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Popoli indigeni: rivendicazioni delle terre in Cile e Brasile
Popoli minacciati
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In Cile gli indiani Mapuche hanno deciso di creare un proprio parlamento rappresentativo che permetta di rivendicare con maggior forza l'implementazione dei diritti umani e civili della loro comunità.
La decisione presa recentemente dagli indiani Mapuche del Cile è il risultato del congresso "Per l'unità del popolo Mapuche" tenutosi a Lota, cittadina cilena. Il congresso, patrocinato dall'Associazione per i Popoli Minacciati (APM), ha riunito 258 delegati delle varie comunità Mapuche con l'obiettivo di trovare forme efficaci di lotta per la restituzione delle loro terre espropriate durante la dittatura di Pinochet (1973 -1990). I Mapuche rivendicano pacificamente le terre dei loro antenati ma sono stati e tuttora sono soggetti alla persecuzione della polizia e spesso devono scontare lunghe pene detentive erogate in base alla legge sulla sicurezza interna, introdotta durante la dittatura e mai abrogata. Ora, attraverso la creazione di questo organo rappresentativo, sperano di riuscire ad esercitare la giusta pressione sul governo cileno affinché le terre siano loro restituite e la cultura e l'identità Mapuche venga rispettata.
Nel Nord Est del Brasile continuano le rivendicazioni - per molti versi simili a quelle dei Mapuche - da parte delle comunità indigene. Da molti anni gli indigeni Xucuru si battono per riottenere le terre loro spossessate dai fazendeiros. Sino ad ora avrebbero ottenuto la restituzione del 40% del territorio a loro sottratto, ma restano quotidiani i soprusi e le violenze nei loro confronti da parte della polizia e dei fazendeiros.
Intanto desta gravi preoccupazioni la decisione del ministro di giustizia brasiliano Marcio Thomaz Bastos di ridurre di 317mila ettari (circa il 17 per cento del totale) la Terra indigena Baù, situata nel comune di Altamira, nel sud dello Stato amazzonico di Pará sulla base di un presunto accordo tra indigeni Kaiap㳀s, proprietari delle terre, 'fazendeiros' e l'amministrazione del comune di Novo Progreso. "È un atto di estrema gravità che getta preoccupazione su ogni processo di demarcazione delle terre indigene nell'intero Paese" - dichiara una nota del Consiglio indigenista missionario (Cimi) del Brasile. Bastos avrebbe agito contro la Costituzione grazie al Decreto 1775 del 1996 - strumento giuridico varato dal governo di allora per superare l'ostacolo posto dalla Costituzione - che Lula, già in campagna elettorale, aveva promesso di abrogare. [DS]
Altre Fonti: Assocazione Popoli Minacciati, Coselho Indigenista Missionario.