La spiritualità serve a preservare il Pianeta?

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Foto: Ioana Ye da Unsplash.com

“Prega che non faccia così caldo.” “Se va avanti così, bisogna fare la danza della pioggia!” “Dio mio, speriamo che nevichi.” Sono frasi che sentiamo spesso. Un po’ perché parlare del tempo ci piace, occupa silenzi scomodi, apre dibattiti che spaziano dagli hobby praticabili a seconda del meteo a “non ci sono più le stagioni di una volta”. Ma un po’ anche perché, forse, a questo si è ormai ridotto il rapporto tra spiritualità e natura: scongiuri per previsioni che soddisfino i nostri bisogni, invocazioni agli dèi del cielo perché non rovinino una festa, preghiere alzate dall’individualismo che vorrebbe una natura programmabile a seconda delle nostre esigenze.

Eppure una domanda resta importante, anche se ce la poniamo sempre meno o, quando qualcuno se la pone, lo fa spesso in sintonia con la propria confessione religiosa e in distonia con quelle altrui. Come si connettono i valori al clima? Quale spiritualità anima il nostro rapporto con l’ambiente naturale?

Se lo sono chiesti all’Università di San Antonio in Texas i ricercatori guidati dalla dott.ssa Jessica Eise, che hanno condotto una serie di interviste a persone che si definiscono “spirituali ma non religiose”: un tratto comune emerso nelle risposte è la priorità condivisa data alla natura e all’ambiente, indipendentemente da quanto i sistemi di credenze e riferimenti culturali dei coinvolti fossero diversi.

Oggi gli adulti americani che si identificano come “spirituali”, a prescindere da qualsiasi identità specifica, rappresentano il 27% della popolazione e questo ha spinto il team della dott.ssa Eise a chiedersi se questo possa influenzare positivamente la promozione dell’azione per arginare il riscaldamento globale. L’intuizione che ha avviato la ricerca si basa sul fatto che, negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, questa percentuale era appena intorno al 2/3%: gli americani senza una specifica affiliazione religiosa sono decisamente aumentati e comprendere questo trend sociale che interessa una buona percentuale della collettività implica un’attenzione a valori che non dipendono dalle confessioni e che pongono l’enfasi su questioni comuni e trasversali.

Ad esempio, persone drasticamente diverse hanno scelto parole simili per descrivere i propri riferimenti etici e morali: “Se esiste un Dio, allora dovrei vivere la mia vita con amore, compassione, empatia e tolleranza” ha risposto uno dei partecipanti. “E se non esiste un Dio, dovrei vivere la mia vita con amore, compassione, empatia e tolleranza. Quindi, di fatto non importa.” Il forte legame con la natura, la Terra e le altre persone viene descritto nel paper accademico come “un’enfasi pervasiva e una certezza che tutte le creature viventi siano interconnesse”. Il lavoro, al quale ha collaborato anche la dott.ssa Meghana Rawat della Utah Valley University e che è stato pubblicato sulla rivista Public Relations Review, mette in luce che l’85% degli intervistati ha dichiarato come le proprie convinzioni spirituali influenzino vite e comportamenti, la visione stessa del mondo e i candidati politici che scelgono di votare. Molti hanno affermato di sentire che la propria spiritualità dà forma alla propria identità, costituita da lavoro, relazioni, interazioni con gli animali, le piante, l’ambiente. “Il giardino è la mia chiesa” ha detto una delle partecipanti.

Una crescente popolazione che coltiva una profonda spiritualità senza affiliazione religiosa rappresenta secondo i risultati della ricerca una chiave demografica in termini di possibili azioni a favore del contenimento del cambiamento climatico. D’altro canto, molte delle persone intervistate hanno confessato di sentirsi ampiamente ignorate o fraintese sia dai media che da altri credenti che li considerano come “fuori dal dibattito”. Forti legami tra la spiritualità e l’ambientalismo sono esistiti da millenni e ancora esistono in molte culture e gruppi nel mondo, anche se la narrazione prevalente e occidentale ha generalmente – e piuttosto severamente – rimosso la propria spiritualità, l’etica e la morale dalle questioni scientifiche, tra cui la tutela dell’ambiente.

Ecco perché questo filone di ricerca va sicuramente approfondito e ampliato, per mappare in maniera più dettagliata altre regioni e culture (per ora lo studio ha coinvolto persone di due città del Midwest americano). “I messaggi di carattere etico e spirituale che incoraggiano la connessione gli uni con gli altri e con l’ambiente hanno un grande potenziale rispetto al profondo cambiamento che ci è richiesto per proteggere il Pianeta” ha dichiarato Eise. 

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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