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Un cannone italiano per l'esercito del Myanmar?
Economia di guerra
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di Theo Guzman
È ancora in alto mare e in acque agitate la vicenda del cannone da 76mm targato Oto Melara che le autorità della Marina del Myanmar hanno spiegato di aver montato sulla King Thalun, l’ultima fregata dell’esercito birmano interamente costruita nei cantieri navali nazionali. Come infatti un cannone considerato un’“eccellenza” italiana sia finito sulla tolda di una nave da guerra in capo a una spietata dittatura asiatica resta un mistero. Chiesti lumi alla Leonardo, che di questi cannoni dovrebbe conoscere tutto ma che sinora non ha fornito spiegazioni, non resta che domandare a esperti e ricercatori. E Giorgio Beretta, analista di Opal e Rete italiana pace e disarmo, la storia di quei cannoni la conosce bene. "Confermo tutto quello che ho scritto già nel 2014 e per altro – aggiunge – ho verificato che le relazioni annuali sulle vendite di armi italiane all’estero non riportano dal 1990 al 2023 autorizzazioni dall’Italia (UAMA/Maeci) di esportazioni di materiali militari alla Birmania/Myanmar".
Nel 2014 infatti era stato montato un cannone Oto Melara 76mm su una corvetta birmana. Non il primo e nemmeno l’ultimo. All’epoca – come oggi – Beretta si chiedeva come i cannoni fossero arrivati nel Mar delle Andamane visto che dal 1991 è in vigore un embargo europeo in seguito reiterato e ampliato, tanto che nel 2018 i viaggi in Europa vengono vietati ai militari birmani dopo l’espulsione massiccia della minoranza musulmana dei rohingya dal Myanmar (l’ultimo viaggio in Italia lo aveva fatto l’attuale capo della giunta Min Aung Hlaing nel 2016 con un tour all’Aris – difesa militare e civile – e proprio alla Leonardo). "Molto probabile – scriveva nel 2014 Beretta – che i cannoni siano stati esportati dall’India". Finmeccanica avrebbe infatti un accordo con la Bharat Heavy Electricals Ltd (Bhel) che consente di produrre questi cannoni già dal 1995. Armi che l’azienda indiana potrebbe anche esportare. Sarebbe dunque importante capire se effettivamente l’ipotesi di Beretta sia quella giusta e se le cose sono andate così. Sarebbe anche importante sapere chi, nel caso, si occupa o si è occupato del montaggio e della manutenzione.
Qualcuno in Italia comunque si muove. Cecilia Brighi di Italia Birmania Insieme spiega di aver ricordato in una lettera ai ministri di Difesa ed Esteri che "i cannoni Oto Melara sono stati montati ripetutamente su navi militari birmane in violazione dell’embargo Ue imposto dagli anni Novanta...