Aids. Il Papa apre. L’Europa chiude. L’Italia rallenta

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La notizia è dirompente. Dopo il card. Martini anche il Papa apre al profilattico (anche se con altri obiettivi di ordine morale). E fa parlare di Aids. Vi diamo i numeri: in un anno quasi 90 mila nuove infezioni in Europa e 2,7 milioni nel mondo, mentre in Italia le persone affette da Hiv sono circa 170.000. Questi alcuni dei dati sull'Aids, che tornano di attualità dopo l'apertura del Vaticano verso il profilattico, strumento da sempre considerato dagli esperti come una delle armi fondamentali nella lotta al virus. L'Aids si conferma una malattia a grande impatto sociale anche se inizia ad evidenziarsi un progressivo calo del trend di infezione sia negli adulti che nei bambini e diminuisce la letalità. Ma in questo processo vediamo che Stati Uniti e Cina aboliscono le barriere d’entrata ai sieropositivi mentre alcuni paesi d’Europa si ostinano a mantenere innalzati i muri.

Ma torniamo ai numeri: quasi 87mila persone in Europa hanno contratto l'Hiv nel 2006, circa 4 mila in Italia e oltre 2,7 milioni nel mondo durante il 2008. In totale si stima che nel nostro Continente oggi vivano 2,4 milioni di persone affette da Hiv/Aids, 33,4 milioni nel mondo e oltre 170 mila in Italia, in pratica 3 italiani ogni mille abitanti. In Italia, inoltre, si stima che circa un quarto delle persone Hiv-positive non sappia di essere infetto e che più della metà delle persone con una nuova diagnosi di Aids ignori la propria sieropositività.

La buona notizia è che diminuisce l’infezione: dal 2000 ad oggi sono diminuite del 17% le infezioni da Hiv. E' il principale dato emerso dal Rapporto su Hiv/Aids dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), presentato a Ginevra. Pur nella positività del trend, non si può comunque sottovalutare che il numero di nuovi contagi sia ancora molto forte. La lotta all'Hiv/Aids resta dunque aperta, affermano gli esperti, con due priorità: garantire a tutti l'accesso alle terapie e all'assistenza socio-sanitaria, e potenziare i programmi di prevenzione perché - avvisa l'Onu - in alcuni Paesi vi sono segnali di un rischio di crescita delle infezioni.

Ma arriviamo la problema. Per le persone sieropositive, viaggiare, soggiornare in un paese straniero, iniziare percorsi di studio o di lavoro, possono essere esperienze ostacolate da normative discriminatorie. Ci sono infatti numerosi paesi (anche in Europa), che applicano per legge restrizioni all’ingresso, alla permanenza o alla residenza in base allo stato sierologico di una persona.

Si tratta di restrizioni apertamente discriminatorie, prive di qualsiasi giustificazione sanitaria: rifiuto di concedere permessi di residenza, di lavoro o di studio, minaccia di espulsione, obbligo di sottoporsi al test di sieropositività. Tale comportamento discriminatorio genera disinformazione riguardo alla reale possibilità di contagio e diffusione dell’HIV e alimenta stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone affette dal virus.

Gli Stati che adottano la normativa si giustificano con un’esigenza di tutela della salute pubblica, senza considerare che il virus dell’HIV è meno contagioso di numerose altre malattie, alimentando così ulteriore discriminazione sociale delle persone sieropositive. La campagna contro le Porte chiuse in Europa chiede ai Paesi Europei di adottare la stessa linea di Stati Uniti e Cina, che hanno di recente deciso di abolire i loro divieti, dimostrandosi rispettosi dei diritti dei cittadini sieropositivi.

Sono ben 16 i Paesi della Regione europea (come definita dall'Organizzazione mondiale della Sanità) che ancora applicano restrizioni in ingresso e permanenza alle persone sieropositive, restrizioni discriminanti e prive di alcuna plausibilità sanitaria.

Mentre il mondo sembra finalmente andare in un'altra direzione è necessario che continui la pressione internazionale sui Paesi che impediscono alle persone sieropositive di viaggiare, studiare, lavorare sul proprio territorio. La Lila si unisce perciò all'appello lanciato dall' Hiv/Aids Civil Society Forum, di cui fa parte, in difesa dei diritti dei cittadini sieropositivi affinché anche questi muri vengano abbattuti.

A proposito di muri, il muro della prevenzione sta per essere abbattuto. È in arrivo la pillola preventiva che diminuisce i rischi di contagio. Il medicinale è il prodotto della miscela di altri due principi attivi. Nei test su un campione di popolazione maschile a rischio, la sua assunzione quotidiana s’ è dimostrata in grado di far crollare del 44% i casi di malattia e del 70% le probabilità di infezione. Mentre per Obama siamo all'inizio di una nuova era nella prevenzione il direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanita', Stefano Vella, plaude ai risultati ma avverte il Bel Paese di non abbassare la guardia nella lotta al virus Hiv. Certo, Da noi la ricerca è sostenuta dal 5 x 1000. O da ciò che ne rimane.

Fabio Pipinato

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