Egitto: strage di Copti al Cairo

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Almeno 24 morti e 216 feriti. E’ questo il bilancio di sangue degli scontri tra dimostranti ed Esercito divampati ieri nel centro del Cairo. Gli scontri di piazza più gravi dalla rivoluzione di gennaio contro l’ex raìs Hosni Mubarak. Vittime della repressione dell’Esercito – ma pare anche di attacchi violenti, com molotov e pietre, di sostenitori dell’ex regime – sono stati i cristiani copti che avevano organizzato una manifestazione davanti alla sede della televisione di stato a Maspero, a poche centinaia di metri da piazza Tahrir, per denunciare le discriminazioni che continuano a subire nel «nuovo Egitto». Tra i morti ci sarebbero almeno due militari.

Ma rischia di essere persino più grave il bilancio per la stabilità interna dell’Egitto e per i rapporti tra le autorità e la minoranza cristiana (10% della popolazione) e tra musulmani e copti, mentre il paese si avvia verso le legislative del 28 novembre. Scontri tra musulmani e cristiani si sono registrato anche ad Alessandria. Il premier Essam Sharaf ha rivolto un appello alla calma e denunciato coloro che, a suo avviso, lavorano per spaccare la società egiziana. Ma i fatti dicono che l’Esercito, ben lontano ormai dalla fuzione di «protettore» svolta durante la rivolta contro Mubarak, ora fa capire di essere pronto a far uso del massimo della forza contro chi chiede la costruzione di un vero nuovo Egitto.

La tensione ieri è stata alta per tutto il giorno. I copti intendevano protestare in particolare per l’incendio di una chiesa avvenuto nella provincia di Assuan e per chiedere l’allontanamento del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed. La chiesa era stata data alle fiamme dopo che El-Sayyed aveva affermato che era stata costruita senza il permesso delle autorità: una dichiarazione che aveva dato il via libera agli estremisti musulmani che hanno dato alle fiamme l’edificio sacro.

II quartiere di Shubra – abitato in gran parte da copti e dal quale si è mosso il corteo che voleva raggiungere il palazzo Maspero - perciò è stato blindato da soldati e polizia militare. Proprio all’uscita di Shubra, secondo testimoni, i copti in marcia sono stati attaccati con bottiglie molotov, lanci di pietre e forse armi da fuoco da teppisti e dalla «baltageya», i fedelissimi dell’ex presidente Mubarak, contrari alle trasformazioni e al soldo dei controrivoluzionari. I copti avrebbero reagito ma sono stati circondati dai poliziotti che avrebbero sparato in aria per disperderli e lanciato un gran numero di lacrimogeni.

Le violenze si sono intensificate quando un corteo di manifestanti di almeno 2mila persone, all’improvviso, si è diretto verso la sede della televisione di stato, oggetto di continue critiche. I militari hanno reagito subito con la forza al primo lancio di pietre, sulla base delle disposizioni ricevute dal Consiglio supremo delle Forze Armate – che ha assunto la guida del Paese dopo le dimissioni di Mubarak – deciso ad usare il “pugno di ferro” contro coloro che incitano alle violenze interconfessionali, dopo che a maggio scontri fra copti e musulmani avevano causato diversi morti.

Da parte sua il governo Sharaf, venendo incontro parzialmente alle richieste dei cristiani, ha annunciato di voler varare una legge di revoca delle restrizioni in vigore per la costruzione di nuove chiese abolendo quella che risale ai tempi dell’Impero Ottomano, quando i cristiani dovevano ottenere un’autorizzazione per la costruzione, riparazione o restauro di una chiesa, al contrario di quanto accadeva per le moschee. Ma i nodi sono tanti e non verranno sciolti sino a quando i militari non lasceranno il potere soltanto alle autorità civili.

Da Nena News

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