Ue-Cina: Amnesty, avanti nel rispetto dei diritti umani

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Alla vigilia del summit tra Unione europea (Ue) e Cina, previsto a Pechino il 5 settembre, Amnesty International ha diffuso un briefing su alcuni temi relativi ai diritti umani in Cina, già al centro della preoccupazione da parte dei Venticinque. L'organizzazione ha anche chiesto all'Ue di continuare a esercitare pressioni per ottenere da Pechino progressi concreti nel campo dei diritti umani. All'ultimo incontro tra la Troika Ue e la Cina, nel maggio scorso, in cui si era discusso delle implicazioni derivanti dall'eventuale rimozione dell'embargo sulla vendita delle armi, l'Ue aveva espresso preoccupazione su quattro punti, sui quali Amnesty International giudica insoddisfacenti i progressi sin qui fatti dalle autorità cinesi.

In particolare Amnesty chiede di :
1. Rilasciare tutte le persone ancora in carcere in relazione alle attività del movimento per la democrazia del 1989
Decine di persone rimangono in carcere 18 anni dopo i fatti di piazza Tiananmen e il governo cinese continua a negare un'inchiesta completa, indipendente e imparziale. Un caso esemplare è quello di Yu Dongyue, ancora in carcere per aver gettato vernice, insieme ad altri due giovani, sul ritratto di Mao Zedong appeso sulla Tiananmen.

2. Allentare la censura sui mezzi d'informazione
Negli ultimi sei mesi le autorità hanno messo in vigore nuovi strumenti giuridici, tecnologici e politici per controllare e limitare la circolazione di informazioni e la libera espressione sui vari media. I nuovi provvedimenti colpiscono aree in cui precedentemente i cittadini cinesi godevano di maggiore libertà, come ad esempio i blog personali su Internet.

3. Riformare il sistema della rieducazione attraverso il lavoro
I passi del governo cinese per abolire o riformare il sistema paiono aver subito un rallentamento negli ultimi mesi. La proposta di una nuova "Legge sulla rettificazione dei comportamenti illegali" non è in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.

4. Ratifica del Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr)
La detenzione arbitraria dei difensori dei diritti umani, il massiccio uso della pena di morte, della torture e di altri maltrattamenti nonché l'impossibilità di un immediato accesso a un avvocato difensore, costituiscono violazioni dei diritti fondamentali protetti dall'Iccpr. La ratifica del Patto costituirebbe un passo importante per porre fine a queste pratiche. Nonostante le promesse, tuttavia, il governo non ha proposto alcun calendario per la ratifica.

"Apprezziamo il fatto che l'Ue abbia subordinato l'abolizione dell'embargo alle riforme nel campo dei diritti umani" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Ue - "ma rimaniamo preoccupati su tutte le aree all'esame dell'Ue. Il governo cinese deve ancora presentare un coerente programma di riforme e fare passi concreti e decisi per migliorare la propria prassi in materia di diritti umani". Amnesty International chiede all'Ue di continuare a esercitare pressioni sulla Cina su tutti questi aspetti, nel contesto del dibattito sulla rimozione dell'embargo sulla vendita di armi.

Anche Human Rights in China (Hric), Organizzazione non governativa con sede a New York, ha "avvertito" il Commissario Louise Arbour dei tentativi di Pechino di "ridurre al silenzio o intimidire le voci e i gruppi cinesi indipendenti e critici". La Commissione per i Diritti umani delle Nazioni Unite "deve continuare" a monitorare la situazione in Cina "nonostante l'accordo raggiunto dal Paese con l'Alto Commissario Onu per la modifica delle leggi in materia".

Nei giorni scorsi inoltre i media nazionali cinesi hanno criticato con forza le richieste di una "maggiore autonomia del Tibet" espresse dal Dalai Lama il giorno del 40° anniversario della fondazione della regione autonoma del Tibet. In un articolo pubblicato giovedì - poche ore dopo la marcia a passo d'oca dei soldati di Pechino per le strade della capitale del Tibet, Lhasa - l'agenzia di stampa governativa Xinhua [Nuova Cina ndr] ha denigrato il leader religioso per aver portato l'attenzione estera su "un affare interno". [GB]

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