Eritrea: continuano le violazioni, cresce tensione con Etiopia

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Per domani 9 dicembre il "Coordinamento delle Associazioni Civiche Eritree in Europa" ha indetto una manifestazione a Bruxelles di fronte alla sede della Commissione Europea per richiamare all'attenzione la comunità europea sull'attuale situazione politica in Eritrea. Un recente rapporto di Amnesty International riferisce di 44 casi di persecuzione religiosa e denuncia un aumento delle violazioni del diritto alla libertà di religione, di opinione e di coscienza: nel corso del 2005, il governo ha ulteriormente inasprito la repressione nei confronti delle minoranze religiose. "Tutte le persone detenute a causa della loro fede religiosa devono essere rilasciate immediatamente. La situazione è critica e Amnesty International è fortemente preoccupata per l'incolumità di centinaia di detenuti" - afferma il comunicato. I "dissidenti religiosi" sono abitualmente sottoposti a un metodo di tortura chiamato "l'elicottero": vengono legati mani e piedi dietro la schiena e tenuti in questa posizione per ore. Molti prigionieri sono in pessime condizioni di salute e non ricevono cure mediche adeguate. Il giro di vite, lanciato senza alcuna spiegazione nel 2003, fa parte di un generale disprezzo per i diritti umani da parte del governo del presidente Issayas Afewerki, in carica dal 1991, anno dell'indipendenza dell'Eritrea - conclude Amnesty.

E nei giorni scorsi il governo eritreo ha deciso l'espulsione degli osservatori Onu della Missione di osservazione del cessate il fuoco tra Eritrea ed Etiopia. "E' un ulteriore campanello di allarme" - commenta il sen. Francesco Martone, segretario della commissione diritti umani del Senato che chiede al governo italiano di avere il coraggio di portare la questione Eritrea all'attenzione dell'incontro tra l'Unione europea e i paesi Acp, in corso a Bruxelles fino al 9 dicembre. "Il governo italiano è stato finora completamente sordo agli allarmi lanciati dalla comunità eritrea in Italia e alle sollecitazioni del Senato che ha più volte chiesto chiarimenti, visti i cospicui interessi italiani in quel paese, circa l'atteggiamento di sostegno che il governo continua a mantenere verso un governo dittatoriale come quello del presidente Isaias Afworki, responsabile di pesantissime violazioni dei diritti umani" - commenta Martone. "Se
rapporti tra l'Europa e i paesi del sud del mondo non devono limitarsi agli scambi commerciali, è una buona occasione per legare le questioni economiche al rispetto dei diritti umani e della democrazia" - conclude il senatore che intende presentare su questo tema un'interrogazione parlamentare per chiedere al governo italiano di chiarire quali siano le ragioni del sostegno a un governo del tutto isolato dal resto della comunità internazionale.

Il regime di Asmara, che negli ultimi mesi ha più volte dimostrato la sua ostilità nei confronti della missione ONU in Etiopia ed Eritrea (UNMEE), non sembra voler cambiare rotta. Dopo aver imposto numerose limitazioni di movimento alle truppe delle Nazioni Unite, è arrivato in queste ore un provvedimento di espulsione per tutto il personale statunitense, canadese, europeo e russo presente nel piccolo stato africano. Una mossa che mette ancora una volta in difficoltà l'UNMEE, oramai ridotta a non poter più svolgere alcun ruolo di vigilanza sul territorio - riporta Warnews. Asmara risponde in questa maniera alla risoluzione approvata il 23 novembre scorso all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Il provvedimento mette in guardia Eritrea ed Etiopia dal commettere qualsiasi atto di ostilità lungo la frontiera. Una minaccia che, a questo punto, non sembra aver sortito gli effetti sperati.

"Con un'opposizione ridotta ai minimi termini a causa degli arresti dello scorso novembre, una società civile repressa e intimorita e una stampa sempre meno libera e indipendente, l'Etiopia percorre rapidamente la china di una pericolosa involuzione politica" - commenta Warnews. "Mentre Addis Abeba vive una fase di profonde difficoltà interne, si aggrava la crisi lungo la frontiera con l'Eritrea. I due paesi stanno ammassando da tempo truppe e armamenti lungo il confine. La tensione si è notevolmente innalzata, riaccendendo i timori per l'esplosione di un nuovo conflitto, dopo quello che tra 1998 e 2000 costò la vita a circa 70.000 persone. [GB]

Altre fonti: Warnews

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