Schiavitù, le donne dicono basta

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“La tratta delle persone è proprio la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo!”. Lo ha ricordato papa Francesco nel suo primo Messaggio urbi et orbi a Pasqua. Lo ha ribadito il 9 aprile all’udienza con il segretario generale della Nazioni Unite Ban-Ki-Moon. Il fenomeno del traffico degli esseri umani sta particolarmente a cuore alla Chiesa. Una piaga scavata in profondità in tutte le aree del mondo.

Fino al 12 aprile l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc) si è riunita a Città del Messico per la quinta Conferenza dedicata al problema della tratta di esseri umani. Attraverso il riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, l’obiettivo della conferenza - come ha spiegato la presidente mondiale dell’Umofc Maria Giovanna Ruggieri - è di sensibilizzare le comunità ecclesiali, ma anche le diverse realtà sociali, per capire le varie dinamiche di questo fenomeno del quale le donne, insieme ai bambini, rappresentano le prime vittime. Organismo unico nel suo genere, l’Umofc ha una storia longeva: è nato nel 1910 e oggi riunisce 90 organizzazioni di tutto il mondo, riconosciute dalle Conferenze episcopali dei vari Paesi, con lo scopo di promuovere le attività e la partecipazione delle donne nella società e nella Chiesa.

Secondo indagini recenti, si calcola che a livello mondiale circa 800mila persone ogni anno vengono sottoposte alla tratta oltre i confini del proprio Paese. Senza poi contare quelle che la subiscono all’interno delle loro Nazioni. Per il crimine organizzato, il traffico di esseri umani è la terza fonte di guadagno, dopo il traffico delle armi e quello della droga. Una piaga scavata in profondità in America latina. In modo particolare in Messico, dove il traffico è legato soprattutto alle migrazioni verso il Nordamerica: donne e bambini messicani ma anche di altri Paesi sudamericani - come El Salvador, Nicaragua, Ecuador - di passaggio in Messico come irregolari, con il sogno di oltrepassare la frontiera con gli Stati Uniti, cadono nella trappola delle reti dei trafficanti che, approffittando della loro vulnerabilità in quanto irregolari, li costringono alla prostituzione, allo sfruttamento sessuale e lavorativo, a uno stato di vera schiavitù. Fra il 2005 e il 2008 sono stati scoperti e indagati più di 300 casi di persone vittime della tratta: 22 di loro erano straniere.

Un problema in allarmante crescita in Messico è il turismo sessuale infantile: secondo i dati del Governo, ogni anno 20mila bambini messicani diventano vittime dello sfruttamento sessuale nelle zone di frontiere e in quelle più turistiche. Alcuni mesi fa, il Senato della Repubblica ha rivelato un dato agghiacciante: in media ogni ora in Messico scompaiono dai tre ai quattro bambini: nella tratta dei minori il Paese nordamericano detiene il triste primato in tutta l’America latina. A giugno del 2012 l’ex presidente messicano Felipe Calderón ha approvato una specifica legge contro la tratta degli esseri umani, per prevenire e punire questo reato e proteggere le vittime: con questa legge, ha spiegato Calderón, si sono colmate le lacune legali che permettevano ai delinquenti di approfittare dell’impunità.

Accanto allo Stato, alla giustizia, alle reti sociali, ai mezzi di comunicazione, la Chiesa ha un ruolo fondamentale nella battaglia contro la tratta, anche attraverso l’opera delle missioni. E, poi, la cooperazione interreligiosa: alla Conferenza di Città del Messico un focus rilevante è stato dedicato alla necessità di un dialogo aperto tra le diverse chiese - in particolare in un Paese come il Messico dove il percorso ecumenico è ancora in fase arretrata - per unire le forze e combattere tutti insieme contro la piaga della schiavitù moderna.

Giulia Cerqueti

Fonte: Famigliacristiana.it

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