Bolkestein: siamo realisti, chiediamo il ritiro

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La Commissione Mercato Interno del Parlamento Europeo ha dunque votato : con 25 voti a favore, 10 contrari e 5 astenuti ha ribadito il proprio sì alla direttiva Bolkestein, peggiorandone -se possibile- ulteriormente il testo. Il principio del paese d'origine sarà il criterio di regolazione dei rapporti di lavoro, i servizi pubblici saranno messi sul mercato. Senza più alcun dubbio, a parere della maggioranza dei membri della Commissione.

Dal voto di Bruxelles esce a pezzi quello che non avrebbe mai potuto stare in piedi, il cosiddetto "compromesso Gherbardt" per il quale diverse sirene europee ed italiane hanno in queste ultime settimane suonato : dalle sinistre moderate italiane ed europee alla Ces, ai popolari, sino ai veri e propri tentativi di "inciucio" bipartizan tra i deputati della Margherita (on. Cocilovo in testa) e quelli di Forza Italia. Ma certo dovrà tornare a dir qualcosa anche il candidato premier dell'Unione, Romano Prodi, che recentemente aveva inopinatamente dichiarato come la direttiva, ormai positivamente "modificata", fosse un buon provvedimento di liberalizzazione (sic).

Chi come Attac e come la Campagna Nazionale Stop Bolkestein, non più tardi di un mese fa ha portato in piazza 50000 persone contro la famigerata direttiva non può che trovare conferma alle proprie posizioni.

Perché lo scontro sulla direttiva

Bolkestein è uno scontro tra due diversi modelli di Europa : tra l'Europa liberista, che cerca di fondare la propria competitività internazionale sulla liberalizzazione dei servizi pubblici, sulla caduta verticale dei diritti del lavoro e sull'azzeramento delle prerogative degli enti locali, e l'Europa sociale e di pace, che reclama la fuoriuscita dalle politiche liberiste e dall'economia della guerra per ripensare il futuro del continente a partire da un nuovo spazio pubblico dei diritti sociali.

Se questa è la portata dello scontro -reso ancor più evidente dalla crisi radicale delle politiche liberiste, come la rivolta delle banlieus parigine ha drammaticamente messo in luce- poteva essere possibile pensare di poter ancora tentare un "compromesso", peraltro al totale ribasso, illudendosi di temperare ciò che per natura della crisi in corso temperabile non è?

La risposta è arrivata oggi e speriamo che qualcuno ne tragga una salutare lezione.

La strada per l'approvazione della Bolkestein è ancora lunga, e piena di contraddizioni, interne ai Governi, alle istituzioni politiche europee, alle forze politiche e sociali, tant' è vero che già si parla di ulteriore rinvio dei tempi di approvazione. Ma proprio per questo acquistano ancor più forza le ragioni dei movimenti sociali e sindacali, che sin da subito hanno compreso come la richiesta di ritiro della direttiva fosse non una inefficace posizione testimoniale, bensì l'unica prospettiva realistica per cambiare rotta e riempire la crisi del processo di integrazione europea di nuovi contenuti e proposte.

Per una volta il "tanto peggio, tanto meglio" ha un positivo significato politico : di fronte ad un testo di direttiva dichiaratamente ispirato al liberismo più spinto, di fronte alla sconfitta senza appello delle ipotesi di modifica basate sull'illusione del liberismo temperato, sarà forse più semplice per tutti capire come la richiesta di ritiro della direttiva Bolkestein sia oggi l'unico obiettivo da perseguire. Dentro le istituzioni, ma soprattutto attraverso le mobilitazioni nelle piazze e nei luoghi di lavoro. Perchè ogni volta che il protagonismo sociale si esprime i meccanismi del neoliberismo si inceppano. E ogni volta che costruiamo mobilitazione, contribuiamo a seminare percorsi di futuro.

Marco Bersani - Attac Italia

Approfondimento: Campagna Stop Bolkestein, Bolkestein: Prodi ha parlato. A vanvera

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