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Vignette anti-Islam: dai Balcani appelli contro le violenze
Religione
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right mediumPur essendosi registrate proteste e manifestazioni anche in diversi Paesi dei Balcani in seguito alla pubblicazione su un giornale danese delle vignette su Maometto, dalla "polveriera d'Europa" giungono anche diversi appelli contro l'intolleranza e la violenza - riporta l'Osservatorio sui Balcani.
Le comunità islamiche bosniaca e croata hanno pubblicato un appello per la convivenza pacifica e contro l'intolleranza. Questa dichiarazione, definita dal quotidiano croato Jutarni List come la "dichiarazione che merita sostegno incondizionato" è stata pubblicata di recente sui giornali locali in Bosnia e Croazia. In tale dichiarazione i due leader islamici, esprimendo il cordoglio per le vittime degli attentati di New York, Madrid e Londra, delineano i passi da farsi per giungere ad un miglioramento dei rapporti tra Europa ed Islam. Da un lato la dichiarazione auspica l'uguaglianza dell'Islam nel contesto europeo con la possibilità di avere scuole religiose e sviluppare partiti politici di ispirazione islamica, dall'altro lato la stessa dichiarazione obbliga i musulmani europei a rispettare i diritti dell'uomo, il contratto sociale, riconoscere la ricchezza delle diverse tradizioni religiose e culturali e soprattutto sviluppare la consapevolezza del contesto secolare in cui si trova ad esistere la religione al giorno d'oggi - riporta da Sarajevo Massimo Moratti. Allo stesso tempo i musulmani europei chiedono la protezione da ogni forma di violenza, islamofobia e genocidio. Tale documento, come lo stesso Jutarni List riporta, mira ad evitare lo scontro di civiltà e a definire il contesto in cui la comunità musulmana possa vivere quanto più possibile in conformità con le norme secolari europee senza che per questo essa si debba sentire minacciata.
Nelle scorse settimane si erano verificato in osnia Erzegovina proteste per le vignette sull'Islam. Ma al fianco dei manifestanti non vi sono i capi religiosi e il leader della comunità islamica ha chiesto di 'astenersi dalle violenze e dalle proteste'. "L'Islam è contro la violenza e a favore della coesistenza" - ha affermato Reis-ul-Ulema Mustafa Ceric, che nei giorni precedenti aveva condannato le vignette.
Simili reazioni sono giunte dal mondo politico, che ha preso le distanze dalle proteste: il membro bosgnacco della presidenza Sulejman Tihic e principale esponente del SDA ha scelto di non cavalcare la tigre della protesta islamica. Tihic si è incontrato con gli ambasciatori di Danimarca e Norvegia per esprimere la propria disapprovazione nei confronti delle vignette, ma allo stesso tempo ha fatto appello ai cittadini di fede islamica affinchè non partecipassero alle proteste. La Presidenza del consiglio dei ministri ha condannato l'episodio delle bandiere bruciate e espresso il proprio dispiacere che le proteste fossero rivolte anche contro la Croazia, sottolineando che erano stati proprio i leaders croati tra i primi a condannare le vignette blasfeme e la pubblicazione su Nacional.
Pur sottolinenando "offesa e provocazione dei sentimenti dei musulmani", un chiaro invito contro la violenza è arrivata anche dalla Comunità islamica albanese: "Vi invitiamo a non diventare prede di queste provocazioni che vogliono il male dell'Islam, del futuro dell'Europa e della pace nel mondo. La reazione dei musulmani deve essere matura perché la nostra fede non ci permette di rispondere a questi attacchi con le stesse armi". Nei giorni scorsi in seguito della dichiarazione del ministro degli Esteri spagnolo che ha chiesto a Tirana di inviare un messaggio di moderazione ai paesi islamici i partiti dell'opposizione albanese hanno rifiutato l'etichetta di "Paese islamico" ricordando che "l'Albania non si deve immischiare nella questione". Il dibattito si è poi trasferito sui media con posizioni spesso molto distanti fra gli opinionisti, alcuni dei quali hanno giudicato la richiesta spagnola come "scioccante" o addirittura "offensiva".
La pubblicazione delle caricature di Maometto su un settimanale croato ha suscitato preoccupazione e il premier croato Ivo Sanader si è affrettato a condannare il gesto definendo la pubblicazione delle caricature su Maometto come "un comportamento redazionale sbagliato". L'Associazione dei giornalisti croati ha definito la questione come un "gettare benzina sul fuoco" e ha espresso il proprio disaccordo con la pubblicazione delle caricature in discussione. L'organizzazione considera che la libertà di stampa non sia senza frontiere e che essa termini là dove inizia la libertà e l'inalienabilità dei diritti degli altri.
I quotidiani bulgari le hanno invece pubblicate per "testare le possibilità di coesistenza tra occidente e mondo islamico". Anche in Bulgaria è acceso il dibattito sulle caricature di Maometto. Per il direttore di una rivista in lingua turca pubblicata a Sofia "i media bulgari dovevano mostrare tolleranza, piuttosto che queste caricature".
In Romania la stampa nazionale ha deciso di non pubblicare le vignette che hanno incendiato il mondo islamico. I giornali romeni, in seguito alle indicazioni del Presidente del paese, Traian Basescu, nonché le raccomandazioni del Club romeno della stampa - istituzione che raccoglie tutti i giornalisti del Paese - hanno scelto di non pubblicare (salvo un'eccezione) le vignette che raffigurano il profeta Maometto e che hanno offeso milioni di musulmani del mondo intero. In questo periodo di manifestazioni anti-occidentali, il dibattito sulla pubblicazione o meno delle vignette si è acceso anche a Bucarest. Sono stati numerosi i mass media che sui propri siti web hanno promosso forum di dibattito che spesso partivano dalla domanda "Responsabilità e libertà della stampa o protezione delle sensibilità religiose?".
Va ricordato che la Romania ha soldati in Iraq, Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Etiopia, Georgia, Congo e le istituzioni sono preoccupate che le violenze possano coinvolgere anche propri concittadini. A Bucarest il Segretario di stato nel ministero degli Esteri Lucian Leustean, ha invitato in udienza gli ambasciatori del Libano, Siria, Iran e della Palestina per ribasire la posizione del ministero degli Esteri romeno secondo il quale "la Romania condanna le manifestazioni violente contro le sedi delle missioni europee nei paesi arabi", e ha sottolineato che le differenze si affrontano con il dialogo e il rispetto reciproco. La rabbia che si è propagata a catena in molti Paesi arabi ha avuto eco anche in Romania, dove non si sono verificati mai problemi tra la maggioranza cristiano-ortodossa e la comunità musulmana. Anche quest'ultima (composta da circa 70.000 persone) si è mobilitata lanciando una campagna contro quella che considerano "una denigrazione dell'immagine del Profeta Maometto". [GB]