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Battiato, tra ricerca della trascendenza e impegno politico
Religione
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Il guru della canzone italiana è tornato con un disco all’insegna della trascendenza e ricco di riferimenti colti e spirituali. Parliamo naturalmente di Franco Battiato, uno dei più importanti artisti italiani che come pochi ha saputo influenzare il corso della musica leggera in Italia. “Apriti Sesamo” (2012) chiarisce fin dal titolo il bisogno di ampliare gli orizzonti del sentire e sia nei testi che nelle musiche si rivela uno dei lavori più ispirati del musicista catanese.
Lo stesso Battiato ha sottolineato la felice ispirazione che ha caratterizzato la lavorazione del disco, per il quale si è avvalso della collaborazione ormai ultraventennale col filosofo Manlio Sgalambro. “In sede compositiva lavoriamo solitamente a quattro mani con alcune eccezioni come nel caso di “Il mantello e la spiga”, scritta interamente da Manlio per l’album “Gommalacca” (1998), e “Testamento” il cui testo è invece tutto farina del mio sacco dal momento che Sgalambro è ateo”. E proprio “Testamento” risulta uno degli episodi più significativi dell’ultimo album, in cui Battiato affronta esplicitamente il tema della reincarnazione. “Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione…noi non siamo mai morti e non siamo mai nati” recita il testo e lo stesso autore spiega: “noi pensiamo a torto di essere permanenti nella consolante illusione che siano sempre gli altri a morire, mentre in realtà siamo sempre nuovi all’esperienza della vita”.
Lo stesso tema ritorna in “Eri con me” quando il maestro siciliano canta: “Ciò che deve accadere accadrà, qualunque cosa facciamo per evitarlo, ciò che deve accadere accadrà perché è già accaduto…” e ancora “Viviamo nell’impermanenza, nell’incertezza della vita condizionata, ma ci ricorderemo di noi segretamente. Arriverà il giorno atteso a schiudere gli impediti passaggi, prepariamoci a nuove esistenze...”. Pescando a ritroso nella sua discografia davvero innumerevoli sono gli esempi in cui i testi inneggiano alla trascendenza, basti pensare alla celeberrima “E ti vengo a cercare” ma anche a canzoni come “Nomadi”, “L’ombra della luce”, “Lode all’inviolato”, “Fisiognomica”, “Mesopotamia” e “L’oceano di silenzio”.
Tornando al presente il singolo “Passacaglia” racchiude denuncia e spiritualità nelle parole “viviamo in un mondo orribile…la gente è crudele e spesso infedele, nessun si vergogna di dire menzogna”, testo ispirato alla composizione classica “Passacaglia della vita” del sacerdote seicentesco Stefano Landi. “Che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro? – si interroga Battiato in “Inneres Auge” (2009) - la giustizia non è altro che una pubblica merce, di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente?” Un vero e proprio attacco frontale alla moderna classe politica nei cui confronti si fa ancora più esplicito coi versi: “…uno dice che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato? Non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?”. La violenza di certe strofe non è consueta nel cantautore siciliano che pure al malcostume italico ha dedicato nel 1991 un capolavoro di etica e poesia come “Povera patria”. Chi non ricorda il folgorante incipit di: “Povera patria schiacciata dagli abusi del potere di gente infame che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni questo paese è devastato dal dolore, ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore?”.
Forse un tale cambio di registro nei due brani è dettato dal fatto che più di vent’anni dopo nulla è veramente mutato e infatti Battiato ha deciso di scendere in campo in prima persona, accettando nel 2012 l’incarico di assessore alla cultura della regione Sicilia. Fa un po’ sorridere ripensare alle parole di “Up patriots to arms” (1980) in cui lo stesso sentenziava “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura…”. Ma è venuto il momento di fare sul serio ed evidentemente non si può più solo stare a guardare né a giudicare tanto che a una precisa domanda sul tema Battiato ha sbottato: “È veramente difficile iniziare a lavorare perché l’amministrazione precedente ha rubato tutto quello che si poteva rubare. Ora sono in tour ma appena avrò finito comincerò a lavorare per la mia terra”.
Non è da tutti sporcarsi le mani nell’agone politico, in particolare fa effetto che a schierarsi in favore della cultura siciliana sia un uomo più portato alla speculazione filosofica e al misticismo. Gli fa però onore che per questo gravoso impegno non voglia alcuna retribuzione e comunque sia questo impegno diretto lascia ben sperare augurandoci, continuando a citare il suo manifesto etico: “che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature se avremo ancora un po’ da vivere...la primavera intanto tarda ad arrivare”.