www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Religione/Don-Aldo-prete-partigiano-combattente-costruttore-di-pace-163930
Don Aldo: prete, partigiano, combattente, costruttore di pace
Religione
Stampa
Domenica 19 febbraio ci ha lasciati don Aldo Benevelli, uno dei padri della cooperazione italiana, fondatore nel 1966 dell’ong LVIA – Associazione Internazionale Volontari Laici, e cofondatore nel 1972 di FOCSIV, federazione di Ong di ispirazione cristiana. Questa sua attenzione lo portò a diventare uno dei promotori della prima legge sulla cooperazione internazionale. Negli anni Settanta svolse attività sociali nelle carceri di Cuneo e Fossano; in risposta alla crescente immigrazione dal Sud del Paese si inventò le scuole serali per i lavoratori, la mensa degli operai, le colonie per i loro figli. Nel 1980 fondò l’Università Internazionale della pace “Giorgio La Pira”, di cui era ancora presidente onorario.
È stata una lunga vita la sua, 93 anni, una vita nella quale ha fatto moltissimo tenendo come punto di partenza la sua Cuneo, dove doveva essere uno degli ultimi fucilati dai nazisti se non fosse riuscito a fuggire quando già condannato dalla Gestapo.
Non è semplice descriverlo con delle etichette. È stato prete, partigiano, combattente e pacifista ma soprattutto ha saputo portare una visione nuova di società, dove il volontariato è motore di giustizia e spazio concreto di espressione dei valori cattolici. È stato in tal senso profetico e precursore di quel grande cambiamento che nella Chiesa rappresentò l’Enciclica “Populorum Progressio” del 1967, dove Paolo VI definì la dottrina sociale della Chiesa.
Con don Aldo Benevelli, sacerdote originario di Monforte d’Alba, nel 1965 nacque nel cuneese una comunità spontanea di giovani che s’incontravano per capire come operare per prestare servizio là dove ce n’era più bisogno. Da queste radici prese vita l’associazione LVIA.
In una conversazione che ho avuto con don Aldo nell’ufficio di LVIA a Cuneo nel 2013, raccontava: «Eravamo alla vigilia del Concilio Vaticano II e noi come giovani cattolici friggevamo, eravamo in fermento, eravamo come un’alba in attesa. A quell’epoca ci ritrovavamo spesso con un gruppo di studenti, di operai e professionisti con un impegno sabato-domenicale per discutere insieme di una Chiesa più aggiornata e impegnata. Da questo fermento ho sognato di mobilitare il giovane mondo operaio, e non solo, cuneese. Il nascente gruppo LVIA era figlio di questo clima conciliare e a noi interessava il rinnovamento del cristiano come uomo che sta vicino all’uomo. Nasceva a Cuneo un gruppo di giovani eterogeneo, cattolici, laici, provenienti dal mondo del sindacato e dell’università, ma con uno sguardo sul mondo basato sui medesimi valori».
Per capire il fermento di quegli anni, ho raccolto qualche testimonianza di chi ha vissuto con don Aldo la nascita di LVIA. Riccardo Botta, all’epoca ventenne partecipava al gruppo guidato da don Benevelli. È poi partito come volontario LVIA in Burkina Faso nel 1972. Racconta: «Alla fine degli anni sessanta, don Aldo stava catalizzando l’attenzione dei media locali per le sue iniziative, un po’ strane, un po’ innovative e stava avendo un’audience soprattutto al di fuori della sua chiesa istituzionale. Adoperava termini strani (cooperazione, solidarietà, giustizia, comunità), seguiva la teologia della liberazione, parlava di “no alla guerra e alla violenza”. Era un po’ gandhiano, un po’ guevarista, ma soprattutto era un testimone cristiano. Ebbe l’intuizione di parlare chiaro in difesa dei poveri e del mondo degli ultimi, di portare all’attenzione del mondo occidentale il cosiddetto terzo mondo. Per questo lo seguimmo in molti in quegli anni, disposti ad abbandonare lavoro, fidanzate, famiglie e carriera, per raccogliere il suo messaggio, la sua lotta per la giustizia».
Questo impegno continua tutt’ora ed è in evoluzione perché il mondo cambia. A questo proposito, Don Aldo Benevelli in occasione del 50ennale di LVIA, celebrato l’anno scorso, dedicò un augurio speciale: «Oggi occorre coinvolgere i cittadini italiani ed europei per una rinnovata cultura della cooperazione internazionale, basata sull’integrazione e la pace. Occorre il protagonismo di tutti, soprattutto dei giovani, per non sprecare l’enorme patrimonio umano fatto di opere, errori, metodi e per camminare più responsabili e sereni sugli incerti sentieri futuri. È d’obbligo un mio fraterno grazie a quanti hanno faticato e prodotto. Ora vogliamo riprendere periodici e puntuali incontri per riesaminare il passato e studiare un programma ricco e realista per il futuro. Questo è il mio augurio a LVIA in questo importante anniversario».
Sono tante le manifestazioni di solidarietà in questi giorni, come ad esempio la proclamazione del lutto cittadino con cui la Città di Cuneo ha voluto onorare la memoria di don Aldo Benevelli. Concludo quindi con le parole di Ezio Elia, attuale presidente di LVIA «Con questo arrivederci ti assicuriamo, don Aldo, che il servizio di pace LVIA continuerà ad impegnarsi per produrre frutti di giustizia».
Lia Curcio