Scambio di mondi

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Grafica a cura di Ayla Parisi

ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani

Questo mese nel podcast ALTRO MODO parliamo della rete globale WWOOF, capace di mettere in contatto volontari curiosi e agricoltori che hanno voglia di condividere il loro sapere, e dell’associazione WWOOF Italia, la quale si occupa della parte logistica, oltre che dell’organizzazione di attività per diffondere i valori della rete e proporre momenti di incontro tra i partecipanti.

Per l’associazione WWOOF Italia hanno partecipato Gabriele Taverna e Fabrizio Romagnoli, rispettivamente presidente e consigliere dell'associazione WWOOF Italia.

BUON ASCOLTO! https://open.spotify.com/episode/56iyoz4lO6PpVrCCNkpOMc

Nel 1971, Sue Coppard decide di proporsi come volontaria nelle aziende agricole alla periferia di Londra, un modo per riconnettersi alla campagna e scoprire come venivano coltivati i prodotti agricoli. Forse non immaginava che quel suo desiderio potesse essere condiviso da così tante persone. L’idea, infatti, si diffonde ed evolve fino a diventare una rete globale chiamata WorldWide Opportunities in OrganicFarm, più spesso abbreviata in WWOOF, e che possiamo tradurre come “opportunità nelle fattorie biologiche in giro per il mondo”.

L’idea alla base è semplice: ci sono agricoltori che hanno il desiderio di condividere il loro sapere, di conoscere nuove persone, e si rendono dunque disponibili ad accoglierle. Dall’altro lato troviamo persone intraprendenti che vogliono scoprire il lavoro nelle aziende agricole, sperimentando attività come l’allevamento, la coltivazione e la produzione di alimenti biologici in cambio di vitto e alloggio. 

Soprattutto nei Paesi dove questa pratica è diffusa si è reso necessario instaurare una forma di organizzazione: per gestire offerte e richieste, per assicurare i volontari, per verificare le condizioni di chi lavora e di chi offre lavoro. Per questo motivo, in quasi tutti gli stati in cui la rete è presente esiste un’associazione dedicata. In Italia, ad esempio, dove ci sono circa un migliaio di realtà ospitanti, è attiva dal 1999.

Per comprendere meglio i suoi valori e le opportunità che offre, ho contattato Gabriele Taverna e Fabrizio Romagnoli, rispettivamente presidente e consigliere dell’associazione WWOOF Italia. Oltre ad essere presidente dell’associazione, Gabriele è anche un host, ossia il proprietario di una fattoria che ospita i volontari, chiamati woofers.

G. T. “Vivendo in campagna si sta tanto tempo da soli a lavorare, a fare le proprie cose o comunque con la propria famiglia, e il bisogno di condividere quello che si fa, una cultura del cibo fatto in un certo modo, un approccio all'agricoltura ecologico, penso sia fondamentalmente il bisogno più grande dei contadini. Di portare, una volta che ti fermi, il mondo a casa tua, è un po' quello che ti viene voglia di fare, non avendo più magari il tempo di esplorare, vuoi condividere con gli altri e continui facendo venire le persone a casa tua.

Dall'altra ci sono persone in tutto il mondo che sono interessate alla vita in campagna, che vivono in città o che vivono in contesti comunque dove non vivono praticamente una vita rurale e che quindi hanno voglia di conoscere che cosa vuol dire stare in campagna e avere a che fare con gli animali, cosa vuol dire piantare un'insalata, seminarla, vederla crescere e mangiarla. 

Altri invece vogliono imparare un mestiere e sono sempre di più, giovani o anche meno giovani che, a un certo punto della loro vita, vogliono cambiare e imparare qualcosa di nuovo che si prendono del tempo per andare a fare delle esperienze di wwoofing dove possono effettivamente imparare un mestiere, quindi come allevare le capre, le mucche, fare il formaggio, piuttosto che come coltivare gli ortaggi, i cereali, l'apicoltura.”

F. R. “Gli host si iscrivono alla nostra associazione, dopodiché non automaticamente possono cominciare ad ospitare. Prima, nella maggior parte dei casi, abbiamo tutta una serie poi di coordinatori locali, che sono soci, volontari sui territori che vanno a visitare questo aspirante host prima che lo diventi e gli si spiega per bene che cos'è il WWOOF e si verifica il fatto che pratichi un'agricoltura chiamiamola biologica, chiamiamola naturale, chiamiamola agroecologia, anche se è un concetto più ampio, per noi è il concetto importante.

In Italia, attualmente abbiamo circa un migliaio di fattorie ospitanti, divise su tutto il territorio, dalla Sicilia all'Alto Adige, con una varietà di saperi incredibile, perché chiaramente si passa dalla malga fino ai capperi o alle arance, e in mezzo c'è di tutto. Per cui chi si avvicina a WWOOF ha a disposizione un database umano e pratico fortissimo da cui andare ad attingere a seconda delle proprie esigenze, delle proprie passioni.
 
 Il controllo c'è e c'è anche a posteriori, una delle cose che fa l'associazione è anche quella, insomma, di fare attenzione che le cose vadano bene, ricevere eventuali lamentele, parlare con gli host che hanno avuto delle problematiche o a quei woofer che hanno avuto delle problematiche. I rapporti si sviluppano in maniera singola e autonoma, non siamo noi che mandiamo i woofer alle persone, ma si si contattano tra loro automaticamente. Però nel caso ci siano delle problematiche noi siamo sempre presenti. Questo forse è un po' il tratto distintivo del fatto di essere un'associazione di persone e non una piattaforma online: ci sono delle persone dietro, ci siamo noi dietro, ci sono dei valori che devono essere rispettati e non è una questione “commerciale”, no? Questo è un po' quello che ci differenzia da varie altre piattaforme che ci sono.”

Esistono infatti enti e aziende che offrono diversi tipi di “scambio-lavoro” in giro per il mondo con un modello simile alla rete WWOOF, ma non sempre con gli stessi obiettivi. L’importanza data al valore formativo ed educativo dell’esperienza, a cui l’associazione italiana ha da sempre dato un forte peso, ma anche la trasmissione di una visione dell’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, sono esempi di capisaldi a cui chi decide di partecipare al programma aderisce, e determinano la direzione sia del movimento che delle persone che lo frequentano. Senza dimenticare l’importanza del conoscere e condividere con nuove persone, tratto che traspare dall’entusiasmo con cui Gabriele racconta la sua esperienza come host. 

G. T. “Ospitare è l'idea, prima di tutto, di condividere e di portare il mondo a casa propria. È darsi la possibilità di arricchirsi condividendo la propria vita con le altre persone e trasmettendo quello che si fa. Poi non è sempre facile, ovviamente avere delle persone che vengono a vivere a casa  propria, però anche per i bambini è un'occasione di conoscere altre lingue, di conoscere altre culture, di fare esperienza. Loro sono sempre molto entusiasti delle persone che vengono.

Noi non abbiamo una vera e propria azienda agricola, abbiamo un piccolo podere dove abbiamo un grande orto in cui cerchiamo di produrre più cibo possibile, abbiamo delle galline, abbiamo un paio di cavalle che pascolano intorno nei prati. Le attività sono varie, cerchiamo di coinvolgere il più possibile i woofers in base anche ai loro i loro bisogni e a quanto vogliono poi effettivamente coinvolgersi nel progetto. Ci sono persone che vogliono effettivamente vedere tutto quello che fai, vogliono essere delle spugne e cercano ogni momento possibile per imparare qualcosa, che è una cosa bellissima, altri invece lo vedono più come un modo comunque di fare una vacanza, sono interessatissimi, hanno voglia di dare una mano, però cercano di avere più i loro spazi. 

La nostra vita non è solo la campagna e gli animali, ma è anche andare dai nostri amici a fare cose divertenti, andare al lago ogni tanto, andare a camminare in montagna, quando possiamo condividiamo anche questo, non è solo il momento in cui si sta nei campi. Ogni nazione ha sfaccettature culturali leggermente diverse che danno un proprio approccio, in Italia da sempre si è cercato di dare molta rilevanza e molta importanza all’aspetto educativo. Nel nostro statuto gli host sono centri educativi, la nostra missione è principalmente quella di trasmettere delle conoscenze attraverso la condivisione.” 

Per riunire le varie associazioni mondiali, nel 2013 è nata la Federazione delle Organizzazioni WWOOF, così da mettere in contatto le diverse realtà e promuovere istanze comuni, oltre che diventare un punto di riferimento logistico per quegli stati che vogliono essere parte della rete WWOOF ma non possono permettersi un’associazione dedicata. 

Oltre all’organizzazione logistica dell’ospitalità e l’impegno con la federazione globale, l’associazione WWOOF Italia dà grande importanza all’aspetto di comunità, proponendo attività che possano riunire e coinvolgere i soci dell’associazione. Queste occasioni spesso vengono sfruttate per promuovere la salvaguardia di pratiche agricole alternative, un tema importante dato che lo sviluppo di un modello di agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente è da sempre, assieme alla condivisione, una colonna portante della rete WWOOF. 

G. T. “Wwoof Italia ha portato la propria visione e il proprio modo di vedere il Wwoof all'interno della Federazione. Da sempre ha cercato di influenzare un po' tutta quella parte che vedeva magari più lo scambio lavoro con il valore della condivisione, del superare il concetto del lavoro e dell’importanza della formazione e dell'aspetto educativo del Wwoof.”

F. R. “Ci sono tanti saperi nell'agricoltura tradizionale, nell'agricoltura contadina che piano piano stanno sparendo. Per cui il fatto di avere ogni anno migliaia e migliaia di giovani che invece vanno a casa di contadini e in maniera pratica imparano delle cose da loro è un piccolo tassellino, che anche come associazione vogliamo mettere, per fare in modo che tutto questo immenso patrimonio non vada perso perché lo riteniamo importante. Non tanto per una curiosità storica del mantenerlo vivo, ma perché secondo noi è proprio anche una risorsa per il futuro: continua a rimanere una risorsa per il futuro sapere come si sgrana un fagiolo, come si può mietere il grano in maniera non meccanica, come lavorare i campi con gli animali, come conservare i semi, tutte cose che nell'agricoltura moderna vengono un po' tralasciate penso che come associazione il contributo nostro, che è quello educativo, quello formativo, sia molto importante da portare avanti.

Per noi come associazione forse una delle cose più soddisfacenti in assoluto è quando qualcuno fa il percorso che ha fatto Gabriele, ovvero partire da woofer e arrivare a host. Questo per noi vuol dire che i semi che abbiamo piantato, che abbiamo contribuito a mettere giù, hanno dato qualche frutto, e qualcuno è tornato a fare l'agricoltore, il pastore, l'allevatore anche grazie a tutto quello che ha imparato attraverso attraverso il WWOOF e quello è molto gratificante, perché alla fine vuol dire che c'è un senso in quello che stiamo facendo.” 

Dagli anni ‘70 la rete WWOOF propone esperienze di condivisione e scoperta attraverso il lavoro in contesti agricoli attenti all’ambiente. Riesce in questa impresa grazie al lavoro delle reti locali, come l’associazione WWOOF Italia che, dal 1999, ha diffuso e aiutato ad espandere il movimento WWOOF nel nostro paese.

Che lo si veda come un modo per viaggiare, per scoprire o per imparare, l’esperienza come woofers o come hosts è un modo per incontrare persone caratterizzate da una sensibilità condivisa e mostrare reciprocamente per qualche tempo i propri mondi, con la speranza di arrivare infine a costruirne uno migliore.

Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.

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