Onu: stop alla Dichiarazione dei diritti popoli indigeni

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Forte delusione e disappunto da parte di numerose associazioni internazionali per il rinvio dell'approvazione della "Dichiarazione generale sui diritti dei popoli indigeni" da parte dell'Assemblea generale dell'Onu. Frutto di 24 anni di negoziati e discussioni all'ONU, il testo della dichiarazione aveva ottenuto nel corso della sua prima sessione lo scorso giugno, la raccomandazione di adozione da parte del neo eletto Consiglio Onu per i diritti umani. Ma è stata bloccata da un gruppo di stati africani guidati dalla Namibia e Botswana e sostenuti da Canada, Australia, Nuova Zelanda e Russia.

Amnesty International deplora la decisione e teme che il ritardo nell'approvazioni si tramuti in un "rinvio indefinito o peggio nell'elaborazione di un nuovo testo più debole". Un comunicato di Survival International afferma che "è estremamente deludente che l'adozione della dichiarazione sia stata nuovamente rinviata. I popoli indigeni attendono già da troppo tempo che i loro diritti siano riconosciuti. Tutti i paesi che si sono opposti hanno nei loro territori popoli che lottano per i loro diritti alla terra e all'autodeterminazione. Questi paesi dovrebbero vergognarsi".

Anche per l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) il rinvio dell'approvazione "costituisce un duro colpo per i circa 350 milioni di indigeni in tutto il mondo e un grave passo indietro nel lavoro a favore dei diritti umani delle popolazioni indigene". "Le Nazioni Unite hanno sprecato in modo sconsiderato un'importante opportunità per dare un segnale forte contro l'emarginazione e la discriminazione di circa 350 milioni di persone in tutto il mondo" - riporta un comunicato di APM. 87 stati hanno votato in favore della "non-active motion resolution" presentata dalla Namibia, mentre 67 Paesi hanno votato contro e 25 si sono astenuti. La Finlandia, a nome dell'Unione europea ha chiesto di non ritardare ulteriormente l'adozione, mentre gli USA, che avevano già dichiarato la loro forte perplessità a proposito della dichiarazione, si sono astenuti.

La bozza della "Dichiarazione generale sui diritti dei popoli indigeni" approfondisce in nove capitoli i molti diritti dei circa 5.000 popoli indigeni nel mondo. Tra le altre cose, la dichiarazione tratta il diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni, la loro partecipazione nelle istituzioni statali, il diritto alla loro nazionalità e il divieto di discriminazione. La Dichiarazione fissa anche la tutela dell'identità linguistica, culturale e spirituale e i diritti nei settori dell'educazione, della società e dell'economia. Particolarmente significative sono le disposizioni sui diritti terrieri delle popolazioni native e sull'usufrutto delle risorse naturali. La Dichiarazione infine fissa il diritto delle popolazioni native a partecipare a ogni decisione riguardante il loro futuro e il loro sviluppo.

Se sarà approvata, la Dichiarazione diventerà un punto di riferimento su cui potranno essere giudicate le azioni intraprese dai governi verso i popoli tribali. Benché non sia legalmente vincolante, la dichiarazione riconosce il diritto dei popoli indigeni alla loro terra e a decidere liberamente del proprio stile di vita. Stabilisce che i popoli indigeni debbano essere difesi dall'assimilazione forzata, dall'allontanamento coatto dalle loro terre e dalla distruzione della loro cultura. Tra le altre cose, sancisce che i popoli indigeni hanno diritto ad essere risarciti della violazione dei loro diritti, anche con restituzioni e indennizzi. L'approvazione della dichiarazione è stata rinviata a settembre 2007, ma si teme che questa proroga porti ad un indebolimento del testo. [GB]

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