Intesa sui GATS e resistenza dei PVS e della società civile sui temi di Singapore

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Nonostante il clima difficile in cui si stanno svolgendo i negoziati della conferenza ministeriale WTO sembra che vi sia consenso tra i paesi WTO sulla parte della bozza di dichiarazione che riguarda i servizi. Una bozza in cui si prevedono livelli progressivamente più alti di liberalizzazione e senza esclusione a priori di alcun settore o modalità.

Apre il primo gruppo di lavoro del WTO sui "Singapore issues" (le regole sugli investimenti, la concorrenza, gli appalti e le facilitazioni al commercio) in una fase di stallo. Sedici paesi tra i quali Bangladesh, Botswana ma anche colossi come India, Cina, Malesia e Nigeria hanno ribadito la loro opposizione ai cosidetti "temi di Singapore" spiegando che sono questioni che non riguardano il commercio. L'India ha ribadito che come nell'ultimo round di Doha non si può avviare una trattativa sulle new issues senza il chiaro si di tutti i membri del WTO. Il Brasile fa capire di essere contro i new issues, suggerendo prima di risolvere i problemi agricoli e poi di trattare i 4 temi separatamente.

Con una marcia per le vie di Cancun si è concluso il Forum internazionale degli agricoltori e degli indigeni che ha chiesto di far uscire l'agricoltura dai negoziati del WTO. Nella dichiarazione finale di sette punti viene spiegato come l'applicazione delle politiche del WTO andrebbero ad aumentare la fame, la pirateria ambientale e quindi l'eliminazione del contadini poveri. Per Via Campesina, organizzazione che raccoglie 60 milioni di agricoltori in tutto il mondo, deve prevalere il principio della sovranità alimentare con criteri di sostenibilità e rispetto delle culture e della biodiversità. Sempre a Cancun la presidente della Commissione internazionale sul futuro del cibo Vandana Shiva ha presentato il "Manifesto sul futuro del cibo" e la Regione Toscana la "Dichiarazione di Firenze".

Dalla Fiera del commercio equo e solidale, Rigoberta Menchu, premio Nobel per la pace, lancia una vera e propria sfida alla multinazionali. "Nel mio Paese 440mila persone hanno perso il lavoro per la crisi del caffe', sono 25 milioni in America Latina, Africa, Asia. Per questi produttori si sono aperte sue strade: la fame o il commercio equo'' - ha commentato la Menchu. Il fair trade internazionale chiede ai governi del Wto ''accordi commerciali che non impediscano l'espansione del commercio giusto'' ma soprattutto chiede ai politici il coraggio di offrire ai popoli del Sud del mondo, attraverso il commercio, la giusta occasione di sviluppo''. Intanto il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo dall'1 al 4 settembre ha approvato il rapporto di Luisa Morgantini su commercio e sviluppo che chiede il sostegno finanziario alle imprese e alle associazioni che praticano e promuovono il commercio equo e che alcuni beni essenziali, quali l'acqua e la terra, non rientrino in una logica puramente mercantile.

Fonte: Latin America in Movement, Altromercato , Campagna Questo mondo non è in vendita.

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