Italia: sabato manifestazione alla base Nato di Solbiate Olona

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Nelle scorse settimane all'aeroporto di Malpensa si sono visti strani gruppi di passeggeri in divisa mimetica: erano i militari italiani in partenza per l'Afghanistan. A partire da agosto 2005 per la durata di 9 mesi, 800 soldati, stanziati alla base NATO "Ugo Mara" di Solbiate Olona (VA), avranno il comando della spedizione militare NATO in Afghanistan: 8300 soldati provenienti da 37 paesi che affiancheranno l'operazione "Enduring Freedom" (libertà duratura). L'intervento armato Usa, iniziato alla fine del 2001, doveva riportare democrazia e libertà in Afghanistan oltre a liquidare le basi logistiche e militari di Al Qaeda. "Dopo quasi 4 anni il terrorismo di Al Qaeda non è certo sconfitto mentre la guerra ha provocato la morte di 14 mila afgani (di cui 4 mila civili), e di 20.000 civili afgani morti nei mesi successivi alla fine del conflitto per le malattie e la fame provocate dalla guerra. Altri 5.000 morti sono stati causati dai combattimenti e dagli attentati verificatisi nei tre anni di 'dopo-guerra'. Il paese resta in mano a vari clan che finanziano la propria guerra con l'esportazione dell'oppio, di cui l'Afghanistan resta il primo produttore mondiale" - nota il Varese Social Forum che con altre organizzazioni tra cui ARCI, Coordinamento Pace e Solidarietà di Samarate e Mani Tese, invita a partecipare sabato 23 luglio (dalle 16,30 alle ore 19,00) ad un presidio davanti alla base NATO di Solbiate Olona.

"A Solbiate Olona, nella base NATO "Ugo Mara" risiedono circa 2200 soldati ed è presente il corpo di reazione rapida della NATO in Italia a conferma del ruolo rilevante che ha assunto questa base nella strategia americana della guerra permanente" - scrive il Varese Social Forum. "Ma la base NATO, in un'ottica di militarizzazione delle coscienze e legittimazione degli interventi armati, sta anche coinvolgendo il territorio, che vede già la presenza di aziende a prevalente attività bellica quali Agusta ed Aermacchi". Tra queste vanno annoverate la giornata "a porte aperte" dedicata a giornalisti di Tv e stampa e, soprattutto, i festeggiamenti per il saluto al contingente italiano insieme a 12 sindaci e assessori dei Comuni limitrofi la base.

Gli 800 soldati (200 ufficiali e 600 ausiliari) stanziati alla base NATO "Ugo Mara" di Solbiate Olona (VA), il corpo di reazione rapida della NATO in Italia, da agosto avranno il comando dell'intera spedizione militare ISAF - NATO (International Security Assistance Force: forza internazionale di sicurezza e assistenza) in Afghanistan il cui obiettivo è quello di assistere le istituzioni locali (a partire dalle elezioni politiche del 18 settembre), addestrare le forze di sicurezza afghane e sostenere progetti di ricostruzione d'infrastrutture di base del paese, come scuole ed ospedali. Ufficialmente, affiancheranno la spedizione statunitense denominata Enduring Freedom (libertà duratura): una collaborazione sancita dalla visita presso la caserma solbiatese, a fine maggio, da parte del generale Peter Pace, capo di Stato Maggiore della Difesa statunitense, accompagnato dal collega italiano Fabrizio Castagnetti, sottocapo di Stato Maggiore della Difesa. In quest'occasione il generale Mauro Del Vecchio, comandante della "Mara" e responsabile della "missione" in Afghanistan, ha evidenziato che "il comando a guida italiana in Afghanistan collaborerà in maniera serrata e fattiva con la missione Enduring Freedom. Missione composta di una coalizione a guida statunitense, avente come mandato la lotta al terrorismo internazionale". I militari italiani già presenti in Afghanistan sono 1450, coinvolti nelle attività NATO; e 233 sono in sostegno ad Enduring Freedom.

La "Ugo Mara" è situata tra le città di Varese e Milano, a pochi chilometri dall'aeroporto intercontinentale di Malpensa. E' attiva come base NATO a partire dal novembre 2001. Vi risiedono circa 2200 soldati appartenenti ad 11 paesi: Italia (71%), Regno Unito (7%), Stati Uniti (6%), Ungheria (4%), Grecia (3%), Germania (2,5%) ed in numero inferiore militari provenienti da Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Turchia. In molti hanno già partecipato alle "missioni" nei paesi balcanici (Kosovo, Bosnia, Serbia, Albania, Macedonia), in Afghanistan ed in Iraq.

A seguito di una riorganizzazione delle strutture della NATO in Europa, nel corso del 2001, i vertici NATO hanno deciso i parametri guida per fornire all'Alleanza Atlantica una rapidità di movimento, organizzazione e flessibilità di comando delle forze armate multinazionali appartenenti alla NATO in attività nel mondo: su queste modalità sono state individuate 5 basi di comando, tra cui quell'italiana. Il comando di reazione rapida in Italia è in grado di gestire 4 divisioni degli eserciti più alcune unità d'organizzazione e comando in aeree di conflitto o per "operazioni difensive", per un totale di 60000 militari coinvolti. La visione della base e le molteplici attività insite la connotano come un centro di comando predisposto ad attuare una sorta di 'guerra informatica'. Infatti, non vi è la presenza, nell'area della base, di carriarmati, cannoni o altri armamenti terrestri o aerei; ma ci si trova ad osservare, oltre al campo per le esercitazioni, numerosi impianti con paraboliche e radar, semoventi o su strutture fisse.

Come descrive la rivista periodica della "Mara" ("NRDC-IT Magazine"), ogni attività è collegata all'uso di computer e ad alte tecnologie di comunicazione e monitoraggio satellitare; in 'tempo reale', ad esempio, a computer si sorvolano montagne e deserti, si pianificano blitz, soccorsi e spostamenti di truppe in ogni parte del globo. Queste funzioni di comando nei paesi ovunque siano presenti contingenti della NATO sono la specificità della caserma ed, insieme, sono definite "piena capacità operativa" (FOC).

Un insieme d'attività che contemplano: il supporto a reggimenti in grado di sostenere azioni sul campo (per interventi armati, servizi di sicurezza/difesa e lavori per la ricostruzione d'infrastrutture), la rapida costituzione di nuclei di comando nelle aree operative ove vi è la presenza dei militari della NATO, l'attivazione di varie azioni di "peacekeeping" tese al ristabilimento della sicurezza, la preparazione di numerosi campi con vari programmi d'addestramento per i militar (in particolare per il corpo ufficiali e tecnici) ed infine, in collegamento con le unità militari di analisi delle realtà locali, un sistema di "intelligence" necessario anzitutto per conoscere e quindi per condurre le operazioni sul territorio nel migliore dei modi.

"Ma non vi è solo una trasformazione nelle attività della caserma solbiatese. E' anche in corso un'ampia ristrutturazione che la porterà ad essere la prima base NATO in Italia con infrastrutture ed organizzazione della residenza pari alle grandi basi americane negli Stati Uniti ed in Europa" - scrive il Varese Sociale Forum. "Infatti, è già in atto la costruzione di quello che è stato chiamato "Villaggio Monte Rosa", un vero e proprio paese abitato dai militari e dalle loro famiglie, che prevede: la complessiva costruzione di 227 palazzine, 448 uffici, 3 aree "briefing", sale per congressi, impianti sportivi al coperto ed esterni (piscine, palestra per "body building", sauna, campi da tennis, calcio, basket e così via), centri ricreativi, un centro medico, scuole, sportelli bancari, alcuni negozi ed ampie aeree verdi dedicate a parco, due parcheggi, uno interno per 700 auto ed uno minore esterno. Infine, sono state modificate le vie d'accesso alla caserma e costruite stazioni di controllo per l'ingresso". Il villaggio sorge su un'area di 35 ettari.

"In questi mesi la base NATO sta coinvolgendo con sempre più intensità il territorio, che vede anche la presenza di aziende a prevalente attività bellica quali Agusta ed Aermacchi (a Samarate, Vergiate e Venegono S.), in un'ottica di militarizzazione delle coscienze e legittimazione degli interventi armati" - nota il Varese Social Forum. Una "apertura" della base al territorio si era già intensificata a partire dall'inizio del 2004 con il coinvolgimento di associazioni a carattere ludico, di gruppi di ex-combattenti di vari corpi d'armata e di scuole dei vicini Comuni. Infine, va segnalato che, tra giugno e luglio, gli scout dell'adiacente Busto Arsizio, con la collaborazione di molte parrocchie ed asili della città, hanno raccolto indumenti, viveri e giochi per le famiglie afghane, inviati insieme ai soldati partiti dall'aeroporto di Malpensa, unitamente ad una serie di "cd" musicali e video per i militari già a Kabul e a Herat.

Contributo di Stefano Ferrario

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