Onu: fine embargo sui diamanti della Liberia, serve monitoraggio

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Dopo sei anni, nei giorni scorsi il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha tolto il bando sull'esportazione dei diamanti della Liberia, istituito per impedire che la vendita dei cosiddetti "diamanti di guerra" continuasse ad alimentare la guerra civile. La risoluzione, approvata all'unanimità, prevede che il Consiglio riesamini comunque la decisione dopo 90 giorni, ha detto il presidente dell'organismo, l'ambasciatore britannico Emyr Jones Parry.

Dopo 14 anni di sanguinosa guerra civile, nell'agosto 2003 un trattato di pace ha posto fine al conflitto, esiliando l'allora Presidente Charles Taylor. Dopo due anni di governo provvisorio, nel 2005 si sono svolte in un clima pacifico democratiche elezioni. La presidenza di turno del Consiglio dei 15 ha dichiarato che l'odierna decisione promette che la Liberia si unisca presto al Processo di Kimberley. Il processo di Kimberley, iniziato nel 2000 su pressione delle associazioni e delle campagne internazionali, ha condotto all'approvazione nel novembre 2002 dello schema internazionale di certificazione per i diamanti africani che permette di risalire al percorso della pietra dall'estrazione alla vendita.

La campagna internazionale Global Witness "saluta positivamente la decisione" in quanto "il governo della Liberia ha compiuto progressi nei controlli e per prevenire che i diamanti servano ad alimentare conflitti". Ma sottolinea che "l'effettiva implementazione del Processo di Kimberley" e "l'accurato monitoraggio della produzione e del commercio sarà cruciale per assicurare che i diamanti non finanzino le guerre" -riporta un comunicato di Global Witness. "Il governo della Liberia deve assicurare che i suoi sistemi di controllo siano rigorosamente attuati e che ha assunto pieno controllo di tutte le miniere di diamanti". "La cooperazione con altri Paesi produttori di diamanti è essenziale per l'effettiva attuazione del Processo" - conclude Global Witness.

"Il commercio miliardario dei diamanti provenienti da zone di guerra ha finanziato e finanzia ancora oggi guerre civili che in Africa dall'inizio degli anni '90 hanno provocato più di 3,7 milioni di vittime e milioni di rifugiati in Angola, Liberia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo e Costa d'Avorio" - segnalava un comunicato di Amnesty International del febbraio scorso. "Il denaro ottenuto con il commercio dei diamanti ha permesso ai gruppi ribelli in questi paesi di acquistare illegalmente armi e finanziare conflitti devastanti, con la complice indifferenza dell'industria dei diamanti e degli Stati coinvolti". Ancora oggi, seppure in quantità minore, i 'diamanti di sangue' raggiungono le vetrine delle gioiellerie di tutto il mondo sfruttando l'inefficacia degli strumenti di controllo attualmente in atto. [GB]

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