Italia: 'no' dei vescovi del Piemonte al caccia JFS-F35

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"Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica sorta recentemente sul nostro territorio piemontese relativa all'avvio dell'assemblaggio finale di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri (Novara)" - afferma un comunicato congiunto di Mons. Fernando Charrier (Vescovo di Alessandria - delegato Patorale sociale e il lavoro della Regione Ecclesiastica Piemonte e di Mons. Tommaso Valentinetti (Presidente di Pax Christi Italia) in merito all'assembleggio del caccia di produzione americana Joint Strike Fighter JSF-F35.

L'Italia partecipa al programma di progettazione e costruzione del JSF-F35 come partner di secondo livello avendo finora investito 793,6 milioni di   mentre 139,2 milioni di   sono stati stanziati nella Finanziaria 2007: ma il progetto del Ministero della Difesa è di acquistare 131 caccia per una spesa totale da 20 a 30 miliardi di euro. La spesa prevista per un singolo velivolo è infatti dai 150 a 250 milioni di   l'uno, in funzione delle configurazioni (convenzionale, predisposto per il decollo verticale e a decollo corto per portaerei), degli armamenti connessi e della necessità incessante di aggiornare l'avionica.

Il caccia è in grado di portare testate nucleari come ha riconosciuto lo stesso ministro della Difesa Arturo Parisi - che in un' intervista a Famiglia Cristiana ha affernato che i nuovi aerei caccia-multiruolo F35 (JSF) sono in grado di portare testate nucleari, anche se - ha notato - "non significa che le porteranno".

Il progetto prevede l'assemblaggio degli F35 all'aeroporto militare di Cameri (Novara) e proprio su questo punto sono intervenuti i vescovi i quali ribascono che "la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi ed è per questo motivo che, oltre ai principi etici applicabili all'economia, occorre tenere conto di altri principi più specifici in rapporto alla natura stessa di tali strumenti di distruzione". "La loro produzione, infatti - proseguono i vescovi - manifesta una palese contraddizione tra lo spreco di risorse per la realizzazione delle attrezzature militari e la somma dei bisogni vitali attualmente non soddisfatti e tragicamente presenti in molte parti del mondo. Scienza e tecnologia devono essere poste al servizio della vita e non della morte!". In proposito i vescovi ricordano i pronunciamenti di Paolo VI, ma anche di papa Benedetto XVI.

"Abbiamo, quindi, la speranza - concludono i vescovi - che si arrivi ad un ripensamento e ad una soluzione non temporanea o solo legata ad una questione locale, arrivando a cogliere l'occasione per una riflessione più allargata capace di incidere nella mentalità delle persone singole e delle Istituzioni per renderle capaci di operare delle scelte non dettate dall'interesse e dal potere, ma da una sincera ricerca del bene comune in vista di una Pace finalmente universale".

Già da tempo sul territorio ci si sta mobilitando per tentare di far cambiare orientamento non soltanto alle amministrazioni locali ma soprattutto al Governo. "I caccia Joint Strike Fighters - scrive il tavolo di lavoro di Cameri- sono bombardieri da guerra aerea, trasportatori di bombe e potenziali trasportatori di testate nucleari. Costeranno ai cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l'uno per un totale da 20 a 30 miliardi di euro è prevista l'ordinazione di 131 velivoli!". [GB]

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