Commercio più giusto sulla "via del cotone"

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Coltivato da 80 Paesi del mondo, con Usa e Cina che coprono ciascuno un 20% circa della produzione globale, il cotone è forse tra gli esempi più chiari dell'ingiustizia delle regole del commercio internazionale. Libero, a parole, il mercato del cotone è "drogato" dai sussidi: Paesi come Usa e Ue proteggono i propri agricoltori con contributi ad hoc, permettendo loro di abbassare i prezzi di esportazione fino a livelli inferiori ai costi di produzione. E infatti nel 2001-2002 il volume globale dei sussidi per il cotone ammontava a 5,8 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi investiti proprio dagli Usa primi in classifica, 1,2 dalla Cina e 979 milioni dall'Europa. Nello stesso periodo, senza sussidi, i prezzi sarebbero stati più alti del 70%, e dunque i produttori dell'Africa
Subsahariana, che lavorano il cotone della qualità migliore al mondo ma sono costretti a venderlo a prezzi del 50% più bassi, hanno perso negli stessi anni oltre 14 miliardi di dollari.

"Il commercio internazionale vale 3 triliardi di dollari - ha spiegato Susan George, del Transnational Institute di Amsterdam, tra i protagonisti della campagna internazionale Questo mondo non e' in vendita per fermare il Wto a Cancun e oggi di una tavola rotonda a Terra Futura con le botteghe del commercio equo sulle politiche del movimento - ma non può dirsi libero perché controllato per 2/3 dalle compagnie transnazionali che condizionano le politiche delle grandi potenze schiacciando i mercati locali. E' per questo che, per guadagnare i 130mila dollari che un contadino Usa incassa di soli sussidi per produrre cotone, un africano dovrebbe lavorare 600 anni".

Per questo Rete Lilliput, la centrale del commercio equo ROBA dell'Altro Mondo, Mani Tese e la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, che promuovono insieme l'osservatorio sul Wto Tradewatch (http://tradewatch.splinder.it) lanceranno il prossimo 15 aprile a Roma - in occasione della settimana sull'Africa promossa da ong, missionari e Comune di Roma - "La via del cotone", una nuova campagna per denunciare e modificare le regole del commercio internazionale. Si comincia con un dossier con tutti i numeri e le storie dello scandalo, ma anche una mini-borsa tascabile di cotone del commercio equo, contenente una scheda con "i conti in tasca" al Wto.

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