www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Popoli-minacciati/Tibet-45-anni-dalla-sollevazione-popolare-in-Tibet-66177
Tibet: 45 anni dalla sollevazione popolare in Tibet
Popoli minacciati
Stampa
In occasione del 45mo anniversario della sollevazione popolare in Tibet contro l'occupazione cinese (10 marzo 1959), l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) denuncia Pechino di proseguire nella distruzione della lingua, cultura e identità tibetane.
"Se nel 1959 si usavano le armi per uccidere le persone e la loro cultura, oggi si preferisce dislocare decine di migliaia di Cinesi Han in Tibet ed emarginare in questo modo la lingua e cultura tibetane" - sottolinea l'APM. "Nelle scuole e nella vita pubblica del Tibet - denuncia l'associazione - l'uso della lingua tibetana è sistematicamente e progressivamente sempre più ridotto a favore del cinese. Con la perdita della propria lingua i Tibetani rischiano di perdere anche la loro cultura tradizionale".
Con la stessa intensità continuano anche le persecuzioni politiche. La liberazione della monaca tibetana Phuntsog Nyidrol, avvenuta il 26 febbraio 2004 dopo 15 anni di carcere, non basta secondo l'APM come segnale per un ipotetico miglioramento del rispetto dei diritti umani. Se infatti verso la fine degli anni '90 il numero dei prigionieri politici era diminuito, negli scorsi tre anni sono invece nuovamente in aumento gli arresti politici, soprattutto nella provincia di Sichuan. Sono almeno 144 i prigionieri politici di cui si conosce l'identità, e solo in agosto 2003 sono stati condannati cinque monaci buddisti, un insegnante e un'altra persona tibetana a pene detentive tra uno e dodici anni per proteste contro l'occupazione cinese.
L'associazione Italia-Tibet in occasione del 45mo anniversario dell'insurrezione di Lhasa organizza un presidio davanti al Consolato della Repubblica Popolare Cinese a Milano. Con questa manifestazione pacifica si intende ricordare l'insurrezione popolare del 10 marzo 1959; chiedere la prosecuzione del dialogo, senza alcuna precondizione, tra Pechino e i rappresentanti del Dalai Lama; chiedere ai rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese il rispetto dei diritti umani e dell'identità storica e culturale del popolo tibetano ed infine chiedere la liberazione dei prigionieri politici rinchiusi nelle carceri cinesi. [DS]
Altre fonti: APM; Associazione Italia-Tibet.