Fsfe: si stralcino le ambiguità sul software

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La Free Software Foundation Europe esprime rammarico per il contenuto del disegno di legge n.72 del 22 marzo 2004, conosciuto anche come Decreto Urbani, come approvato dalla Camera dei Deputati. Esprime rammarico anche per la mancata attenzione da parte dei politici che si sono dichiarati garanti del software libero presso gli ambienti legislativi e che hanno perso un'importante occasione per difenderne i diritti.

Ma andiamo con ordine. Al comma 1 del primo articolo del decreto, il testo prevede l'introduzione di numerosi adempimenti: il loro scopo è verificare che si sia ottemperato agli obblighi di legge derivanti dal diritto d'autore. Nello specifico, il riferimento è a tutte le opere dell'ingegno distribuite via Internet, fra cui evidentemente è compreso il software.

Questi obblighi, che parrebbero introdurre una sorta di "bollino virtuale", costituirebbero un grave impedimento all'attività creativa ed economica di quegli autori che, come accade nell'ambito del software libero, non hanno interesse alcuno a limitare la circolazione del loro lavoro, ma che anzi per propria scelta la incentivano.

"Di nuovo un favore alla SIAE, un'istituzione in rotta di collisione con la modernità e con la libera circolazione del sapere, esattamente come accadde nel 2000 con la legge di riforma del diritto d'autore" commenta Stefano Maffulli, presidente della sezione italiana della Free Software Foundation Europe.

Dunque, la Free Software Foundation Europe avanza due richieste. Con la prima chiede che il comma in oggetto sia emendato affinché gli obblighi di cui sopra non si applichino al software libero e, più in generale, a quelle opere dell'ingegno di cui il legittimo autore abbia esplicitamente autorizzato la copia e la libera distribuzione al pubblico. In alternativa, se l'iter legislativo non può subire ralletamenti derivanti da un dibattito ragionato, la richiesta è quella di stralciare l'intero comma affinché il suo contenuto normativo possa essere trattato più ampiamente e democraticamente in altra sede.

"Del decreto Urbani - aggiunge Stefano Maffulli - ci amareggia non solo il suo contenuto, che costituisce una concreta minaccia al libero mercato e alla comunità degli sviluppatori del software libero. L'elemento che lascia più perplessi è l'atteggiamento di alcuni politici che dichiarano di aver sostenuto con atti concreti le istanze che la FSF Europe porta avanti, ma, vittime di una 'svista', hanno trasformato un decreto limitato e circoscritto in un'arma che mette a repentaglio il lavoro di un'intera comunità di sviluppatori e utenti informatici rispettosi della legge".

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