Italia: vietata l'importazione delle pelli di cuccioli di foca

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L'Italia assume una ferma posizione contro l'importazione e la commercializzazione di pelli, pellicce e derivati di foca, un atto concreto contro la strage di oltre 300mila animali ogni anno. Questa mattina il Vice Ministro alle Attività produttive con delega al commercio estero Adolfo Urso, nel corso di una conferenza stampa in presenza della LAV, ha presentato tre importanti iniziative:

1) un suo atto di indirizzo politico, immediatamente operativo e vincolante, rivolto a Ministeri, dogane e Guardia di Finanza, affinché sia rigorosamente applicata la direttiva europea 83/129, modificata dalla Direttiva UE 89/370, che vieta l'importazione e il commercio di "cuccioli" di foca (particolarmente ricercati per il loro manto bianco);

2) un decreto interministeriale, trasmesso in queste ore ai ministri Scaiola (da questi pienamente condiviso) e Tremonti, che prevede anche l'introduzione del regime restrittivo delle licenze per l'importazione di pelli di foca, anche da animali adulti;

3) una Proposta di Legge, depositata alcuni giorni fa dall'on. Maurizio Saia (AN) e sottoscritta da 20 parlamentari, recante una integrazione alla legge 189 del 2004 contro il maltrattamento di animali, affinché:
- il divieto da questa stabilito di importare e commercializzare pelli, pellicce e accessori di cani e gatti (art.2, comma 1), sia esteso alle foche nonché ai loro derivati;
- l'Alto Commissario per la lotta alla contraffazione istituito dalla legge n.80 del 2005, svolga attività di vigilanza e repressione dei fenomeni di violazione dei divieti appena menzionati.

"Queste importanti iniziative mirano a mettere fine al commercio di prodotti di foca, che sono ottenuti uccidendo i cuccioli di pochi giorni o settimane di vita: un'attività crudele e per questo contestata in Italia e in Europa come nel resto del mondo - dichiara Roberto Bennati, responsabile campagne europee della LAV, presente alla conferenza stampa - In alcuni paesi la caccia alle foche è particolarmente crudele, come in Canada, dove è autorizzata l'uccisione di foche di appena 12 giorni di vita e dove è stato documentato lo scuoiamento di animali ancora in vivi! Ma le iniziative annunciate oggi determinano un primo stop all'importazione di prodotti di foca da Canada, Norvegia, Russia e all'attività di trasformazione dell'Italia, oggi economicamente meno rilevante di 10 anni fa quando il valore delle importazioni di pelli di foca era superiore ai 10 miliardi di lire all'anno, sceso oggi a circa 60.000 euro".

"La LAV ringrazia il vice ministro Urso per l'impegno speso in questa importante materia e invita i candidati alle prossime elezioni politiche del 9 e 10 aprile a sostenere con convinzione la Proposta di Legge dell'on. Saia affinché sia tra le prime in discussione a maggio nella nuova Legislatura - ha dichiarato il presidente della LAV, Sonny Richichi - La scelta dell'on. Urso è un importante atto di civiltà e un esempio a livello europeo verso forme di commercio eticamente inaccettabili, che siamo certi i cittadini accoglieranno con grande piacere. Abbiamo iniziato anche a studiare possibili misure concrete contro l'importazione e il commercio di pellicce e pelli di altri animali, prodotte con metodi estremamente crudeli, come denunciato dalla LAV attraverso un'investigazione disponibile su www.nonlosapevo.com ".

L'Italia è stata in passato uno dei maggiori produttori al mondo di articoli e accessori di abbigliamento di foca, ma le campagne si sensibilizzazione dell'opinione pubblica e la conoscenza dei metodi di uccisione di questi animali hanno determinato una condanna dell'opinione pubblica e un crollo del mercato di questi prodotti. La Commissione Esteri della Camera dei Deputati con una Risoluzione aveva già impegnato il Governo italiano, nel febbraio 2004, a prendere provvedimenti contro il commercio delle pelli di foca, estendendo gli effetti di una Direttiva europea applicata solo ai cuccioli inferiori ai dodici giorni di vita.

Attraverso una petizione popolare, la LAV ha raccolto 500.000 firme, in parte consegnate di recente al vice ministro Urso, per sollecitare il divieto di importazione e commercializzazione di pellicce e derivati di foca (grasso, olio, ecc.). Inoltre, la LAV è impegnata a seguire e promuovere l'iter della risoluzione contro la caccia alle foche nel Consiglio d'Europa, risoluzione proposta dall'onorevole Claudio Azzolini e supportata da un Rapporto ufficiale del senatore Lino Nessa, che ha per oggetto i metodi particolarmente crudeli utilizzati in Canada (caccia dopo il 12° giorno di vita della foca, uccisione a colpi di hakapik, foche scuoiate ancora vive, assenza di controlli, ecc.). La discussione della risoluzione è prevista per i mesi di marzo o aprile.

Insieme all'Italia, altre nazioni si sono impegnate a mettere un freno alla caccia alle foche. Gli Stati Uniti hanno affrontato il problema del commercio dei prodotti di foca fin dal 1972, da quando è in vigore il Marine Mammal Protection Act, una legislazione estremamente restrittiva mirata a proteggere le foche e più in generale i mammiferi marini. Il Belgio è stato il primo paese europeo che ha iniziato a discutere un provvedimento di legge volto a proibire l'importazione e la commercializzazione di tutti i prodotti ottenuti dalle foche. Lo scorso gennaio la proposta di legge è stata notificata al WTO e il voto del Parlamento è atteso a breve scadenza. Il Governo olandese ha accolto le richieste di LAV, IFAW e HSUS, decidendo di predisporre un analogo disegno di legge che sarà discusso, e crediamo approvato, entro quest'anno. Il Messico (gennaio 2006) ha vietato l'importazione e l'esportazione di prodotti e derivati da tutti i mammiferi marini, specie alla quale appartengono anche le foche. [GB]

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