La strage nascosta

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L’Ucraina ha ritrovato la sua indipendenza nel 1991. Il giovane, nuovo stato, dopo il crollo del sistema sovietico cerca con fatica di affermare la propria indipendenza ed identità nazionale nell’ambito europeo. Per raggiungere questo obiettivo e affrontare il presente con una prospettiva migliore per il futuro, deve imparare dal suo passato. A tale scopo “fa memoria” ogni anno, nell’ultima domenica di novembre, del genocidio ucraino, accendendo una candela simbolica durante la preghiera ecumenica. Questo rito viene ripetuto in ogni casa.

E' vero che, dopo le elezioni presidenziali del 2010, il Presidente filorusso Victor Yankovich, nel suo primo incontro con la Comunità Europea a Bruxelles, ha cercato di convincere l’Europa che quell’orribile genocidio programmato e pianificato dal potere di Stalin e dai suoi collaboratori, era pura invenzione.

Ma è certo invece che negli anni 1932-1933 il popolo ucraino subì la più grande tragedia della sua storia. In due anni morirono oltre 7 milioni di uomini, donne e bambini. Questa catastrofe nazionale non fu il risultato di una qualche calamità naturale, ma l’orribile esito della politica pianificata scientificamente dal regime sovietico, sotto la guida di Josif Stalin, per annientare la libertà del popolo ucraino.

Milioni di persone morirono come conseguenza della privazione dei mezzi di sostentamento necessari per vivere, privazione voluta dalla crudele ed intenzionale politica posta in atto da Stalin per punire gli ucraini, “colpevoli” di essersi opposti alla forzata collettivizzazione dell’agricoltura e alla distruzione del proprio patrimonio religioso, culturale e scientifico. Per questo Stalin decise di annientare gli ucraini contrari alla sua politica, privandoli dei mezzi di sostentamento indispensabili. Questa fu “la Grande Carestia” (Holodomor).

Esistono testimonianze inequivocabili e certe sulle intenzioni criminali del governo centrale dell’Unione Sovietica, il quale requisì il grano ucraino, ne esportò in Occidente 1.700.000 tonnellate e controllò severamente le frontiere dell’Ucraina, impedendo alle vittime della carestia di raggiungere la Russia o altri paesi in cerca di pane. Il governo di Mosca rifiutò, inoltre, le proposte di aiuto che arrivarono dai fondi internazionali per portare soccorso alle vittime della carestia, negando, addirittura, l’esistenza della stessa.

Il noto storico britannico Robert Conquest nella sua opera “Raccolto di dolore” (The Harvest of Sorrow) descrisse così le dimensioni di quella tragedia: “Un quarto della popolazione delle campagne, uomini, donne e bambini giaceva morto o morente, e tutti gli altri si trovavano in diversi stadi di indebolimento, così da non poter seppellire i propri parenti o i vicini di casa”.

Nel marzo 2008, il parlamento dell'Ucraina e 19 nazioni indipendenti hanno riconosciuto come atti di genocidio le azioni del governo sovietico nell'Ucraina dei primi anni Trenta. In precedenza, una dichiarazione congiunta dell'ONU nel 2003 aveva definito la carestia come risultato di politiche e azioni “crudeli” che provocarono la morte di milioni di persone. Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità.

Don Augustyn Babiak da Vita Trentina

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