E’ stato solo il giorno della retorica

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Foto: Unsplash.com

C’è un’immagine che colpisce in questo 9 maggio 2022 celebrato a Mosca. E’ Putin che omaggia i caduti ucraini della Grande Guerra Patriottica, mettendo i giorni sulla lapide dedicata Kiev, la capitale dell’attuale nemico. Rende onore agli ucraini morti nella lotta al nazismo, considerandoli eroi alla stregua dei giovani russi che in queste settimane occupano l’Ucraina.

Brutta immagine. E’ l’ipocrisia al potere, l’orrore della storia piegata ai propri interessi. Emerge tutto questo per intero lì, in un gesto. Un gesto per altro sottodimensionato, modesto, al di sotto delle attese. Aspettavamo la grande rivelazione putiniana. Il Mondo intero si stava esercitando da settimane ad assorbire quello che pareva “un colpo di maglio” mortale da parte del capo del Cremlino. La fine del Pianeta pareva alle porte. Invece no: due fiori sulla lapide, la solita retorica della liberazione dal nazismo, le minacce ad un Occidente che vuole soffocare la Grande Russia.

Il 9 maggio 2022 ha stabilito che, al di là di ogni ragionevole dubbio, Putin non sa dove andare. L’impressione che fosse così l’avevamo dall’andamento delle operazioni militari. Difficile capire davvero quale sia l’obiettivo di questa “Operazione Speciale” iniziata lo scorso 24 febbraio. L’esercito russo sta forse cercando di isolare l’Ucraina dal mare, ma potrebbe anche forse voler creare un corridoio di continuità fra Crimea e Donbass. Oppure, potrebbe voler far cadere Zelensky, piano che pare all’origine di tutto.Siamo nella mani di un grande “mah”.  Che ritroviamo intero anche nella vaghezza nella posizione russa al tavolo dei negoziati, cioè nelle richieste che Mosca avanza.

Il Cremlino continua a parlare di “denazificazione” dell’Ucraina: un obiettivo vago, che suona solo e banalmente come una conferma del non riconoscimento della legittimità del governo Zelensky. E se Kiev ribadisce al Mondo che il proprio obiettivo è salvaguardare la propria integrità territoriale e Zelensky chiede costantemente a Putin una trattativa diretta, Mosca continua a fare orecchie da mercante, rimandando le richieste al mittente senza rispondere. La fuffa di questa guerra insensata - tutte le guerre lo sono - ha trovato nelle celebrazioni del 9 maggio 2022 la propria certificazione.

Putin voleva fosse il giorno della ”seconda vittoria patriottica”. E’ stato solo il giorno della retorica di un leader confuso e a caccia di consensi interni. Un leader per questo ancora più pericoloso: da questa storia Putin vuole uscire da vincitore. Potrebbe non piegarsi alla logica di una guerra fallimentare e di un’economia in ginocchio. E il colpo di coda potrebbe essere terribile.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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