Slovenia: cresce l'islamofobia

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La guerra al terrorismo si fa sentire anche in Slovenia, il piccolo stato alpino che tra pochi mesi entrerà a far parte dell'Unione Europea. Il progetto della comunità musulmana di Lubiana di costruire una nuova moschea nel centro cittadino ha trovato la dura opposizione non solo del Partito Nazionale Sloveno (SNS), a destra nel panorama politico sloveno, ma anche di alcuni membri del conservatore Partito della Gente Slovena (SLS), parte dell'attuale coalizione di governo di centro-sinistra che hanno raccolto 11.000 firme per indire un referendum in proposito.

L'ondata di sospetti popolari scatenata dagli attacchi del settembre 2001 nelle città statunitensi è rimasto un argomento di conversazione quotidiana in Slovenia. In particolare si sottolineano spesso i presunti legami tra le comunità islamiche ed il terrorismo internazionale. Lo scorso dicembre Zvone Panko, membro dell'SNS, parlava della costruzione di una moschea come la "creazione dell'infrastruttura per il terrorismo".

Contro l'indizione del referendum si è dichiarato Danica Simsic, sindaco della capitale slovena, che ha ribadito come l'iniziativa non sia in linea "con la nostra costituzione perché limita il fondamentale diritto di libertà di espressione della propria fede e del proprio sentimento religioso, lede il principio di eguaglianza di tutte le comunità religiose e di eguaglianza di fronte alla legge".

Dubbi sul fatto che effettivamente si svolgerà un referendum sono stati espressi anche dal mufti di Lubiana, Osman Djogic, il quale ha sottolineato come "un referendum del genere metterebbe la Slovenia in cattiva luce non solo nei confronti dei 51 paesi a maggioranza musulmana, ma anche in tutti gli stati democratici". [DS]

Altre fonti: Radio Free Europe

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