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Regione andina: no dei popoli indigeni all'etnocidio
Popoli minacciati
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"Il popolo indigeno Motilon Bari è un esempio di resistenza perché non si è fatto annientare dalla violenza dei paramilitari ma oggi deve duramente affrontare la seconda fase di una strategia dello Stato colombiano che vuole esplorare e sfruttare le risorse naturali della regione nord-orientale": le parole della giovane avvocata Melissa Ballesteros Rodriguez, insieme alla collega Judith Maldonado Modica intervenute giovedì 26 maggio a Milano nell'ambito di un convegno organizzato alla Camera del Lavoro dall'Osservatorio Indipendente sulla Regione Andina SELVAS e dall'Associazione "Rayos de sol", sintetizzano il grido dei popoli indigeni della regione Andina che non si arrendono all'etnocidio provocato da precisi interessi economici.
"E' una zona economicamente strategica per la sua vicinanza alla frontiera con il Venezuela, ricca di risorse naturali come petrolio, uranio, magnesio, che sono particolarmente apprezzati dagli USA. Dal 1930 al 1960 lo Stato colombiano ha facilitato l'accesso di queste terre attorno a Catacumbo alle imprese petrolifere TEXACO e MOBIL, attraverso la concessione Barco. Il popolo indigeno Motilon Bari ha cercato di difendersi con arco e frecce di fronte alla repressione dello Stato che ha fatto uso di bombardamenti sulla comunità indigena, lanciando sale avvelenato e inquinando i fiumi, recintando gli spazi con cavi di alta tensione. A causa di questa politica neo-colonialista furono ridotte notevolmente le terre degli indios che dai 4000 membri presenti nel 1930, furono decimati fino a solo 470 rimaste nel 1960, cifre inquietanti di un autentico ENTOCIDIO⅀", l'avvocata Melissa fa emergere il coraggio e la determinazione nella sua denuncia, malgrado la sua giovane età⅀
Oggi sono aumentati a 3.129 indigeni raggruppati in 417 famiglia dell'etnia millenaria della famiglia ARAWAK, composta da 23 comunità che abitano la grande valle del fiume Catatumbo, nella regione del Nord de Santander. "Il popolo indigeno Motilon Bari manifesta che continuerà la difesa dei loro territori e della sua identità culturale e si oppone e rifiuta qualsiasi intervento dell'impresa ECOPETROL di sfruttare ed esplorare il territorio che comprende 2 proprietà collettiva denominate resguardos, una riserva forestale per la protezione della biodiversità e il Parco Naturale Nazionale "Catatumbo Bari" aggrega Judith Maldonado Modica, presidente del collettivo di avvocati "Carlos Perez".
Quali le cause? "Gli indigeni vi risponderebbero che hanno vissuto una storia ancestrale dove hanno provato sulla loro pelle l'aggressione, la mancanza di rispetto per la sete del petrolio e della realizzazione di mega-progetti che hanno provocato tristezza, desplazamiento, la violazione dei diritti umani e culturali per l'affanno della ricchezza e del supposto "progresso" che ha lasciato solo povertà e miseria e la distruzione dell'ambiente.
Questa violenza si somma ai numerosi massacri (che hanno provocato la morte di 4,000 contadini ma sono stati recuperati solo 800 corpi) operati dai paramilitari attraverso anche gli assassinati selettivi di leader dei movimenti sociali della regione, attraverso torture, minacce, scompari e desplazamiento di 50,000 persone, in maggioranza contadini, a Santander e Cucuta. I contadini e gli indigeni - in maggioranza analfabeti, vivono nella zona coltivando prodotti di consumo familiare e per la commercializzazione ma anche coltivazioni ad uso illecito. La guerriglia è rimasta per 35 anni. La popolazione ha dovuto affrontare due grandi incursioni dei paramilitari: del 29 maggio 1999 e il desplazamiento massiccio del 27 dicembre 2001".
Il racconto delle due avvocate colombiane mantiene acceso l'interesse della platea ma punta il dito sui responsabili affermando la preoccupazione che il "Governo della Colombia voglia facilitare ai paramilitari, gli oppressori protagonisti di questa dinamica di violenza, un processo di negoziazione che significa impunità e perdono attraverso la legge "giustizia e riconciliazione" che permetterebbe il ritorno alla vita civile dei paramilitari che al massimo riceverebbero 6 anni di pena malgrado massacri di lesa umanità⅀. Questo nuovo processo di smobilitazione dei paramilitari nel Catacumbo, iniziato il 12 dicembre 2004 interessa le zone del CAMPO 2, localizzato a soli 40 minuti da TIBU, municipio principale dove vivono i Motilon Bari".
Questi paramilitari ricevono finanziamenti anche dalla Comunità Europea attraverso i "Laboratori di Pace" come denunciato nel forum di Cartagena nel febbraio di quest'anno, per non parlare del Plan Colombia...
Melissa Ballesteros Rodriguez conclude la serata citando "l'impegno dei popoli indigeni che nel loro piano di vita vogliono recuperare il loro territorio, per garantire la sopravvivenza di una cultura ancestrale perché dal passato hanno imparato che sono stati capaci di superare le difficoltà e possiedono le capacità per continuare a resistere, per proteggere la natura che considerano la loro Madre Terra. Per questo offriamo consulenza e appoggio giuridico ai popoli indigeni ma anche garantiamo assistenza ai desplazados, stiamo preparando un'indagine in merito che stiamo pubblicando con il Banco di dati sulla violenza politica in Colombia "Noche y Niebla", editato dal Centro gesuita CINEP, stiamo preparando anche un lavoro per fare memoria e ricordare il debito ecologico e sociale provocato dall'estinzione del popolo indigeno JARIGUIES nel trentennio 1930-1960 attraverso la concessione Mares. Per realizzare tutto ciò ci appelliamo alla solidarietà internazionale".
La denuncia dell'Amazzonia dell'Ecuador
Anche dall'Amazzonia ecuadoriana giunge la denuncia delle donne Huaorani hanno partecipato recentemente alla IV sessione del Foro Permanente per le questioni indigene delle Nazioni Unite, attraverso la presenza della lider Alicia Cahuya, intervenuta a Ginevra il 18 maggio scorso: "Rappresento le donne Huaorani, organizzate il 32 comunità della selva amazzonica dell'Ecuador dove siamo un popolo di 2,500 persone, vivendo nel nostro territorio ancestrale con una estensione di 672,000 ettari. Nei nostri boschi ci consideriamo ricchi. Abbiamo cibo, medicine e tutto quello che abbiamo bisogno per vivere bene con dignità. Prima con il contatto con la cosiddetta civilizzazione, non conoscevamo la povertà. Quando i nostri territori vengono invasi dalle compagnie petrolifere e del legname, ci distruggono il bosco e l'acqua. Il nostro cibo diventa contaminato, i nostri figli si ammalano, le imprese rubano le nostre risorse e noi rimaniamo poveri.
Le compagnie petrolifere PETROBRAS (Brasile), REPSOL (Spagna), TEXACO (Usa), Encana, AGIP (Italia) possiedono concessioni per esplorare e sfruttare petrolio nel nostro territorio, entrano con i missionari e i militari, mettendo in pericolo la vita di tutti gli Huaorani e il bosco che ci dà vita. Fino a pochi anni fa il popolo indigeno Tagaeri è stato sterminato dalla compagnia CHEVRON-TEXACO. Il popolo Taromenani corre il maggior rischio visto che ha scelto di continuare a rimanere nel bosco senza contatto con i bianchi.
La settimana scorsa, la compagnia brasiliana PETROBRAS ha iniziato a costruire una strada nel Parco Nazionale YASUNI, anch'esso parte del nostro territorio.Questa strada rappresenta una minaccia non solo per noi, ma anche per i fratelli TAROMENANI, anche loro vivono senza contatti con i bianchi. Hanno diritto a continuare a vivere in armonia con la Madre Terra, curando gli animali della selva, preservando la loro libertà di movimento senza essere disturbati da nessuno⅀
Per noi la selva è sacra. L'unica maniera per eliminare la povertà è rispettare i nostri diritti. Per queste ragioni sollecitiamo che il Foro Permanente delle Nazioni Unite raccomandi al Governo Ecuadoriano che:
- controlli questi contratti di sfruttamento ed esplorazione perché sono incostituzionali e violano i nostri diritti, particolarmente i diritti collettivi riconosciuti nella Costituzione Ecuadoriana.
- che disponga il blocco immediato di queste azioni.
- che si organizzi una visita del Relatore Speciale ONU dei Diritti Indigeni.
- che si obblighi il governo ecuadoriano affinché compia con tutte le convenzioni internazionali sottoscritte.
- che si appoggi il Popolo Huaorani per ottenere la riparazione ambientale e sociale per i danni causati dalla compagnia Texano.
- si deve stabilire una moratoria dell'esplorazione e sfruttamento del petrolio per la durata di dieci anni nei territori indigeni per assicurare che il nostro diritto alla auto-determinazione sia rispettato."
Cristiano Morsolin
Osservatorio Indipendente sulla regione Andina SELVAS