Dall’Arabia Saudita al Kenya espulsioni di massa di migranti e profughi

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Dopo aver concesso sei mesi di tempo a 8 milioni di lavoratori immigrati per regolarizzare la loro posizione, l’Arabia Saudita ha deciso di espellere tutti quelli che non avevano avuto il tempo di soddisfare i requisiti amministrativi: 4 milioni di persone, principalmente di origine africana, indiana o dello Yemen.

In una settimana, centinaia di migliaia di lavoratori immigrati hanno lasciato il paese. I tumulti scoppiati nel quartiere povero di Riyadh hanno causato almeno due morti e 68 feriti gravi. La polizia ha arrestato 561 stranieri, mentre sauditi armati di mazze da baseball, linciavano degli etiopi.

Domenica mattina, centinaia di lavoratori immigrati hanno preferito consegnarsi alla polizia piuttosto che rischiare di essere assassinati.

Oltre a una pesante multa, i lavoratori irregolari rischiano 2 anni di prigione.

Per placare le tensioni, il ministro del lavoro ha annunciato che l’amministrazione avrebbe accettato i documenti, anche se giunti in ritardo; per la maggior parte degli immigrati però è impossibile recuperare i documenti necessari.

L’economia saudita è completamente paralizzata a causa di questa espulsione di massa. Il governo ritiene che grazie all’adozione di questa misura si libereranno dei posti di lavoro per i sauditi, anche se è improbabile che i sudditi del re Abdallah accetteranno di raccogliere i rifiuti o di costruire strade.

Preoccupata per la loro sicurezza, l’Etiopia ha annunciato l’intenzione di facilitare il rientro di duecentomila donne di servizio.

Secondo quanto dichiarato dall’ONU, lo Yemen, già molto instabile, non potrà sopportare il ritorno di 400.000 persone.

Fonte: pressenza.com

APM critica l’accordo per il rimpatrio dei profughi somali

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha aspramente criticato il piano del governo keniano di rimpatriare oltre un milione di profughi somali. Il rimpatrio dei profughi in un paese che è ancora lontano dal poter essere considerato sicuro è disumano e irresponsabile. In Somalia addirittura la capitale Mogadiscio è pericolosa, soggetta a costanti attentati e omicidi politici. Le autorità somale non sono in grado di sistemare in modo umano nemmeno i 369.000 profughi interni rifugiatisi a Mogadiscio, impensabile l’accoglienza e l’assistenza a ulteriori 1,1 milioni di persone.

In seguito alla mediazione dell’Alto Commissariato per i Profughi dell’ONU (ACNUR), il Kenya e la Somalia hanno firmato lo scorso 9 novembre un accordo per il rimpatrio volontario dei profughi somali. In Kenya vivono attualmente 610.000 profughi somali con regolare permesso e circa altri 500.000 profughi clandestini. Il criticato programma di rimpatrio dovrebbe concludersi in tre anni. Dopo l’attacco terroristico a un centro commerciale avvenuto nel settembre 2013 e in cui morirono 67 persone, il governo di Nairobi ha chiesto un rapido rimpatrio dei profughi. Joseph Ndathi, governatore della regione al confine con la Somalia, è addirittura arrivato a definire i profughi “una minaccia per la sicurezza del paese”.

La Somalia è distrutta da due decenni di guerra civile e la situazione nel paese, soprattutto nelle regioni extra-urbane, continua ad essere estremamente pericolosa. La decisione dell’organizzazione umanitaria “Medici senza frontiere” di lasciare il paese per mancanza di sicurezza per il proprio personale dimostra la gravità della situazione. Solo lo scorso 8 novembre vi è stato un altro attentato a Mogadiscio, nel quale sono morte quattro persone.

Finora solo 30.000 profughi somali hanno lasciato volontariamente il Kenya e l’Etiopia per tornare nel proprio paese. Più di 400.000 profughi continuano a vivere in condizioni più che precarie nei campi di Dadaab, una città di tende in una regione estremamente povera e semidesertica del Kenya, vicino alla frontiera con la Somalia. Nel luglio 2013 la Corte Suprema del Kenya aveva dichiarato come incostituzionale il piano del governo di deportare nei campi di Dadaab tutti i profughi somali, inclusi quelli che avevano raggiunto le grandi città del Kenya.

Fonte: gfbv.it

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