Se le istituzioni stanno dalla parte giusta

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Ho conosciuto personalmente la nuova presidente della Camera Laura Boldrini in uno dei suoi tantissimi incontri in giro per l’Italia. Ancora prima però l’avevo conosciuta leggendo il suo libro “Tutti indietro”, una sorta di diario di viaggio della sua esperienza come portavoce dell’UNHCR in Italia. Ne avevamo parlato ovviamente anche su Unimondo. Boldrini è il volto che con più forza ha denunciato la politica dei respingimenti del governo Berlusconi, criticando senza falsa moderazione lo stile, il linguaggio e i provvedimenti concreti dell’allora ministro dell’interno Maroni che si vantava di essere “cattivo” con gli immigrati. Per la destra Laura Boldrini è semplicemente “comunista”. Peccato che il suo punto di riferimento sia la Costituzione e quei trattati internazionali che il nostro paese ha sottoscritto liberamente e che traducono in diritti quel senso di umanità comune a tutte le persone di buona volontà. Soccorrere in mare un naufrago è un dovere morale non negoziabile. Intanto però il Mediterraneo è un cimitero di esseri umani come noi, forse migliori di noi.

Ci sono dei “diritti in quanto tali che non possono essere elargiti col ricatto del dovere e che non possono conoscere limiti, altrimenti diventano privilegi”, come ha affermato nel suo discorso di insediamento il presidente del Senato Pietro Grasso. Non possiamo non felicitarci di queste parole.

Gli ultimi, i marginali, i derelitti vengono ricordati dai sommi scranni delle istituzioni repubblicane. Questi discorsi saranno il canto del cigno di una legislatura nata morta? Intendiamoci, è una patologia della nostra politica il fatto che i gestori delle dinamiche parlamentari (fatte di cavilli, commi, interpretazioni regolamentari) siano due esponenti della cosiddetta “società civile”: purtroppo invece abbiamo bisogno di simboli visto che la casta degli eletti gode di una bassissima fama.

Comunque sia, per uno spazio temporale non si sa quanto lungo, le istituzioni rappresenteranno i valori in cui crediamo e per cui ci battiamo: pace, cooperazione internazionale, sviluppo umano integrale perché capace di imparare dalle differenze, lotta per un diritto universale perché basato sulla comune appartenenza al genere umano, rispetto e salvaguardia dell’ambiente, legalità che significa libertà per tutti.

La politica italiana può franare da un momento all’altro. Tuttavia non devono essere sottovalutati i messaggi positivi: da qualche parte, su qualche pietra solida bisognerà pur iniziare a ricostruire.

Piergiorgio Cattani

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