Disarmo climatico, ora dobbiamo agire!

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Immagine: Atlanteguerre.it

Qualche tempo fa ho sentito un intervento di Roberto Mezzalama. E’ un esperto ambientale, scrive libri e articoli. Con Emergency, ad esempio, si è occupato delle relazioni tra guerre e crisi climatica. Bene: parlando di questo tema, Mezzalama ha spiegato, fra le tante cose, che il Pentagono – cioè le forze armate statunitensi – utilizza in un anno 82,3mlioni di barili di petrolio per le proprie attività. Per capirci: è l’equivalente del consumo di petrolio della Finlandia, che ha 5milioni di abitanti.

Questo esempio rende esattamente l’idea del perché un convegno come quello in scena a Trento dal 27 al 29 ottobre dal titolo "Disarmo climatico" ha non solo un senso, ma è un bisogno vero.

Il rapporto fra guerra e distruzione ambientale e clima si fa sempre più serrato e, soprattutto, evidente. Eppure, non è ancora abbastanza indagato. La nuova fase della guerra in Ucraina, per raccontare cose che ci appaiono più vicine, con l’invasione russa, ha portato nell’immediato conseguenze ambientali che pagheremo per anni. Ha immesso nell’atmosfera tonnellate di Co2 in più. Pensate: un jet militare può arrivare a consumare 12mila litri di carburante in un’ora. Un elicottero da combattimento può consumarne 500. A ciò che si immette nell’aria, dobbiamo aggiungere quello che finisce in basso. Parlo di bombe. Il calore delle esplosioni genera microparticelle inquinanti – ne sanno qualcosa Paesi come il Kosovo, devastato dalle bombe all’uranio impoverito – a causa della polverizzazione dei metalli pesanti. Queste polveri si depositano per secoli e filtrano verso il basso, inquinando le falde acquifere. Contemporaneamente, il calore sterilizza il suolo e l’effetto combinato di tutte queste cose porta alla morte di milioni di animali. Si calcola, che il 90% dei vertebrati presenti in una zona di guerra venga annientato. 

Se vi siete spaventati, fate bene, perché la lista delle conseguenze si potrebbe allungare e di molto. E a fianco di tutto questo, potrei iniziare a vergare l’elenco delle guerre che vengono scatenate per ragioni ambientali. Penso alle desertificazioni che causano lo spostamento di milioni di individui dalle campagne alle città, creando tensioni sociali spesso non gestite. Oppure, alla crisi dell’acqua: prendete il lago Ciad, in Africa, ai confini di Ciad, Camerun, Niger e Nigeria. Dava ricchezza e cibo ai milioni di persone che vivevano lungo le rive. Ora sta scomparendo, alimentando ragioni di conflitto fra popolazioni di pescatori e gruppi di allevatori e creando i presupposti per il trionfo dell’integralismo islamico, che grazie alla miseria trova nuova carne da macello per le proprie battaglie.

Esempi, sono solo esempi di come cambiamento di clima e guerra siano legati. Disarmare il Mondo significa mettere in atto un’altra azione concreta per frenare il disastro ambientale. Non possiamo pensare di migliorare la qualità dell’aria e della terra, senza mettere freno all’industria delle armi e agli eserciti. Non possiamo immaginare di invertire il fenomeno dell’innalzamento delle temperature se non rendiamo trasparente ciò che accade nel mondo militare. Non è concepibile, soprattutto nelle democrazie, che tutto ciò che fanno le forze armate resti misterioso, segreto, altrove. Noi oggi, sappiamo che i governi non sono tenuti a misurare il livello di emissione di Co2 prodotto dai loro eserciti in attività. Sappiamo, che tutto ciò che riguarda esercitazioni, guerre, missioni resta lontano da ogni forma di controllo e di possibilità di intervento. 

Servono azioni rapide e concrete. Dobbiamo smettere di pensare agli eserciti come a un “mondo parallelo” che segue altre leggi. Senza democrazia e pace, l’ecologia non esiste e senza sostenibilità e integrazione con l’ambiente non esiste la pace. Noi apparteniamo al Pianeta. Le guerre – con tutte le loro conseguenze - appartengono solo all’ottusità umana.

Informazioni e programma qui.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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