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Srebrenica: memoriale della strage e nuove tensioni
Religione
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All'indomani delle celebrazioni di Potocari, la comunità serba ha ricordato le proprie vittime. E' stata rimandata invece l'inaugurazione del monumento ai soldati serbi a Kravica, luogo di fucilazioni di massa dei prigionieri bosniaco musulmani nel luglio '95 - riporta Nezavisne Novine. Con una funzione solenne e il servizio liturgico nella chiesa dedicata alla santissima Madre di Dio, officiata dal vescovo di Tuzla-Zvornik Vasilije, alla presenza di rappresentanti della Republika Srpska e delle famiglie degli uccisi, si sono conclusi ieri i "Giorni di San Pietro a Srebrenica". Presso il cimitero militare di Bratunac si sono celebrate la commemorazione e le esequie dei Serbi che nel corso della scorsa guerra in Bosnia Erzegovina sono stati ammazzati nel territorio dei comuni di Srebrenica, Bratunac, Milici e Skelani. Alla commemorazione di Bratunac non ha partecipato nessun rappresentante della comunità internazionale, nonostante tutte le Ambasciate in Bosnia Erzegovina e le organizzazioni internazionali fossero state invitate. Borislav Paravac, membro dell'Ufficio di Presidenza bosniaco, ha dichiarato ieri a Srebrenica che non bisogna prendere in considerazione gli avvenimenti di Srebrenica solamente attraverso le uccisioni dei Bosgnacchi [Bosniaco Mulsulmani, ndt] in questo territorio, ma che bisogna tenere a mente anche le vittime serbe. "Una tragedia non deve essere isolata dall'altra. Tutti i villaggi serbi a Srebrenica sono stati incendiati nel 1992", ha dichiarato Paravac.
I cronisti dell'Osservatorio sui Balcani presentano la cronaca delle celebrazioni tenutesi a Potocari per ricordare il decennale della strage di Srebrenica. Una giornata grigia e umida ha accolto oltre 50.000 persone, provenienti dalla Bosnia Erzegovina e dal mondo intero, giunte a Srebrenica per ricordare presso il Centro Memoriale di Potocari il decennale del massacro del luglio '95. Fin dalla prima mattina, le strade che da Tuzla conducono a Srebrenica erano intasate da lunghe code di veicoli. La gente dei villaggi della zona ha osservato la lunga fiumana passare accanto alle proprie case. Grossi striscioni bianchi, in diverse lingue, ricordavano ai lati delle vie "il genocidio, vergogna d'Europa". La celebrazione era stata preceduta dai peggiori auspici. Nei giorni scorsi, ignoti avevano posto dell'esplosivo nei pressi del Memoriale. La stampa bosniaca aveva dato voce a ipotesi contraddittorie sui possibili autori dell'attentato, sventato da una segnalazione. La polizia della Republika Srpska, che aveva il compito di garantire la sicurezza sul terreno, ha schierato i propri uomini su tutto il percorso che porta al Memoriale. All'entrata del Centro, metal detector e perquisizioni passavano al setaccio tutti quelli che volevano accedere. La cerimonia è iniziata con una visita, condotta da rappresentanti delle oltre 50 delegazioni ufficiali presenti, all'ultima fossa comune scoperta, quella di Budak, proprio vicino a Potocari.
Lunedì 11 luglio la manifestazione delle Donne in Nero, organizzata a Belgrado per commemorare il decennale di Srebrenica, è stata attaccata da esponenti dell'ultra destra serba. "Dopo una ventina di minuti, circa 25 contromanifestanti neo-nazisti hanno cominciato a gridare "Coltelli, cavi elettrici, Srebrenica", "La Serbia ai Serbi", facendo gesti "Heil Hitler" e insultandoci" - riportano le Domem in Nero. "Qualcuno ha lanciato un lacrimogeno nel centro del nostro cerchio, che è esploso spargendo il gas verso una parte del nostro cerchio. Mentre le persone sull'altra parte del cerchio sono rimaste al loro posto, quelle colpite dal gas sono state costrette a scappare verso il teatro, seguite dai contro-manifestanti. Dopo una decina di minuti, sono arrivate speciali forze di polizia per proteggerci. Mentre ci preparavamo ad andarcene, i contro-manifestanti gridavano "Ci sarà una prossima volta", "Nessuno vi potrà proteggere", e "Sappiamo dove abitate". Un gruppo di attiviste sono state scortate dalla polizia fino all'ufficio delle Donne in Nero, controllato nella notte dalla polizia".
Nei giorni precedenti i deputati radicali avevano accusato le ONG di campagna anti-serba su Srebrenica: le tensioni tra le diverse formazioni politiche si fanno sempre più sentire in un Parlamento incapace di votare una risoluzione di condanna del massacro del luglio '95. I rappresentanti dei Radicali (SRS), del Partito democratico di Serbia (DSS) e del Partito socialista di Serbia (SPS) hanno accusato di campagna anti-serba le organizzazioni non governative (ONG), come anche la direttrice esecutiva del Fondo per il diritto umanitario Natasa Kandic per le sue condanne non provate di Tomislav Nikolic, nuovo presidente dei radicali, per il crimine commesso nel villaggio Antin, in Croazia. Il dibattito è stato aperto da Aleksandar Vucic (SRS), che ha spiegato che Natasa Kandic accusava Nikolic pur avendo allo stesso tempo riconosciuto, nel corso di una trasmissione televisiva, che le sue uniche prove erano delle voci messe in giro da "pazzi, ladri e banditi". Dragoljub Kojcic (DSS) ha avanzato l'ipotesi che esista una campagna anti-serba diretta contro gli interessi dello Stato, condotta dalle ONG "le quali, viste le loro fonti di finanziamento, possono essere considerate dei centri di potere esterni al nostro Paese". Kojcic ha proposto la formazione di una "commissione incaricata di fare il punto su Srebrenica, riguardo alle insinuazioni delle ONG sul ruolo della Serbia". In merito allo scacco della risoluzione parlamentare relativa a Srebrenica, il Presidente dell'Assemblea Markovic dice di essere "disgustato dai tentativi di una parte dei deputati di servirsi delle vittime a fini politici". Ha anche domandato a tutti i deputati di fare attenzione ai loro discorsi e di non offendere nessuno, altrimenti la dignità dell'Assemblea sarebbe stata rimessa in causa. [GB]