Balcani: tra cordoglio, pentimenti e "pista bulgara"

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La notizia della morte di Papa Giovanni Paolo II ha avuto una larga eco sui media della Serbia e Montenegro: benché lo avesse desiderato, Giovanni Paolo II non fu mai invitato ufficialmente a Belgrado, ma nel corso degli anni ci sono stati dei progressivi avvicinamenti tra le due chiese ed oggi l'ortodossia serba lo ricorda come il Papa dell'ecumenismo - riporta da Podgorica Jadranka Gilic per Osservatorio sui Balcani. Cordoglio e rispetto per il Papa è stato espresso anche dai leader religiosi della Chiesa ortodossa serba (SPC). Il patriarca della SPC Pavle ha inviato un telegramma al Vaticano nel quale ha espresso "le più sentite condoglianze" a nome proprio e del suo sinodo. Il patriarca Pavle è anche andato alla nunziatura apostolica di Belgrado per firmare il registro delle condoglianze. Il registro è stato inaugurato, il 4 aprile scorso, dai messaggi del presidente serbo Boris Tadic e dal ministro degli esteri Vuk Draskovic.

Durante la sanguinosa guerra nei Balcani, negli anni novanta, le forze ultranazionalistiche serbe accusavano il Papa ed il Vaticano per la responsabilità negli eventi bellici nell'ex Jugoslavia. All'epoca il riconoscimento della Croazia da parte del Vaticano fu fortemente criticato, perché i Croati erano ancora visti come feroci nemici. Tuttavia, nonostante le accuse, il Papa aveva sempre mostrato una comprensione per il popolo serbo sotto il regime di Milosevic. Con il cambio del regime in Serbia e Montenegro è cambiato anche il rapporto col Papa e col Vaticano. I rapporti fra la Chiesa cattolica e il Patriarcato serbo sono in fase di miglioramento: meno di un anno fa, una delegazione della curia ortodossa aveva visitato il Vaticano. Oggi, tutti i leader politici del Paese stanno esprimendo cordoglio al Vaticano, mettendo in primo piano la forza morale del Pontefice di Roma e ricordando l'importanza del perdono, che il Papa aveva sempre richiesto dagli altri, ma che allo stesso tempo aveva sempre offerto a tutti.

Intanto i media bulgari si sono occupati di seguire anche le nuove polemiche sulla "pista bulgara" riguardanti l'attentato che il Papa subì nel 1981. Le autorità bulgare - che avevano molto lavorato nel 2002 affinché proprio la visita del Pontefice potesse finalmente cancellare quell'onta che ritenevano pesasse sull'immagine del proprio Paese - hanno reagito con indignazione riporta Tanya Mangalakova sempre per Osservatorio sui Balcani. Così ha fatto ad esempio lo scorso 1 aprile il Presidente Parvanov che ha dichiarato che "Lo stesso Papa, nella sua visita del 1981, aveva escluso quest'ipotesi ritenendola un'ingiustizia nei confronti del nostro Paese". Il Presidente bulgaro si è detto inoltre sorpreso che quest'ipotesi sia riemersa proprio due settimane prima della visita ufficiale del Presidente italiano Azeglio Ciampi a Sofia. "Il governo bulgaro considera chiusa la questione. Non vi è alcuna connessione tra la Bulgaria e l'attentato al Papa nel 1981" ha dichiarato ai media locali Germana Granchova, vice Ministro degli Esteri.

I media bulgari, riprendendo i colleghi italiani, hanno scritto che l'Italia riaprirà un'inchiesta in modo da venire in possesso dei documenti riservati delle autorità bulgare sulla questione. Secondo Metodi Andreev, in passato a capo della Commissione parlamentare sui dossier dei servizi segreti, vi sarebbero almeno un miglio di carteggi tra la STASI ed i servizi segreti bulgari. "Tra queste ve ne è una dove i servizi segreti bulgari richiedono alla STASI di fare tutto il possibile per provare l'estraneità della Bulgaria alla vicenda e per difendere i suoi agenti", ha ricordato Andreev. Questo, secondo i media bulgari, non proverebbe però nulla: la Bulgaria avrebbe solo richiesto l'aiuto della DDR per dimostrare la propria innocenza. Il portavoce del governo, Dimitar Tzonev, ha reso noto che tutti questi documenti sono a piena disposizione delle autorità italiane.

La polemica era partita da Berlino. Nei giorni scorsi i media internazionali avevano infatti riportato che alcuni documenti rinvenuti nell'archivio della STASI dimostrerebbero il coinvolgimento di quest'ultima e del KGB e della Bulgaria nell'attentato al Papa. Due dei principali quotidiani della Bulgara, Troud e 24 Chassa, riportano però smentite. "Non abbiamo e non abbiamo mai avuto documenti che rappresentino una prova del coinvolgimento di KGB, STASI o servizi segreti bulgari nell'attentato a Giovanni Paolo II" -ha dichiarato ai due quotidiani Christian Boos, portavoce della commissione che a Berlino si occupa del mantenimento dell'archivio della Stasi. [GB]

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