Speciale Myanmar: il giallo della Danieli

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Foto:  Zuyet Awarmatik da Unsplash

Forse oggi, quando l’associazione Italia-Birmania Insieme avrà un’audizione in Senato ne sapremo di più ma per ora è nebbia. C’è infatti un piccolo giallo che riguarda un’importante azienda italiana che opera in Myanmar da diversi anni e che sembrerebbe aver chiuso le attività dopo il golpe per riaprirle registrando nuovamente lo stesso brand. Un giallo perché guardando le fonti aperte, risultano in effetti due indirizzi a Yangon (Aye Yeik Thar 1 Street e Pyi Thar Yar St) che sono distanti una passeggiata di 15 minuti a piedi nel centro dell’ex capitale. Il mistero si infittisce quando chiediamo lumi all’azienda – la Danieli – che ci risponde laconicamente che a breve fornirà un chiarimento. Mai arrivato. Il giallo aumenta guardano la lista Danieli delle sue sussidiarie in Asia: nessuna sede risulta in Myanmar.

La Danieli, colosso nazionale dell’ingegneria, della robotica e del settore minerario è una multinazionale con sede a Buttrio (Friuli) ed è una delle leader mondiali nella produzione di impianti siderurgici. Con qualche miliardo di fatturato, quotata in borsa, è una società che non nasconde la velleità di posizionarsi tra le prime aziende italiane del settore: Giacomo Mareschi, Chief Executive Officer del gruppo, nell’ottobre del 2021 aveva dichiarato che, con un utile di oltre 80 milioni nell’anno, puntava a un fatturato «di 4 miliardi entro due».

Il fatto è che ci sono una serie di strane coincidenze su cui sarebbe stato utile avere chiarimenti dall’azienda. A fine agosto 2021, a sette mesi dal golpe militare di febbraio, il capo dell’esercito e del governo generale Min Aung Hlaing annuncia la riapertura dell’acciaieria Myingyan. Circa un mese dopo, il 24 settembre, pur avendo già una filiale in Myanmar, Danieli registra una nuova società estera nel Paese con un nome che poco si discosta dal brand della vecchia (che sembrerebbe inattiva essendo il Myanmar sottoposto a sanzioni). Qui sta l’interrogativo. È insolito per un’azienda già registrata tirarne in piedi un’altra nello stesso posto. Le voci raccolte tra la dissidenza birmana sostengono che il governo militare non possa aprire l’acciaieria di Myingyan senza l’assistenza di Danieli, che possiederebbe competenze e attrezzature nel sito in questione...

Segue su: Atlanteguerre.it

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