Italia: nuove mobilitazioni per lo stop all’acquisto dei caccia F35

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E’ al via la seconda fase della mobilitazione per chiedere al Governo italiano di non procedere all’acquisto dei 131 cacciabombardieri d’attacco F35-JSF e destinare i fondi risparmiati alla tutela dei diritti dei più deboli e allo sviluppo del Paese. “Si tratta di una spesa di circa 20 miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 per lo sviluppo)” - sottolinea la Rete Italiana per il Disarmo che con la campagna Sbilanciamoci!, la Tavola della pace, GrilloNews e Unimondo promuove l’appello “Taglia le ali alle armi e numerose iniziative.

“Anche se il Governo tiene bloccata dalla fine 2009 la decisione definitiva, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35: un programma che ad oggi ci è costato già 1,5 miliardi di euro ne costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei velivoli, arrivando ad un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare il mantenimento successivo di tali velivoli” – afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo. “Siamo quindi in gioco, come partner privilegiato, nel più grande progetto aeronautico militare della storia, costellato di problemi, sprechi e budget sempre in crescita, mentre diversi altri paesi partecipanti - tra cui Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Danimarca e gli stessi Stati Uniti capofila! - hanno sollevato dubbi e rivisto la propria partecipazione” – conclude Vignarca.

“In questo periodo di crisi e di mancanza di risorse per tutti i settori della nostra società, diviene perciò importante effettuare pressione sul Governo italiano affinché decida di rivedere la propria intenzione verso l’acquisto degli F-35, scegliendo altre strade più necessarie ed efficaci sia nell’utilizzo dei fondi (verso investimenti sociali) sia nella costruzione di un nuovo modello di difesa” - aggiunge Giulio Marcon di Sbilanciamoci!. “L'esempio del programma Joint Strike Fighter deve quindi servire come emblema degli alti sprechi legati alle spese militari e della necessità di un forte taglio delle stesse verso nuovi investimenti più giusti, sensati, produttivi” – conclude Marcon.

I promotori dell’appello notano quindi che mentre con le due manovre economiche estive, per pareggiare i conti dello Stato, si chiedono forti sacrifici agli italiani con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, il Governo mantiene l'intenzione di procedere all’acquisto di 131 cacciabombardieri d'attacco F35- Joint Strike Fighter al costo di circa 20 miliardi di euro. Le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini: si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti Locali e alle Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe), ed altri 20 miliardi saranno i tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli aumenti ai dipendenti pubblici e l'aumento dell'IVA che colpirà indiscriminatemante tutti i consumatori.

Il tutto per partecipare ad un progetto di aereo militare "faraonico" (il più costosto della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell'aereo europeo EuroFighter Typhoon.

Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l'acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un'indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro.
”Siamo convinti che in un momento di crisi economica per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo i fondi pubblici per creare presupposti ad una crescita reale del Paese senza gettare i soldi in un inutile e costoso aereo da guerra” – conclude la nota delle associazioni.

Nel dicembre del 2009 le associazioni promotrici della prima fase della campagna di mobilitazione (denominata “ “STOP F35!”) hanno cercato di consegnare al Governo le 20mila firme raccolte col sostegno di oltre 120 organizzazioni contro l’acquisto dei 131 cacciabombardieri F35-JSF.

La seconda fase della mobilitazione contro gli F35 sarà presentata in occasione della Marcia per la pace Perugia-Assisi di domenica prossima, 25 settembre, durante la quale le realtà promotrici dell'appello sensibilizzeranno i partecipanti su come aderire e come rilanciare nei propri territori la mobilitazione. [GB]

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