Coca-Cola: boicottaggio all'università bloccato dal Corsera

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Alla proposta degli studenti dell'Università di Roma 3 di sostituire nelle macchinette distributrici i prodotti del marchio Coca-Cola con prodotti del Commercio equo e solidale, approvata dal senato accademico, ha fatto seguito una contro-campagna condotta dal Corriere della Sera: cinque articoli in cinque giorni per costringere l'università a fare marcia indietro, a rinunciare al bando. Secondo l'editoriale di Luigi Sullo di Carta, "il docente di filosofia Marramao, imbarazzato e ignaro delle ragioni del boicottaggio ha deciso di buttarla in corner, dicendo qualcosa di "politically correct" dal punto di vista neoliberista: il mercato ha sempre ragione, e noi ci adeguiamo offrendo concorrenza, invece che monopolio". In cinque giorni di dichiarazioni e contro battute, mai si spiega, ad esempio, che esiste più che il forte sospetto che la Coca Cola abbia perseguitato, licenziato e - dice il sindacato locale - fatto uccidere lavoratori e sindacalisti dei suoi impianti in Colombia.

"Da una parte, grazie agli studenti universitari, viene introdotta anche qui in Italia la pratica di boicottaggio più diffusa negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove sono già decine le Università che hanno deciso di boicottare la Coca-Cola. Dall'altra - dichiara un esponente della Rete di boicottaggio alla Coca Cola- grazie alle Botteghe del Mondo, la Rete di Boicottaggio della Coca-Cola avrà sul territorio romano molte opportunità in più di incontrare i consumatori e di spiegare loro le ragioni del boicottaggio. Nelle botteghe verranno infatti proposte una serie di iniziative di sensibilizzazione e saranno stabilmente presenti i materiali informativi della campagna ed i moduli per la raccolta firme con cui abbiamo già superato le 13000 adesioni al boicottaggio.

''Abbiamo pensato che, in un luogo deputato all'alta formazione, si dovesse cercare di toccare anche le tematiche del profilo etico dei consumi, escludere quei prodotti il cui marchio parla di sfruttamento dei lavoratori o violazione dei diritti umani'' - afferma la Lista che ha proposto la delibera dell'Università di Roma 3. La proposta, presentata al senato accademico dalla lista di sinistra "Ricomincio dagli studenti", è stata approvata all'unanimità circa un mese fa e sarà applicata gradualmente perché bisognerà comunque rispettare i contratti con i fornitori ed esaurire i prodotti già acquistati. Ma ha già suscitato numerose polemiche alle quali gli studenti hanno risposto. Nel comunicato stampa degli studenti si sottolinea tra l'altro che "non responsabile il comportamento del Rettore e di alcuni docenti che hanno fatto dichiarazioni in antitesi con quanto da loro sostenuto in Senato; hanno affermato che la mozione passata in Senato (già a disposizione di tutti i membri con una settimana d'anticipo) sia stata condizionata dalla "stanchezza" dei presenti e dal timore di creare "scintille tra i ragazzi". Gli studenti definiscono inoltre "miope l'atteggiamento di alcuni organi di stampa che hanno presentato la questione come una campagna esclusivamente contro la "The Coca Cola Company" tralasciando la vera natura della delibera approvata: l'esigenza che in un luogo di formazione sia determinante la componente etica come guida nelle relazioni esterne".

Intanto anche "Roma Equa e Solidale", associazione che riunisce la maggior parte delle botteghe del mondo di Roma e del Lazio, ha aderito alla campagna di boicottaggio della Coca-Cola. "L'idea di dare vita a 'Roma Equa e Solidale' - dichiara uno degli aderenti a Roma Equa e Solidale - è nata per favorire le botteghe nel fare rete, cioè per socializzare, scambiarsi informazioni, opportunità, idee e creare eventi comuni come questo . La convinzione di fondo che anima il coordinamento è che lavorare in rete sia più coerente con i principi del mercato solidale e più efficiente nel diffondere la proposta di un'economia diversa, che rispetti la dignità di ogni persona umana. Per questo abbiamo aderito convinti alla campagna di solidarietà con i sindacalisti del Sinaltrainal, oggetto in Colombia di una feroce repressione da parte dei paramilitari, per ribadire che la sfida del commercio equo non consiste nel far entrare nel circuito della moda i prodotti del Sud del mondo, ma nel costruire una alternativa economica reale che riduca l'universo degli esclusi." [GB]

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