale non contributiva rappresenta un’opportunità non solo per alleviare la povertà ma anche per colmare buona parte dei divari che emergono da questo rapporto”, ha dichiarato Michael Cichon, Direttore del Dipartimento dell’ILO sulla sicurezza sociale. “Anche se vi è una stretta correlazione tra i livelli di reddito e l’ammontare delle risorse destinate alla sicurezza sociale, esiste tuttavia per i paesi a basso reddito lo spazio fiscale e politico per determinare che tipo di sistema di sicurezza sociale adottare, e quale può essere l’estensione”. Secondo il rapporto gli schemi di sicurezza sociale dovrebbero tenere conto degli insegnamenti tratti dalle crisi economiche passate e di altri criteri, come ad esempio la crescente aspettativa di vita e la necessità di preservare un’adeguata sicurezza economica.
Oltre a questo lavoro l’ILO ha pubblicato un nuovo studio La sicurezza sociale per tutti: una guida attraverso sfide e opportunità (in.pdf) dove viene definito un quadro di riferimento per stabilire un livello di sicurezza sociale adeguato per tutti e fa una sintesi analitica delle ultime misure addotte in questo ambito nel mondo. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro l’estensione effettiva della sicurezza sociale alle persone che ne hanno bisogno determina un impatto sociale ed economico positivo: tutti i paesi possono garantire un certo livello di sicurezza sociale, a condizione che vi sia una reale volontà politica.
Elvira Corona (inviata Unimondo)